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La libertà che sconfigge la mafia

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il sogno è quello della libertà. E lo possiamo afferrare. Lo ha ricordato ieri don Luigi Ciotti, presidente di «Libera» che ha partecipato alla cerimonia per ricordare i 25 anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo. E lo ha ricordato indicando quella che lui ha detto, giustamente, essere una «croce» e che è rappresentata dalla stele «posta» nel 1986 sul luogo dove Cosa Nostra, ma non solo Cosa Nostra, piazzò l’autobomba che doveva uccidere il magistrato Carlo Palermo e che esplodendo dilaniò una mamma, Barbara Rizzo, ed i suoi due gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta, di sei anni (nella foto). Martiri «crocifissi» che non sapendolo quel giorno si sono immolati in un sacrificio per mostrare a tutti quanto la mafia possa essere violenta, sanguinaria, offuscare le coscienze. E però la mafia ha fatto di tutto perchè queste malefatte sue non venissero nè viste nè ricordate. «Oggi – ha detto don Ciotti – ricordiamo la “Passione” di Gesù e anche altre “croci” come questa di Pizzolungo. Gesù si è offerto alla Sua Croce per la nostra libertà, anche Barbara, Salvatore e Giuseppe hanno fatto la stessa cosa, ci dicono acora oggi di impegnarci  per la libertà dalle mafie».
Margherita Asta, figlia e sorella delle vittime, coordinatrice provinciale di Libera, solitamente in silenzio in questa giornata ieri ha voluto parlare, ha ringraziato tutti della partecipazione ed ha provato a guardare indietro al cammino di questi 25 anni e al futuro: «Non possiamo non dire che nulla è cambiato, oggi c’è un impegno in crescita ma ci sono ancora ostacoli frapposti al riscatto culturale dalla mafia, ma noi continuiamo, guardiamo alla riconquista della Democrazia per questa terra, per riscattare le vittime delle mafie ma per riscattare sopratutto noi stessi». Margherita quasi stupendo tutti ha poi voluto utilizzare la parola “festa”. Giorno di festa questo giorno del ricordo. Non è stato, il suo, un parlare sbagliato. Adesso è ufficiale. Sul luogo della strage mafiosa del 1985 sorgerà un «parco della memoria». Proprio ieri l’amministrazione comunale ha fatto pubblicare il bando di concorso a livello nazionale. «Vi possono partecipare – spiega il sindaco Tranchida – gruppi guidati da ingegneri o architetti, spero che le idee progettuali possano venire fuori anche dai nostri giovani, dalle nostre scuole. anche a loro è offerta la possibilità a partecipare, basta che nei gruppi siano presenti tecnici laureati». Ad esaminare gli elaborati ci sarà una commissione presieduta da Margherita Asta, da rappresentanti degli ordini professionali, dal segretario generale del Comune, «nessun politico o amministratore – sottolinea Tranchida – mi piacerebbe vedere qualcosa che unisca questa terra al mare in un posto dove è spesso facile vedere il mare unirsi al cielo, un tutt’uno potendo qui venire a riflettere, far svolgere iniziative, potendo ricordare davvero ogni giorno il sacrificio di Barbara Rizzo e dei suoi figlioletti, Salvatore e Giuseppe Asta». Pensate che in questo luogo c’era chi aveva avuto approvato un progetto da una passata amministrazione per realizzare una terrazza balneare, un piccolo angolo, un metro quadrato, dedicato alla stele che attorno avrebbe avuto sdraio ed ombrelloni. 
Il Comune di Erice, con il sindaco Tranchida, ha comprato il terreno spendendo i soldi del risarcimento ottenuto dai mafiosi condannati e grazie alle costituzioni di parte civile nei processi che hanno riguardato le devastazioni di Cosa Nostra compiute nel territorio sotto svariate forme, dai delitti agli appalti pilotati. «Serviranno altri 100 mila euro – dice Tranchida – quanti ne abbiamo spesi per comprare il terreno per realizzare il parco che dovrà collegarsi con l’area della stele di Anchise, vorrei che superando ogni “confine” anche le altre amministrazioni possano qui dare il loro contributo, mi rivolgo al Comune di Trapani e alla Provincia, perchè il parco non deve essere solo di Erice ma del territorio che assieme deve cercare il riscatto».

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