NEWS

Diritto di scrivere di mafia e libertà di parola

Di Santo della Volpe il . L'analisi

Non è delirio, non è “uscito di senno” il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando dice che “serie Tv come La Piovra e libri come Gomorra fanno una cattiva pubblicità all’Italia nel mondo ,promuovendo la mafia”; per un uomo abituato a ricreare la realtà attraverso la finzione e la ricostruzione televisiva, a stravolgere la verità dei fatti e dei numeri cercando di piegarli sempre alla propria visione egocentrica ed egoistica del mondo, ogni parola è studiata; se non sul momento (perché a volte scappano per impulsività), in qualche precedente ricostruzione del mondo che lo circonda. 

Le parole per Berlusconi fanno parte di una rappresentazione, quindi sono messaggi ben chiari, indirizzati a chi deve riceverle, per cercare, se non coi fatti, almeno di rabbonire con i discorsi. E dunque attaccare Saviano perché parla della camorra così com’è veramente, descrivendola nei libri e facendola vedere anche al Cinema, serve a Berlusconi per dire grazie ai camorristi che hanno votato i suoi candidati e per lanciare un messaggio a chi si ribella. Quello di stare zitti, non collaborare a rivelare la realtà; e quindi lasciare in pace gli affari della camorra e dei suoi esponenti è ,per Berlusconi, più importante della rivolta morale e materiale contro i mafiosi. Quel suo messaggio vuol dire che l’omertà, che favorisce gli affari mafiosi con i quali la logica berlusconiana è di “convivenza e gestione”, conta più della ribellione contro, ad esempio, il pizzo imposto dal racket ai commercianti ed imprenditori. 
Ma quel messaggio vuol anche dire altro: e cioè che in questa rappresentazione del mondo conta più quel che appare rispetto a quel che succede, che conta più il modo nel quale un fenomeno (in questo caso criminale) si rappresenta in TV o in un libro, rispetto alla natura del fenomeno stesso. In questa concezione del mondo nel quale la crisi economica non esiste perché è solo opera di pessimismo e di sceneggiate, l’economia non è fatta di persone che tirano la cinghia perché senza stipendio da mesi o da Cassaintegrati che salgono sui tetti per il posto di lavoro, ma di numeri manipolati da sindacati ed economisti “nemici”; in questa visione della società la Cultura non esiste in quanto tale, ma è solo fatta di rappresentazione pilotata da nemici ipotetici del “boss” politico. 
I fatti, i numeri, la realtà sono e devono essere piegati alla rappresentazione del capo: era così anche con il milione di baionette e sappiamo come andò a finire…. Ora c’è la TV ci sono i Media che devono rappresentare quel che succede come il capo vuole! E allora i morti ammazzati dalla mafia e dalla camorra dove li mettiamo? Che effetto può avere avuto il messaggio di Berlusconi per le famiglie delle 900 e più vittime della criminalità mafiosa? Per chi ha perso un marito, una moglie, un fratello o una figlia per mano delle mafie? E’ stata solo rappresentazione? Sono forse vittime di una cattiva pubblicità? Dovrebbero tacere il loro dolore, non chiedere più giustizia e mettersi il silenziatore per non fare brutta pubblicità? Pensiamo poi ai giovani che vivono in Calabria o in Campania: cosa dovrebbero fare, zittire la loro voglia di vita normale , di futuro senza distorsioni criminali e gioghi mafiosi? Non parlare con giornalisti e scrittori, non raccontare il loro malessere e tenersi tutto dentro? 
Purtroppo quello di Berlusconi, diventa automaticamente un invito ad ignorare la realtà e ad essere contigui con la mafia: perché non c’è ormai più spazio per nessuna “zona grigia” in questo nostro paese, o ci si batte contro le mafie o si rischia di esserne contigui, se si resta in silenzio. E non può venire dalle istituzioni un simile invito all’omertà! In nessun paese civile questo sarebbe concesso ad un politico. Tutti, nel mondo, sanno che con la mafia ci sono solo due forme di contrasto: quella militare, con le indagini della magistratura e gli arresti, e quel contrasto “sociale” ed “economico”che isola i mafiosi, toglie loro l’acqua nella quale nuotano: arresti e confisca dei beni mafiosi. Nato e cresciuto nella finzione televisiva, più che nella realtà di questo paese del quale interpreta la pancia più che la testa, Berlusconi vede poi il fenomeno criminale-mafioso così come i film e libri d’impegno contro la mafia ,con una unica angolatura “pubblicitaria”, promozionale, come se la denuncia fosse una forma di pubblicità e non di rivolta. Una pubblicità negativa quindi da non fare: come se la mafia fosse quella che esiste solo nei film o nei libri in quanto frutto di fantasia e che quindi non parlandone e non facendola vedere in tv, sparirebbe per incanto. Mafia come prodotto, come cartolina e non come morte e finanza criminale: quindi un prodotto, all’interno di un mondo che riduce tutto a merce, che fa apparire l’Italia all’estero in modo sbagliato. E non, viceversa, come un fenomeno che proprio perché è così grave ed omicida, provoca poi a catena una immagine dannosa al nostro paese. 
C’è infine una questione di fondo: al di là dei toni (come diceva Sandro Petraglia, sceneggiatore della Piovra con Stefano Rulli, “è mai possibile che parli di questi argomenti come fosse una battuta, una barzelletta, mai in tono serio,frutto di un pensiero approfondito…”), parlare e non parlare pubblicamente, con libri, fiction TV o film, non può dipendere da un diktat del presidente del consiglio, da un editto governativo. Una critica come quella di Berlusconi (per il suo ruolo), non può essere paragonata ad una chiacchiera da bar o ad una critica del comune cittadino. Il potere implica delle responsabilità: o segui il principio di cautela e stai zitto anche se la pensi in modo diverso, oppure vuol dire che vuoi lanciare un messaggio politico. E poiché non è la prima volta che Berlusconi dice queste cose sulla Mafia, vuol dire che così facendo vuole parlare con i Riina ed i Provenzano, con i casalesi o con i clan della ‘ndrangheta. Ai quali promette di fare in modo che si parli sempre di meno di questa metastasi sociale ed economica rappresentata dalla mafia. E allora il problema diventa quello della libertà di parola, del diritto ad esprimersi, del diritto sancito dall’Articolo 21 della Costituzione a poter dire e pubblicare il pensiero liberamente. Come ha scritto Saviano, “il capo del governo non ha espresso parole di critica”, la sua era “una condanna non ad una analisi o ad un dato,ma allo stesso atto di scrivere sulla mafia”. E’ ora di difendere,oggi e subito, il diritto di parola, la libertà di parola.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link