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Calabria, a rischio le attività della cooperativa Rom 1995

Di Gaetano Liardo il . Calabria

«Siamo in “attesa di giudizio”, ma ancora non ci sono sviluppi. Abbiamo avuto molte rassicurazioni per la possibilità di poter proseguire il nostro lavoro, ma ancora niente fatti». Questo è lo sfogo di Domenico Modafferi, presidente della Cooperativa Rom 1995 che gestisce a Reggio Calabria lo smaltimento dei rifiuti ingombranti e un’isola ecologica all’interno di un bene confiscato alla ‘ndrangheta.  Ha gestito, possiamo dire, perchè l’amministrazione della città dello Stretto non ha previsto, nel nuovo bando per la gestione dei rifiuti, garanzie alla cooperativa per continuare a fornire un servizio. La raccolta di materiali ingombranti, quelli che in molte città vengono “smaltiti” negli angoli delle strade, a Reggio Calabria è effettuata da un cooperativa che collega un impegno concreto per la salvaguardia dell’ambiente, con possibilità di inclusione di giovani ragazzi rom. Il tutto in una struttura confiscata alla criminalità organizzata in un territorio a rischio. 

«Nel 1999 grazie ai fondi sociali europei – continua Modafferi – abbiamo iniziato un percorso di formazione per intraprendere un cammino per la raccolta di materiale metallico ingombrante in modo professionale. La formazione ha riguardato ragazzi rom, offrendo un servizio alla città di Reggio Calabria che fino ad allora non esisteva. Nel periodo 2000 – 2004 stipuliamo una serie di convenzioni con il comune di Reggio Calabria. Nel 2004, tuttavia, il pacchetto rifiuti viene affidato ad una azienda municipalizzata. La cooperativa si mobilita e ottiene delle delibere di giunta in cui si specifica che per il servizio di recupero di materiali ingombranti la società aggiudicatrice dell’appalto si servisse della Rom 1995».  Intanto la cooperativa ottiene la destinazione di un bene confiscato alla ‘ndrangheta, appartenente ad Aquilino, ucciso durante la guerra di ‘ndrangheta sul finire degli anni ’90. «Un edificio totalmente vandalizzato – sottolinea Modafferi –  privo di elettricità e servizi igienici, su cui la cooperativa investe risorse per la ristrutturazione, aiutata anche da un finanziamento con i Fondi di sviluppo europei approvati dalla Regione Calabria e dati in gestione al Comune».  All’interno della struttura viene realizzata un’isola ecologica, l’unica presente nel territorio, aperta anche ai cittadini.  Una storia positiva e funzionale, che, tuttavia, incappa nei ritardi della burocrazia e nella miopia della classe politica, incapace di cogliere le potenzialità di una cooperativa che riesce a creare lavoro e integrazione sociale, in una Calabria sconvolta dai “pogrom” razziali di Rosarno. Una cooperativa che include e tutela, diversamente da quanto accade negli agrumeti del rosarnese, e di molte altre realtà della regione. 

«Nel 2009 – continua – scade il contratto tra la società e il comune di Reggio Calabria. L’amministrazione comunale realizza un nuovo bando. Abbiamo chiesto delle garanzie per poter continuare il servizio. Abbiamo ottenuto delle rassicurazioni ma nel bando di gara non è prevista nessuna tutela per la nostra esperienza. Nel bando, infatti, si dice che non è possibile subappaltare servizi, e se l’impresa vincitrice dell’appalto avesse voluto subappaltare la sola raccolta dei rifiuti ingombranti a soggetti terzi (la cooperativa ndr) avrebbe dovuto compilare un’apposita barra». Quindi bando pubblico e garanzie per la Rom 1995. Garanzie, tuttavia, disattese.  «Al bando partecipano due società. Una che si occupa della raccolta differenziata e un’altra che si occupa di quella indifferenziata. Quest’ultima, che poi vincerà la gara d’appalto, è partecipata al 51% da 18 comuni del reggino. Di questa percentuale il solo Comune di Reggio Calabria ne controlla il 37%. La ditta vincitrice dell’appalto, quella a partecipazione pubblica, tuttavia decide di non subappaltare alla cooperativa il recupero di materiali ingombranti, ma di avvalersi di personale proprio. Dopo la gara, l’azienda che ha perso ha fatto ricorso, bloccando la destinazione dell’appalto».  In attesa della risoluzione del contenzioso, la Rom 1995 continua a svolgere il proprio lavoro in un regime di proroga.

«Stiamo tentando di convincere il Consiglio Comunale – conclude Modafferi – a trovare una formula giuridica legale per avere la possibilità di continuare il nostro lavoro». Niente di eclatante se non si trattasse di una terra, la Calabria, schiacciata dall’arroganza mafiosa, dai lacci burocratici e da una classe politica “distratta”. Nel frattempo un’esperienza economica e sociale rischia di morire soffocata.

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