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Un concorso da primario tutto da decifrare

Di Rosario Cauchi il . Sicilia



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Pasqua, ricorrenza religiosa assai
sentita da chi, per qualsiasi ragione, si trova ad affrontare una
realtà, fisica, psichica o familiare, certamente estranea ai canoni
di normalità e serenità: destino comune anche ai molti ospiti del
nosocomio, “Sant’Elia”, di Caltanissetta, tra le strutture
sanitarie più grandi ed importanti dell’intero territorio nisseno.
Pazienti costretti, ancora una volta, ad affrontare una ricorrenza
entro le spesse mura di un ospedale; per tale ragione i responsabili
del culto non hanno voluto abbandonare i più deboli neanche nel
corso di una così significativa notte.

Ore 22:00 di sabato 3 Aprile, gli
ospiti del “Sant’Elia”, sfruttando l’occasione di una lunga
veglia, si accorgono di poter contare su una presenza di prestigio:
il deputato nazionale del Popolo della Libertà, Alessandro Pagano,
non ha voluto far mancare il personale supporto in favore di uomini e
donne in difficoltà. L’intervento di una delle vedette del
centro-destra siciliano, vero stratega del partito di governo in
provincia di Caltanissetta, tanto da definire le future direttrici da
anche per le imminenti consultazioni previste a Gela, il comune più
popoloso dell’intera area, cade, però, durante una fase delicata,
non solo per la struttura sanitaria, ma, ancora, per lo stesso ex
deputato regionale di Forza Italia.

Si è, infatti, aperto, presso il
Tribunale del capoluogo di provincia, un procedimento penale nei
confronti di tre ex alti dirigenti del nosocomio, Alberto Paladino,
già direttore generale, Giuseppe Amico, direttore sanitario, e
Franco Maniscalco, direttore amministrativo, affiancati, dietro il
banco degli accusati, dallo stesso onorevole Alessandro Pagano e dal
medico Silvio Morini.

Era il 10 Gennaio del 2005, quando, con
specifica delibera, si avviarono tutte le necessarie procedure
finalizzate all’assegnazione dell’incarico di primario del reparto di
chirurgia generale dell’ospedale nisseno: il 14 Dicembre del 2007, a
conclusione di un lento iter di selezione, vennero giudicati idonei
all’ambita carica quattro esperti del settore, Arcangelo Lacagnina,
Michele Ricotta, Carmelo Venti e Cesare Cannemi.

La deliberazione della Commissione
giudicatrice, presieduta dal direttore sanitario aziendale, Giuseppe
Amico, però, non trovò il vaglio positivo dell’allora direttore
generale, Alberto Paladino, il quale, senza tenere conto dell’urgenza
e della strategicità di una simile nomina, peraltro ribadite più
volte nel proseguo del lungo percorso di scelta, il 15 Gennaio 2008,
chiese un pronunciamento degli organi interni all’Assessorato
Regionale alla Sanità circa un presunto blocco delle assunzioni.

Ipotesi totalmente smentita dal
dicastero, il cui reggente, a due giorni di distanza dal quesito
pervenuto, così statuiva “una volta individuato nell’ambito degli
aspiranti ritenuti idonei dalla Commissione il dirigente medico da
proporre all’unità complessa di chirurgia…potrà procedere
all’immissione in servizio dello stesso”, ribadendo, a distanza di
qualche settimana, la volontà già espressa e così sintetizzata:
“garantire l’immissione a ruolo entro e non oltre una settimana”.

Ma, a quanto pare, le sollecitazioni
assessoriali non suscitavano alcun timore tra i componenti della
direzione ospedaliera: la delibera n.116 del 15 Febbraio 2008, del
resto, ribadiva la totale autonomia decisionale del trio
Paladino-Amico-Maniscalco, fautore di un giudizio negativo nei
confronti dei candidati prima ritenuti idonei e dell’azzeramento
della procedura fino ad allora dipanatasi. Un vuoto all’interno di un
reparto di sicura strategicità oppure un “piano” ben più
articolato?

Secondo gli inquirenti la risposta al
quesito si celerebbe dietro la seconda opzione: le manovre adottate
dal direttore generale, infatti, sarebbero state indirizzate a
ritardare qualsiasi scelta al fine di assicurare il tanto agognato
“posto” ad un altro professionista, Silvio Morini. Proprio
quest’ultima figura si legherebbe all’interessamento prestato
dall’attuale deputato Pdl, nonché consigliere comunale a San
Cataldo, sua città di nascita, Alessandro Pagano.

Il rapporto di amicizia tra il medico e
l’esponente berlusconiano sull’isola, del resto, non costituisce
affatto una novità, ulteriormente rafforzatosi durante la
provvisoria reggenza, assunta dallo stesso specialista in oncologia,
del reparto di chirurgia del “Maddalena Raimondi” di San Cataldo.

Silvio Morini, imputato nel medesimo
procedimento penale con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio,
sarebbe stato, dietro sollecitazione dell’allora deputato regionale,
il vero, ed “occulto”, prescelto: indicato, però, dopo
trattative estranee ad ogni modalità di pubblica trasparenza.

Non sarebbe un caso, infatti, se lo
specialista, fin dal 13 Dicembre del 2005, abbia frequentato un corso
di formazione manageriale per direttore di struttura complessa,
titolo utile ai fini della partecipazione al concorso, conclusosi il
7 Novembre 2006, fase temporale caratterizzatasi, nell’ambito della
procedura indetta dall’azienda sanitaria, per l’ostilità del
direttore generale, Paladino, verso ogni ipotesi di affidamento
dell’incarico, al punto da indurlo a constatazioni inerenti le
capacità professionali degli altri concorrenti, compresi Arcangelo
Lacagnina e Michele Ricotta, descritti come inesperti rispetto
all’esecuzione di determinate tecniche d’intervento chirurgico.

Conclusione del lungo “agone”?

A tre giorni di distanza dalle
decisioni assunte dal direttore generale, il 18 Febbraio di due anni
fa, il dottor, Silvio Morini, presentava allo stesso Alberto Paladino
un personale curriculum vitae, contenete l’attestazione dell’avvenuto
superamento del corso di formazione manageriale, immediatamente
trasferito all’attenzione del direttore sanitario aziendale, Giuseppe
Amico, che lo esitava positivamente: così, il giorno successivo, con
delibera n.123, il direttore generale attribuiva la guida del reparto
di chirurgia generale del “Sant’Elia” alla “new entry”, a
quanto pare fortemente sponsorizzata, anche dall’esterno.

Dalla vicenda, che verrà decisa
innanzi ad un giudice penale, oltre a quello civile già adito da
alcuni danneggiati, i chirurghi Carmelo Venti e Cesare Cannemi,
emergono evidenti profili di irregolarità perpetratisi pur in
presenza di contrarie indicazioni espresse dall’Assessorato Regionale
alla Sanità: le contraddizioni emerse, però, non sono parse
sufficienti all’ente, tanto da indurlo a non costituirsi parte
civile. Una decisione eclatante per non far pensare ad una “strana”
coincidenza: proprio una nomina effettuata con molto ritardo e
contravvenendo ad ogni indicazione assessoriale, dovrebbe indurre la
Regione ad ottenere il giusto ristoro in giudizio, allo stesso modo
delle parti private danneggiate dalle modalità procedurali poste in
essere; evidentemente, però, la presenza, fra gli imputati, di un
importante referente della politica, regionale e nazionale, molto
vicino ai vertici nazionali del Pdl, compagine ai ferri corti con il
presidente Lombardo, già assessore alla sanità dal 18 Luglio del
1996 al 29 Gennaio del 1998, ha indotto il dicastero diretto dall’ex
magistrato, Massimo Russo, ad evitare un eccessivo accanimento, ancor
maggiore nell’ipotesi di un’eventuale condanna.

Una vicenda, dunque, che spetterà alla
magistratura inquirente accertare e giudicare, certamente connessa ad
un altro “equivoco” registratosi sotto la reggenza assessoriale
dell’attuale rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Roberto
Lagalla; la mancata riconferma di una delle parti offese, Arcangelo
Lacagnina, alla carica di primario del reparto di chirurgia generale
del “Sant’Elia”, stabilita il 27 Aprile del 2007, condusse,
infatti, l’epurato ad un repentino ritorno verso il presidio
“Maddalena Raimondi” di San Cataldo, ove, intanto, si era
proceduto alla nomina di un reggente a tempo determinato, lo stesso
Silvio Morini, corsi e ricorsi, titolare di un rapporto contrattuale,
però, esteso per un arco temporale più lungo, fino, cioè, al 2009,
causa prima dell’instaurazione di una vera diarchia: due primari,
Morini e Lacagnina, per un solo reparto. Questi gli inconvenienti
della diabolica relazione tra politica e sanità, in Sicilia e non
solo.

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