Operazione Sud Pontino, la “filiale” di Gela
L’ortofrutta, ed il relativo business economico generato da un simile settore, hanno sempre fatto gola alle organizzazioni mafiose: l’ultima conferma proviene da un’operazione orchestrata dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli in connubio con la Squadra Mobile di Caserta. Una vera e propria congregazione trans-regionale del crimine organizzato, dai campani, Casalesi e Mallardo, ai siciliani, Santapaola ed Ercolano, passando, però, per ulteriori intermediari e sinapsi mafiose sparse sul territorio. Fra i punti di contatto anche Gela, assai vicina al nevralgico mercato ortofrutticolo di Vittoria, entità economica da 190 milioni di euro all’anno, alla base di parecchi contrasti tra cosche della zona. In questa operazione, priva di confini geografici ben definiti, sono stati coinvolti in tanti, in tutto 70 indagati, tra i quali tre operatori economici di Gela.
Tra gli ispiratori dell’azione investigativa un nome storico della mafia nissena, Carmelo Barbieri, nuovo collaboratore di giustizia, già braccio operativo del boss ergastolano, Giuseppe Madonia. Il suo racconto, a quanto sembra, non ha presentato alcuna sbavatura: parliamo, peraltro, di un uomo che conosce bene il settore e le strategie che in molti casi lo sorreggono. Barbieri, infatti, ha sposato la figlia di Carlo Domicoli, ucciso nel 1987 nel corso della sanguinaria guerra di mafia gelese, tra i pionieri del locale mercato ortofrutticolo, all’interno del quale prestò servizio l’attuale collaboratore. Egli stesso, nel ricostruire la strage del gennaio 1999 messa in atto all’interno di un impianto per la fornitura di benzina alle porte di Vittoria, la descrisse alla stregua di un tentativo di imporre, anche ai gruppi locali, il predominio gelese: i fratelli Emmanuello, infatti, erano intenzionati ad utilizzarlo quale testa di ponte necessaria per sfondare, metaforicamente, i cancelli del mercato ortofrutticolo vittoriese, al fine di far propri profitti decisamente elevati. Dalle sue confessioni, dunque, si è giunti agli arresti di ieri che, a Gela, hanno interessato Biagio Cocchiaro, Gianluca Costa e Giuseppe Antonio Domicoli. Il nome di spicco è, sicuramente, il primo, la “Gela Fruit srl”, gestita appunto dai fratelli Biagio e Giovanni Cocchiaro, rappresenta una consolidata realtà del settore, sorta per volontà del padre dei due imprenditori, Antonino, possiede ampi vigneti in contrada “Mignechi” ed uno stabilimento in contrada “Albano di Mungibi” sulla strada statale 117. Importanza ancor più evidente se si pensa che solo nel febbraio dello scorso anno, la “Gela Fruit srl”, accompagnata da un’ampia delegazione della Provincia Regionale di Caltanissetta, partecipava alla fiera berlinese, “Fruit Logistica 2009”.
Secondo gli inquirenti, Biagio Cocchiaro avrebbe avuto rapporti di fiducia con Costantino Pagano, proprietario della ditta, “La Paganese Trasporti”, sancendo, di fatto, l’unione, sul territorio nisseno, tra il clan dei Rinzivillo e quello dei Casalesi, entrambi assai radicati nell’area del mercato ortofrutticolo più grande d’Europa, il Mof di Fondi, perno essenziale dell’intera indagine. Un complesso meccanismo tutto volto a garantire una sorta di monopolio nel settore del trasporto dei prodotti ortofrutticoli: molto spesso, però, teso ad alterare, ovviamente verso l’alto, i prezzi finali dei prodotti. Al “gioco” avrebbero partecipato anche gli altri due indagati, gli autotrasportatori, Gianluca Costa e Giuseppe Antonio Domicoli, quest’ultimo regolarmente iscritto all’albo nazionale dei professionisti del settore. Insomma, uno schema perfettamente tracciato, sotto l’egida di più clan mafiosi, trasversalmente uniti, volto ad assicurare profitti a pochi e costi aggiuntivi a molti.
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