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Mancato finanziamento al Consorzio sviluppo e legalità

Di Norma Ferrara il . Sicilia

«Da un lato l’Europa ci chiama a testimoniare come esempio di eccellenza e di collaborazione fra aziende private e pubblica amministrazione siciliana e dall’altra ci troviamo in gravi difficoltà». Cosi Lucio Guarino, direttore del Consorzio sviluppo e legalità, commenta la situazione in cui versa il Consorzio dei Comuni di Monreale, Corleone, San Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi,
San Cipirello, Altofonte, Roccamena e Camporeale che gestisce da anni
beni confiscati su quei territori. Al Consorzio per il triennio 2008 – 2010 non sono stati riconosciuti i fondi del contributo straordinario. La paralisi economica è in corso da tempo, ma oggi di fronte al silenzio delle istituzioni e alle difficoltà in cui versa il progetto “fiore all’occhiello” della rinascita siciliana, attraverso il riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi, la notizia ha fatto il giro del Paese. Poche le reazioni del mondo politico. Chiara la posizione ufficiale in difesa di questi percorsi per la legalità e lo sviluppo di un’economia pulita  dell’eurodeputato Rita Borsellino che ha subito denunciato:  é incredibile che, nella Finanziaria, la Regione abbia dimenticato di sostenere un consorzio che fornisce servizi importanti per la gestione dei beni confiscati alla mafia, anche per le cooperative che vi lavorano. Cooperative che, oltre a rappresentare un baluardo di legalità in un territorio così delicato, danno attualmente occupazione a circa cento persone”

Il direttore Guarino: dal 2008 in grave difficoltà

«Fino al 2007 beneficiavamo, come altre forme associative siciliane, di un contributo straordinario su un bilancio attuale di circa 85 mila euro all’anno, distribuiti fra funzionamento struttura, attività di promozione della legalità e spese. Adesso dalla Regione ci hanno fatto sapere che per il triennio 2008 – 2010 questo finanziamento non è stato più riconosciuto in assenza di risorse – dichiara Guarino».  Si tratta della vita di tutti i giorni che in questi ultimi due anni è decisamente cambiata. «Non riusciamo a pagare la luce, ad investire in educazione alla legalità – sottolinea Guarino –  la mia struttura lavora gratis da un anno e mezzo e abbiamo sempre avuto grande rispetto  e fiducia nelle istituzioni ma siamo costretti a denunciare la grave situazione in cui ci troviamo. Dal 2008, inoltre, abbiamo utilizzato tutte le economie raschiando al fondo del barile, In teoria non vorremmo chiudere ma non sappiamo come continuare». 

I sindaci contro il mancato finanziamento

Anche i sindaci di diversi schieramenti politici si sono espressi senza mezze misure su questo mancato finanziamento che mette in crisi quello che è un progetto della collettività rinomato in tutta Europa.  «Speriamo che questo comportamento da parte della Regione sia stato soltanto una svista – dichiara Giuseppe Siviglia, sindaco di San Giuseppe Jato e presidente del Consorzio sviluppo e legalità – e che si possa correre ai ripari immediatamente. Diversamente, come ho già dichiarato oggi – continua Siviglia – sul serio dovremmo pensare a limitare il Consorzio e questo sarebbe una perdita collettiva per tutto quello che è stato fatto in questi anni, e anche una sconfitta non solo per il Consorzio ma per tutti quelli impegnati sul fronte della legalità». «Quello del Consorzio è un progetto che è stato portato in Europa come modello positivo – conclude Siviglia –  e se adesso si dovesse tornare indietro, sarebbe un fallimento su tutto quello che abbiamo fatto».  «Cercheremo di non chiudere il Consorzio – dichiara Enzo Di Girolamo, sindaco di Altofonte – lotteremo con le unghie e con i denti affinchè questo non accada, ma chi ha responsabilità politiche risolva questa situazione al più presto. Speriamo che le cose non stiano in questi termini e che velocemente si trovi una soluzione».

Servono politiche di sviluppo e promozione legalità

Un fondo che viene a mancare, un sostegno vitale per questo progetto che rischia di mettere  fuori gioco un progetto economico che inicide sul territorio anche per la dimensione culturale. Uno sguardo alla legge appena approvata dall’Assemblea Regionale Siciliana, nel 2008, proprio fra i primi atti di governo e qualcosa non torna. «A due anni dall’istituzione di una legge a sostegno di progetti per la legalità e di realtà impegnate in questi percorsi – dichiara Umberto Di Maggio, coordinatore di Libera Palermo – risulta quanto meno schizofrenico il mancato finanziamento  nei confronti del Consorzio sviluppo e legalità. Come dire: da un lato si approva un ddl regionale che garantisce sostegno alle forze impegnate sul fronte dell’antimafia e dall’altro si lascia senza fondi proprio l’unico Consorzio che, in Italia come in Europa, è stato preso a modello per l’efficenza e la produttività, in termini economici e culturali, nonchè per la serietà e la coerenza». «Non servono  – chiosa Di Maggio – la solidarietà o gli aiuti “una tantum” quello che serve al più presto sono politiche univoche  e coerenti che garantiscano serentità e sostegno a questi percorsi».

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