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Muore in cella il medico di Messina Denaro

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Uomo di fiducia dei Messina Denaro. Tanto fidato dei boss di Castelvetrano da darsi alla latitanza nel 1991 quando ancora contro di lui non c’erano quegli ordini di cattura che sarebbero arrivati dopo. Latitante lo divenne intanto per le necessità del «patriarca» della mafia belicina, il «padrino» don Ciccio Messina Denaro. L’anziano boss che nel 1991 dovette fuggire via per non essere arrestato non stava bene in salute, e aveva bisogno di un medico. Vincenzo Pandolfo, giovane medico si offrì di seguirlo, lui e don Ciccio furono poi raggiunti nella latitanza nel 1993 anche dal «rampollo» di casa Messina Denaro, Matteo, oggi il capo di Cosa Nostra siciliana. 
Vincenzo Pandolfo probabilmente fu quello che nel novembre del 1998 raccolse gli ultimi istanti di vita di Ciccio Messina Denaro, morto di crepacuore alla notizia dell’arresto dell’altro suo figlio, Salvatore Messina Denaro, finito in manette in un blitz antimafia. L’anziano boss fu vestito e fatto trovare poggiato in un cancello di una tenuta agricola nelle campagna castelvetranesi di contrada Airone. Pandolfo se ne sarebbe occupato, avvertendo anche i familiari dove dovevano recarsi per prendere le spoglie del proprio congiunto. Poi il «medico buono» continuò la sua latitanza con Matteo Messina Denaro e infine anche da solo. Prima di decidere un giorno del marzo 2006 di costituirsi in carcere. La Cassazione lo aveva appena assolto da un omicidio, evitato l’ergastolo si trovava a scontare una condanna per mafia di nove anni, chiese a Matteo Messina Denaro se poteva consegnarsi, ricevette l’autorizzazione e lo fece, presentandosi al carcere palermitano di Pagliarelli. Un uomo diverso dalle foto segnaletiche, la latitanza lo aveva stravolto nei lineamenti. Ad occuparsi di lui sarebbero stati due indagati nella recente operazione antimafia «Golem 2» e in particolare uno degli arrestati Tonino Catania, lui è stato sentito dagli investigatori che lo intercettavano, «preoccuparsi di quel picciotto», perchè nella acsa dove stava «poteva avere quello che gli serviva, televisione compresa».
Nel pomeriggio di sabato 17 aprile Vincenzo Pandolfo è stato trovato senza vita nella cella del carcere casertano dove si trovava, nella casa di reclusione di Carinola. La sua morte è un giallo. La magistratura ha disposto l’autopsia, non si esclude un infarto, ma c’è anche il sospetto per un suicidio. La «maledizione» che insegue gli «amici» più fidati di Matteo Messina Denaro. Viene così da pensare anche per un altra morte in carcere, quella di Pino Clemente, trovato senza vita in cella, morto suicida il giorno del compleanno del capo mafia il 26 aprile di due anni addietro.

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