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Risarcimento civile, l’arma dei potenti

Di Norma Ferrara il . Umbria

A Herat, ultimo luogo di corrispondenza dell’inviata del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, uccisa in Afghanistan il 19 novembre del 2001, sorgerà una scuola elementare. Con questa notizia di speranza e di memoria, si è chiusa a Perugia la  quarta edizione del Festival internazionale del giornalismo. Alla Cutuli quest’anno era dedicato il consueto premio giornalistico “Una storia da raccontare”, concorso rivolto ad giovani aspiranti giornalisti vinto quest’anno da Martina Castigliani, Elena Cozzari, Silvia Barocci, e Mariangela Modafferi, e Pasquale Filippone. Molti i temi scottanti che hanno attraversato il Festival, dal futuro dell’informazione, alle potenzialità del web, dal digitale alla radio, dall’informazione sul mondo islamico a quella sulla lotta alle mafie, dalla libertà di stampa, ai limiti e confini del giornalismo italiano e internazionale. (Guarda qui il racconto del Festival)

All’interno di questo ampio dibattito, Fnsi, Articolo21 e Libera Informazione, hanno animato uno spazio dedicato al risarcimento civile, arma impropria con la quale i potenti tendono ad imbavagliare l’informazione. Sabato mattina presso la sala G. Alessi di Perugia Gaetano Pecorella, deputato Pdl, Roberto Zaccaria, giurista deputato del Pd, Domenico D’Amati, avvocato di Articolo21, Oreste Flammini Minuto, avvocato, Roberto Morrione, Presidente di Libera informazione e Roberto Natale, Presidente della Fnsi, hanno posto all’attenzione di operatori dell’informazione e giuristi, questo tema, proprio a partire da una proposta di legge, la Pecorella – Costa, arenatasi nelle secche dei lavori parlamentari, dopo l’approvazione da parte della Camera. “Ci sono molti modi per colpire la libertà di stampa, che non piace al potere perché ne mette a nudo l’illegalità e l’arroganza – dichiara il presidente della Fnsi, Roberto Natale – in un’Italia che è oramai al 49° posto nella graduatoria della libertà dell’informazione, come attesta Reporter sans Frontières, ci sono modi visibili e devastanti per svuotare di contenuto l’informazione, quali il Ddl governativo sulle intercettazioniall’esame del Parlamento”.

Risarcimento improprio

Ce ne sono però altri, altrettanto devastanti e più infidi, perché non visibili, come quello dell’indennizzo civile, cioè delle somme richieste per il risarcimento del danno di una presunta diffamazione, legato alla discrezionalità della persona che si ritiene offesa e al giudizio insindacabile  di un giudice monocratico. Richieste milionarie, che insieme alla minaccia di sanzione penale tendono a dissuadere giornalisti ed editori che si cimentano con inchieste scomode. 
“Ci troviamo a vivere – dichiara Roberto Morrione  – periodo in cui appaiono episodi di squadrismo informatico, e si continuano ad utilizzare Disegni di legge e altre armi improprie in maniera preventiva e minacciosa contro gli operatori dell’informazione”. Il risarcimento civile è una di queste, rappresenta infatti una grave censura alla libertà d’informazione e alla possibilità di fare inchieste giornalistiche. “Nel nostro viaggio nei territori occupati dalle mafie in particolare, Libera informazione – denuncia Morrione – ha incontrato numerosi casi di giornalisti sui quali pende come una spada di Damocle, proprio quest’arma impropria del risarcimento civile, molto spesso avanzata dai potenti o da chi ha interesse a mettere un serio bavaglio all’informazione locale”.

Alcuni casi di giornalismo imbavagliato

A Trapani il cronista Rino Giacalone è sotto processo per aver criticato  il sindaco in merito alla revoca del conferimento di cittadinanza onoraria per l’ex prefetto Fulvio Sodano. 50.000 di euro il risarcimento danni alla persona chiesti dal primo cittadino di Trapani al cronista de La Sicilia e collaboratore di Antimafia duemila, Articolo21, Liberainformazione. A Ragusa invece stessa sorte è toccata allo storico e giornalista, Carlo Ruta,  querelato dal procuratore della città Agostino Fera e dall’avvocato Carmelo Di Paola, per aver raccolto sul portale www.accadeinsicilia.net, alcune dichiarazioni dell’ex funzionario pubblico, Sebastano Agosta, condannato ad otto mesi, coinvolto nei fatti. Non solo sud. In Abruzzo, Angelo Venti, il direttore di Site. It, il portale che ha raccontato in rete la ricostruzione post – sisma, è stato citato per danni, un milione di euro, da parte di una ditta coinvolta nella ricostruzione. I casi di questi giornalisti arrivano al Festival del giornalismo ma sono solo la punta dell’iceberg di quella che è ormai diventata una prassi molto spesso, per intimidire o scoraggiare, direttori, giornalisti ed editori, che devono far fronte a risarcimenti ingenti e cause interminabili e spese processuali.

Abolire carcere per chi esercita diritti costituzionali

“Un sistema che in qualche modo – ricorda l’avvocato Oreste Flammini Minuto, che a lungo si è occupato di questo tema – è già parte integrante della legge 47 del 1948 sulla stampa. Al suo interno infatti è prevista l’opportunità di un risarcimento civile, di natura economica, verso chi reputa diffamata la propria reputazione e persino la reclusione. La riparazione pecuniaria  e la subalternità del diritto all’informazione, rispetto ad esempio ad altri diritti, segreto di Stato, – afferma Flamini Minuto – sono due aspetti che caratterizzano, in negativo, l’attuale Legge sulla stampa. Ma uno su tutti, quello del carcere per i giornlisti, è inaccettabile che sia ancora presente in disegni di legge attuali. Da molti anni Flammini Minuto lavora per porre l’attenzione di tutti sulla necessità di un cambiamento profondo della situazione italiana. Fra i vari interventi necessari,  a suo parere, la rivalutazione dello strumento della rettifica, perchè venga  meglio regolato ma renda il ricorso alla giustizia, una via alternativa e non sostitutiva della rettifica. 

Pecorella: c’è svolta autoritaria in questo Paese

Non si può parlare di questo aspetto centrale della professione giornalistica, infatti, senza guardare a quello che sta accadendo proprio in questi ultimi mesi in Italia. Un disegno di legge in merito all’utilizzo e alla diffusione delle intercettazioni telefoniche contenute in fascicoli giudiziari, già privi di segreto interno, sta per cambiare radicalmente il panorama dell’informazione italiana. L’avvocato Gaetano Pecorella, in forza al Pdl, attuale presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti, primo promotore di una legge che proponeva modifiche in favore della libertà di stampa e oggi in aperto disagio rispetto all’opera di Governo in materia di giustizia e informazione dichiara:  “C’è a mio avviso, una svolta di tipo autoritario nel Paese. Inoltre  la politica giudiziaria sui grandi temi non è fra le più intelligenti” Ci sono delle anomalie, delle contraddizioni, e poche iniziative che mirino ad una vera riforma della giustizia. L’avvocato esprime durante il dibattito la sua lontananza da questa azione di Governo della sua stessa maggioranza politica di riferimento e non nasconde il suo disagio per le azioni in cantiere in tema di intercettazioni telefoniche e bavaglio all’informazione.

Legge Pecorella e nascita “Carta di Perugia”

“Per quel che riguarda il tema del risarci
mento civile – afferma Pecorella – occorre: eliminare la sanzione penale della reclusione nella diffamazione a mezzo stampa, stabilire come condizione di procedibilità l’omessa pubblicazione di una rettifica e/o smentita. Quindi statuire la possibilità di dar corso all’azione di risarcimento del danno nel caso di inadempimento egli obblighi di pubblicazione delle smentite e/o rettifiche “pubblicabili” e abolire la riparazione pecuniaria, lasciando in ogni caso al Consiglio dell’ordine la possibilità di intervento per eventuali procedimenti disciplinari”. Domenico D’Amati, avvocato e rappresentate di Articolo21,
chiede che  in nessun caso, per l’esercizio di diritti garantiti dalla
Costituzione, in questo Paese, sia prevesta la pena detentiva. Inoltre,
l’avvocato che da molti anni difende giornalisti oggetto di querele, fa
notare, come l’attuale proposta di legge sulle intercettazioni,
riprenda  l’art 8 in luogo dell’art 28 della Legge Pecorella,
tralasciando tutto il resto, anzi dando una evidente caratterizzazione
del Disegno di legge verso una progressiva riduzione della libertà di
stampa e d’informazione nel Paese.  La maggior parte di queste proposte, incalzate dal deputato Pd, Roberto Zaccaria, (che racconta come il Parlamento sia stato svuotato dei suoi poteri, e concretamente non lavori più) sono contenute nella “Carta di Perugia”, documento con il quale dal capoluogo umbo ritorna in campo la battaglia su questo tema a lungo trascurato ma centrale nella quotidianità del lavoro giornalistico ed editoriale. All’ordine dei lavori parlamentari, però, è lasciata questa proposta di modifica della Legge. Questo appuntamento al Festival, rientra nella lunga battaglia che Fnsi, Liberainformazione, Articolo21, stanno portando avanti contro le gravi censure in atto contro il mondo dell’informazione. Dal 3 ottobre scorso a Piazza del Popolo – ricorda il presidente della Fnsi – al prossimo 28 aprile, sit – in davanti al Senato, contro ddl intercettazioni, “perchè questa battaglia cittadini e giornalisti possono vincerla”.

Ascolta qui il servizio audio(Diffamazione e professione giornalistica) realizzato da Andrea Gerli per l’Associazione giornalisti, Scuola di giornalismo di Perugia.

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