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Thomas Sankara: il leader del Paese degli uomini integri

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Thomas Sankara è stato il primo presidente del Burkina Faso, l’ex colonia francese dell’Alto Volta,  ribattezzato dallo stesso Sankara il “Paese degli uomini integri”. Militare, divenne presidente della repubblica del piccolo stato africano nel 1984. Ha attuato una politica rivoluzionaria, del tutto attuale nel contesto africano di oggi. Definito sognatore, idealista, a tratti ingenuo, Sankara attuò una lunga serie di riforme sociali che consentirono un netto miglioramento delle condizioni di vita della popolazione burkinabè. Dieci litri d’acqua e due pasti al giorno per tutti, una efficace e capillare campagna di vaccinazione, presa a modello dalle Nazioni Unite, una politica di austerità e risparmio del tutto inesistente nel continente africano.

«Non possiamo essere – affermava Sankara – la classe dirigente ricca di un paese povero». Una concezione del tutto differente rispetto ai leader africani che utilizzavano, ed ancora oggi utilizzano, il potere come fonte di arricchimento personale, vivendo immersi in una ricchezza spropositata, mentre i propri cittadini soffrono fame e miseria. Thomas Sankara è stato sicuramente un leader innovativo, capace di prendere posizioni dure e controcorrente, con l’obiettivo di dare un vero futuro al Burkina Faso. Dotato di un forte carisma, Sankara rappresentava un elemento di disturbo sia per gli equilibri africani, che per gli interessi, economici e politici, di Francia e Stati Uniti. I francesi, in modo particolare, coltivavano l’ambizione di mantenere l’influenza sulle ex colonie africane, accreditandosi come principali, e spesso unici, interlocutori. Sankara, e la sua visione africanista, rappresentava una minaccia.

Il leader burkinabè, dal canto suo, non utilizzava mezzi termini per criticare le politiche neocolonialiste portate avanti dalle potenze occidentali, invitando a boicottare il debito estero ereditato dall’Africa. «Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci hanno prestato denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali». Affermazioni dure corrispondenti alla dura realtà dei fatti. L’indipendenza degli stati africani, infatti, è avvenuta solo formalmente. Dagli anni ’60 gli europei abbandonarono l’Africa incapaci di mantenerne il controllo politico e militare. Tuttavia mantennero salda l’ influenza in un continente allo sbando, martoriato da guerre intestine, regimi dittatoriali, leader corrotti, ma ricco di enormi risorse naturali. L’instabilità, e la mancanza di una leadership politica capace di riscattare l’Africa, diedero la possibilità ai paesi occidentali a continuare a sfruttare il continente. Continuò l’espropriazione delle ricchezze, un costante flusso di denaro veniva “investito” per corrompere governi, screditare leader scomodi, armare ribelli, il tutto  per mantenere ben saldo il controllo sulle ricchezze africane. Un continente ricco ma paurosamente povero.

Sankara faceva parte dei leader scomodi. Rivoluzionario, con una visione della politica antitetica agli interessi occidentali, portò avanti la battaglia contro il debito estero, un’ipoteca per le possibilità di sviluppo del Burkina Faso. «Il debito non può essere rimborsato perché, prima di tutto se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se noi paghiamo, noi moriremo, siamone ugualmente sicuri», dichiarava Sankara all’assemblea dell’Unione Africana, aggiungendo: «non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare: il debito del sangue».

L’esperienza di Sankara fu brutalmente interrotta nel 1987, ucciso nel corso di un golpe ordito dal suo braccio destro, Blaise Compaoré, attuale presidente del Burkina Faso, con la complicità di numerosi leader africani ed occidentali. «Diverse testimonianze – denuncia il CIJS – spesso da parte di vecchi compagni di Charles Taylor (ex presidente della Liberia) implicano Blaise Compaoré nell’assassinio di Thomas Sankara, con la complicità di Houphouët Boigny, ma anche della Francia, della CIA e di altre personalità africane». «Chiediamo che si inizi – conclude il Collettivo – un’inchiesta indipendente sull’assassinio di Thomas Sankara». Sperando che si inizi realmente a fare chiarezza sugli innumerevoli crimini che hanno compromesso il futuro dell’Africa.

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