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«Qui sta nascendo una Calabria diversa»

Di Toni Mira (da L'Avvenire) il . Calabria

«È un segnale molto forte e positivo. Credo che quella degli immigrati possa essere una presenza importante sui beni confiscati. Da imitare in altre zone». Approva decisamente il prefetto Mario Morcone la scelta della cooperativa Valle del Marro di assumere tre immigrati feriti negli scontri di Rosarno. Ma non solo questo.

Prefetto, qual è stata la sua impressione dall’incontro con la cooperativa Valle del Marro?

«È stata una visita bella a una realtà importante. Ho visto in questi giovani e nel sacerdote che li guida, l’entusiasmo pulito di chi ama questa terra e vuole il suo riscatto. E vuole una Calabria diversa da quella rappresentata».

Cosa l’ha colpita particolarmente?

«L’impegno ma anche la capacità professionale. Non basta la solidarietà, infatti. Serve la convinzione che bisogna lavorare bene per essere sul mercato come seria e concreta attività economica. Se non si riesce a tenere alta la qualità non si riesce poi a vendere. Da questo primo incontro mi sembra di capire che questi giovani hanno imboccato la strada giusta».

Insomma un esempio da imitare…

«La loro è un’esperienza ripetibile. Buone pratiche da ripetere. Ma hanno bisogno di essere sostenuti, avere più terreni, completare le operazioni infrastrutturali. Noi li aiutaremo. Già la prossima settimana ci incontreremo nuovamente, carte alla mano».

Lei ha sentito da loro anche i problemi, soprattutto da parte della pubblica amministrazione.

«Si tratta, spesso, di ordinaria negligenza, e di ordinaria lentezza dei nostri processi. Ma l’Agenzia è nata proprio per evitare tutto questo. E io sono impegnato a realizzarlo nel modo migliore. Per questo sto andando in giro per incontrare le realtà come la cooperativa Valle del Marro».

Ci sono, però, anche gravi responsabilità omissive da parte dei sindaci che non aiutano queste realtà. Lei oggi le ha toccate con mano.

«Ce ne occuperemo. E comunque ricordo che non glielo prescrive il medico di fare il sindaco. Se non lo sanno fare se ne vadano».

Prefetto lei è da poco alla guida dell’Agenzia. Quel è la sua riflessione?

«Quello dei beni confiscati e, soprattutto, del loro utilizzo è un fronte importantissimo. Per questo cerco di capire, di riflettere e soprattutto di ascoltare. Tutti, dal volontariato alla magistratura. Serve una conoscenza puntuale dei luoghi e della situazione giuridica. È il primo passo da fare. E ho scoperto che ci sono realtà di grande ricchezza. Per fortuna ci sono tanti don Pino che cercano di dare una risposta al loro territorio. Un vero riscatto per la loro terra e la nostra società civile». 

da L’avvenire 6 maggio 2010

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