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Giulietti: «Facciamo impazzire il censore»

Di Gaetano Liardo il . Lazio



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Disobbedienza civile contro una legge
che, se approvata dal Parlamento, sarebbe in aperta violazione
del’articolo 21 della Costituzione. «Invertiamo la formula –
dichiara Beppe Giulietti, deputato e portavoce di Articolo 21 –
parliamo di obbedienza civile dei giornalisti all’articolo 21 della
Costituzione». «Questa legge – continua Giulietti – contrasta
sia con la Costituzione che con il diritto di cronaca». La Carta
costituzionale, infatti, garantisce il diritto di cronaca, quindi il
diritto del giornalista di fare informazione e dei cittadini a essere
informati, diritti che sarebbero gravemente compromessi
dall’approvazione del disegno di legge Alfano. «Faremo ricorso alla
Corte Europea di Strasburgo», tuona il portavoce di Articolo 21. La
Corte di Strasburgo già in passato si è occupata della tutela
della libertà di informazione nel caso di giornalisti francesi
venuti in possesso di intercettazioni disposte illegalmente
dall’allora presidente François Mitterand, e rese pubbliche dalla
stampa transalpina.

Partendo da una giurisprudenza europea
che tutela la libertà di stampa, anche nei confronti di notizie e
informazioni divulgate nonostante il vincolo del segreto di stato,
Articolo 21, la Federazione della Stampa e tutta la vasta rete di
associazioni italiane contrarie a un legge che imbavaglierebbe la
libertà di stampa, hanno preparato il ricorso da inviare a
Strasburgo nel momento stesso in cui la legge sarà approvata.
«Facciamo impazzire il censore», rilancia Giulietti che aggiunge:
«invito avvocati e giuristi a fare un grande collegio di difesa per
difendere tutti quei giornalisti che disobbediranno a questa legge
rimanendo fedeli alla Costituzione». Un esposto, sottolinea, che
dovrà essere collettivo e immediato. «Questa legge non è contro
magistrati e giornalisti- prosegue – ma contro i cittadini e il
loro diritto ad essere informati. Con questa legge i giornalisti
saranno meno liberi, i cittadini meno informati, e la criminalità
avrà mano libera». Una legge, quindi, che non è nata per tutelare
la privacy dei cittadini ma per garantire i potenti.

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