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Presi i killer del piccolo Dodò Gabriele

Di Angela de Lorenzo (da ilcrotonese.it) il . Calabria

Il piccolo Dodò è stato ucciso per una manciata di soldi, vittima sacrificale di uno scontro fra gruppi criminali che non intendevano rinunciare alle loro tangenti straccione: cinquanta, al massimo cento euro al mese; e che non hanno esitato a sparare nel mucchio pur di raggiungere lo scopo. E’ questo l’aspetto più amaro di una vicenda che gli inquirenti, per la verità, avevano già decifrato da mesi ma alla quale mancava il tassello più importante: l’identità degli autori. Ai quali ora hanno dato un nome e un volto. Con l’operazione portata a termine venerdì mattina, infatti, i carabinieri del comando provinciale di Crotone ritengono di aver fatto completamente luce sulla strage compiuta il 25 giugno del 2009 sul campo di calcetto di Cantorato, quando venne ucciso il pregiudicato Gabriele Marrazzo, di 35 anni, e rimasero ferite altre dieci persone, tra le quali il piccolo Domenico Gabriele, di 11 anni, che, dopo un’agonia di tre mesi, morì all’ospedale di Catanzaro il 21 settembre 2009 senza aver mai ripreso conoscenza. A sparare, con un fucile a pompa caricato a pallettoni, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori del Reparto operativo dei carabinieri di Crotone, sarebbero stati Andrea Tornicchio, di 20 anni, e Vincenzo Dattolo, di 26, ai quali viene contestata l’accusa gravissima di strage, oltre a quella di detenzione e porto in luogo pubblico di armi e munizioni con l’aggravante delle modalità mafiose, come del resto aveva ipotizzato fin da subito il sostituto procuratore della Dda Sandro Dolce che ha diretto l’indagine. A Tornicchio e Dattolo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale su richiesta della Procura antimafia di Catanzaro è stata notificata in carcere dove i due giovani si trovano detenuti dal 25 settembre 2009, quando vennero arrestati dai carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata ‘Apocalypse now’ insieme ad altre dodici persone, tutte appartenenti allo stesso gruppo malavitoso dei Tornicchio, operante nelle contrade a nord di Crotone, dedito alle estorsioni, al traffico di armi e di stupefacenti. Già in quella indagine emergevano i contrasti per il controllo del territorio tra il clan dei Tornicchio, legato alla cosca Giglio di Strongoli, e Gabriele Marrazzo, referente della cosca di Rocca di Neto capeggiata da Pietro Corigliano; contrasti poi sfociati, appunto, nella sparatoria al campo di calcetto, dove vennero uccisi Marrazzo e il piccolo Domenico Gabriele. Proprio approfondendo gli elementi emersi in quell’indagine, dunque, gli investigatori dell’Arma hanno trovato riscontri sul coinvolgimento dei Tornicchio nella strage di Cantorato e in particolare su Andrea Tornicchio e Vincenzo Dattolo. A inchiodarli, fra l’altro, alcune conversazioni intercettate in carcere fra Francesco Tornicchio, il 31enne ritenuto a capo del clan, e i suoi familiari nelle quali si commenta l’esito della sparatoria e il delitto di Marrazzo, senza mostrare alcun rimorso per la sorte di un innocente bambino di undici anni. In uno dei colloqui, in particolare, la madre dei Tornicchio afferma esplicitamente che a sparare era stato il figlio Andrea, il quale, dal canto suo, aggiunge di aver agito insieme a Dattolo. Da altre intercettazioni, inoltre, emerge il timore dei due giovani di subire ritorsioni per la ‘strage dei campi’; ed in effetti a luglio di quello stesso anno l’auto di Tornicchio viene sforacchiata da colpi di pistola, cosa che si ripete in settembre con l’auto di Dattolo. Come se non bastasse, dall’esame dei tabulati telefonici, i carabinieri hanno scoperto che all’ora della strage i due giovani si trovavano entrambi nella zona di Cantorato e che entrambi non hanno fatto rientro a casa per la notte. Nel corso dell’operazione portata a termine venerdì mattina, i carabinieri del comando provinciale di Crotone hanno inoltre eseguito altre cinque ordinanze di custodia cautelare, con le accuse a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e armi, a carico di altrettante persone affiliate al clan Tornicchio, tutte già detenute nell’ambito dell’indagine ‘Apocalypse now’. Si tratta di Francesco Tornicchio, il 31enne ritenuto a capo del sodalizio, del fratello Luigi Tornicchio, di 33 anni, di Carolina Amodeo, 52 anni, madre dei Tornicchio, di Piero Maneli, 21 anni, e Francesco Benincasa, 46 anni. Un altro provvedimento restrittivo per le medesime accuse è stato notificato ad un minore, accompagnato presso un centro di accoglienza a disposizione dell’autorità giudiziaria. Si tratta del sedicenne G.M, che avrebbe preso parte a tutte le attività del gruppo criminale, compreso il furto di tre fucili da caccia calibro 12 e un revolver Smith e Wesson calibro 38 con 50 cartucce dello stesso calibro, oltre a denaro e preziosi, compiuto nell’agosto scorso in un’abitazione di contrada Gabella.

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