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Minacce ai magistrati, la società civile risponde con doni

Di Aldo Cimmino il . Campania

Con i prodotti di Libera Terra e della fattoria sociale di Pratola Serra, la società civile ha risposto, stamane, alle intimidazioni rivolte al giudice Raffaello Magi e alla sua scorta. Il magistrato, estensore della sentenza “Spartacus”, il maxi processo al clan dei casalesi, ha ricevuto, in segno di solidarietà, alcuni beni come il vino “Campo Libero”, ottenuto dai terreni confiscati ai casalesi nel Lazio, e il caffè “Le Lazzarelle”, realizzato dalle donne del carcere femminile di Pozzuoli. 

Magi, che alcuni giorni scorsi aveva ritrovato una striscia di sangue umano fuori la porta della sua abitazione a Caserta, ha accolto con emozione la delegazione delle associazioni, che gli sono venute a esprimere vicinanza e unione, nel suo piccolo ufficio giudiziario del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

«Vogliamo provare ad essere la sua scorta sociale», hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni, “Giancarlo Siani”, Libera della Campania e Federazione Internazionale “Città Sociale” che stamattina si sono strette attorno al magistrato. «Quella scorta – hanno continuato – che sempre dovrebbe essere garantita in difesa della Costituzione e della democrazia». Un dono, dunque, che vale più di tante parole. Un dono che è anche sfida pubblica alle camorre. Non solo quindi in risposta al gesto di violenza e di intimidazione nei confronti di quanti svolgono il loro lavoro, ma soprattutto perché rappresenta il risultato di quell’impegno, sia in termini di recupero sociale degli individui, sia per quanto riguarda la sottrazione dei patrimoni illegali alle mafie. 

Proprio la privazione ai clan, di quei patrimoni e di quelle terre grazie ai quali, e sui quali, si producono i “sapori della legalità”, come quel vino che, oggi, tra le mani del magistrato minacciato, è stata la risposta e il “pezzettino” di lotta alle mafie compiuto dalla società civile. «Ma sono gesti come questi – ha detto Magi – a dare maggiore forza nella prosecuzione del nostro lavoro». 

Nelle stesse ore si è appresa la notizia di minacce ad un altro magistrato napoletano. Raffaele Marino, procuratore aggiunto di Torre Annunziata, era stato in servizio alla Dda di Napoli e si era occupato delle organizzazioni camorristiche del Vomero, Posillipo e della Sanità. Sebbene questi episodi rappresentino offese alle istituzioni e agli uomini che le rappresentano, sono anche l’occasione per ribadire che la società civile è presente sul territorio ed ha scelto da che parte stare.

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