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I rappresentanti dei giornalisti ricevuti da Schifani: incontro istituzionale

Di Gaetano Liardo il . Lazio

«L’incontro con il Presidente è stato di carattere istituzionale. Il Presidente del Senato ci ha comunicato che il provvedimento in questione sarà votato da oggi in Commissione, dopodiché passerà in aula. Ci ha inoltre assicurato che non sarà una votazione a tappe forzate». Con queste parole Franco Siddi informa i manifestanti sull’esito dell’incontro con Renato Schifani a palazzo Madama. «Per il Presidente – continua Siddi – ci possono essere ancora degli spazi di intervento per migliorare il disegno di legge, considerando anche il ritiro da parte della maggioranza dell’emendamento “D’Addario”».

Dichiarazioni formali, come formale è stato l’incontro con la seconda carica dello Stato. Un passo importante ma che, con molta probabilità, non avrà ripercussioni significative sulla volontà della maggioranza di approvare una legge che imbavaglierà l’informazione in Italia, con la scusante della tutela della privacy. «La nostra non è una opposizione ideologica. Ci opponiamo a questa legge perché non si può negare ai giornalisti di esercitare il proprio dovere. Non vogliamo far pubblicare notizie che offendano la dignità delle persone, ma notizie che hanno interesse per i cittadini». Una difesa che secondo la Federazione della stampa riguarda tutti i giornalisti, anche quelli che appoggiano la maggioranza pidiellina.

Non si può pensare, quindi, che le intercettazioni vadano bene, e debbano essere rilanciate sulla stampa, quando ad essere coinvolto è il segretario di un partito avversario (caso Fassino/Unipol), mentre non devono essere diffuse quando riguardano esponenti politici di riferimento. «Le notizie non devono essere considerate di parte – sottolinea Siddi – affossarle significa impedire ai giornalisti, tutti i giornalisti, di fare il proprio lavoro».«Abbiano detto a Schifani – interviene Roberto Natale – che se questo testo diverrà legge, nel momento in cui ci saranno degli atti pubblici che però non possono essere pubblicabili, si creerebbe un mercato del ricatto, un meccanismo fetido per l’informazione». Chi verrà a conoscenza di atti pubblici, ma che non possono essere resi pubblici, riguardanti politici, imprenditori, potrebbe quindi utilizzarli come arma di ricatto. Situazione inaccettabile, contro la quale la Fnsi continuerà a battersi insieme a tutti quei giornalisti e quelle associazioni che decideranno di appoggiarla. «Stiamo giocando una partita – conclude Natale – che siamo convinti di poter vincere».

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