NEWS

Caltanissetta: indagine “doppio colpo 3”, si riparla della “Ira costruzioni”

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

All’indomani dell’operazione
“Doppio Colpo 3”, ennesimo tentativo di rompere ogni collegamento
tra imprenditoria edile e mafia, i magistrati della Dda di Caltanissetta
hanno avviato la fase degli interrogatori di garanzia: tra i tanti sentititi,
anche l’ex membro del corpo della polizia giudiziaria, Pietro Riggio,
cugino di Carmelo Barbieri, già rappresentante sul territorio del boss
Giuseppe Madonia.

L’indagato, divenuto in breve
tempo esponente di rilievo della famiglia di Caltanissetta, si è visto
formulare, fra le altre, talune domande relative ad una, assai nota
oramai, impresa edile siciliana, la “Ira Costruzioni srl” di Catania.

Quesiti generati dai contatti
avuti dallo stesso interrogato con il boss, originario di San Michele
di Ganzaria, Francesco La Rocca, tra le menti più lucide nel programmare
gli affari di cosa nostra all’interno della zona calatina.

Quando si parla della “Ira
Costruzioni srl”, punta di diamante del gruppo Graci, non si può
che ricordare il periodo, turbolento da ogni punto di vista, di Tangentopoli
e quello, aureo solo da un punto di vista dei profitti, dei cavalieri
del lavoro: la società, onnipresente grazie a commesse pubbliche e
private, iniziò, proprio con l’avvento di quella fase temporale, un
declino, lento ma inesorabile, conclusosi nel 1998.

Ma quella fu una fine solo
apparente; l’azienda, tra le più importanti del paese, non poteva
soccombere nel baratro di un comune fallimento, e quindi lo Stato intervenne
facendo leva sulle disposizioni della cosiddetta legge Prodi, finalizzata
all’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi: poi
tutto fu più facile, almeno in apparenza; il passaggio al gruppo ligure
Ferrari, le ennesime difficoltà del settore, ed un nuovo intervento,
quello della “Intrapresa srl”.

Nel frattempo, però, tra proteste
dei lavoratori privi dei dovuti compensi e decisioni dei tribunali civili,
la società non si è mai fermata, tanto da partecipare alla
realizzazione di opere, di certo non secondarie: a questa frenetica
azione si è, però, affiancata un’evidente capacità di attrazione
delle attenzioni di diverse procure.

Era il 6 Gennaio del 2005,
la “Ira Costruzioni srl” otteneva l’appalto per i lavori di
completamento delle opere foranee del porto di Trapani, in vista delle
pre-regate della “Vuitton Cup”, per un totale di 46 milioni di euro,
“senza attendere le autorizzazioni di legge per gli aspetti di compatibilità
ambientale”, stando almeno all’interrogazione presentata, nel 2006,
dall’allora deputato, Massimo Fundarò: i lavori si avviarono attraverso
un’ordinanza di Protezione Civile, ma continuarono anche dopo la conclusione
dell’evento, e la magistratura non poté che intervenire.

Sempre nel trapanese, nel medesimo
periodo, il destino della società si legò a quello del boss, Francesco
Pace, ritenuto dagli investigatori il vero “dirigente” dell’attività
svolta da diverse entità economiche sul territorio: lo stesso, infatti,
avrebbe costretto i responsabili del gruppo edile ad optare per le forniture
di aziende vicine; il consolidamento e l’adeguamento delle banchine
settentrionali del Porto di Trapani, non si sarebbero potuti realizzare,
insomma, senza passare per ditte sotto il controllo, occulto, di cosa
nostra trapanese.

Altro appalto ed altra inchiesta,
questa volta a Catania: nel Settembre del 2006, il commissario straordinario
per il traffico e la sicurezza sismica, l’allora primo cittadino, Umberto
Scapagnini, concesse a tre società, compresa la “Ira Costruzioni
srl”, i lavori per la realizzazione di nove parcheggi; niente gare
d’appalto, troppo urgente il problema, ma, anche in questo caso, l’intervento
della locale procura non si fece attendere.

Il 2007, invece, riservò 
novità relative all’inchiesta messinese, “Eris”, generata
dall’attivismo, veramente esasperato, delle cosche locali, in grado
di condizionare i lavori per il raddoppio ferroviario, Messina-Palermo,
e quelli avviati nel comune di Pace del Mela: in entrambi i casi, la
“Ira Costruzioni srl” appare tra le imprese che, in silenzio, accettarono
le imposizioni mafiose; tutto pur di lavorare in tranquillità.

Un anno prima, nel 2006, la
stessa società è coinvolta nelle vicende connesse al lotto
viario, “Nicosia Nord-Vigneta”, del collegamento Nord-Sud, “Santo
Stefano di Camastra-Gela”: opera e relativi introiti avviarono una
faida interna a cosa nostra, tale da determinare la fine di Domenico
Calcagno, vicino al boss ennese, Gaetano Leonardo, ucciso poiché responsabile
di aver imposto il pizzo alla stessa “Ira Costruzioni srl”, il 2%
su un totale di 500 milioni di euro, bloccando, così, l’accordo concluso
da Raffaele Bevilacqua, ex avvocato e rappresentante provinciale mafioso,
e i catanesi Santapaola; eventi oggetto dell’inchiesta, “Gran Secco
II”.

Ultimo “inconveniente”,
solo in ordine di tempo, quello indotto da un’inchiesta, avviata a Catanzaro
lo scorso Gennaio, concernete la costruzione del porto del capoluogo
calabro: una storia di forniture non idonee e di mancati pagamenti,
scaturita dalla denuncia presentata da un imprenditore interessato ai
lavori.

La “Ira Costruzioni srl”,
dunque, anche alla luce dell’interessamento dei magistrati nisseni,
non smette di far parlare.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link