Il ricordo della strage di Pizzolungo: lo sport per la memoria
Per il terzo anno consecutivo il Comune di Erice con e manifestazioni inserite all’interno del “Non ti scordar di me” ricorda le vittime della strage di Pizzolungo ma anche chi ha perduto la vita per essere cittadino responsabile, fedele uomo delle istituzioni. “Non ti scordar di me” non è solo rivolto a chi non c’è più ma ogni anno, e questo accade dal 2008, vuole essere testimonianza di attenzione nei confronti di chi vive ogni giorno il suo impegno contro la mafia, per la democrazia, la legalità, da ogni trincea.
«Non ti scordar di me» prima che essere il «logo» delle celebrazioni del Comune di Erice dedicate al ricordo della strage del 2 aprile 1985, è il nome di un fiore, che deriva da una leggenda toccante, un giovane che per coglierlo dalla riva di un fiume ad una ragazza, venne trascinato via dall’ acqua e prima di scomparire le si rivolse chiedendole di non essere dimenticato. «Immagino che sia la stessa cosa che ci hanno chiesto di fare – dice il sindaco Giacomo Tranchida – Barbara, Salvatore e Giuseppe mentre venivano da qui strappati via». Lacerati, dilaniati dal tritolo mafioso. «Il ricordo è l’impegno»: «L’impegno è quello di far nascere in questo luogo – ha detto il sindaco Tranchida – un parco della memoria perchè qui ci siano momenti di vita, da questo luogo la morte la dobbiamo cacciare lontano».
Ma c’è stato anche altro in questi giorni a Trapani. Un “grande evento” considerato che è di moda parlare in questa maniera di alcuni avvenimenti sportivi. Solo che a differenza di altri questo “grande evento” non è costato molto, non ha avuto palcoscenici illuminati ed internazionali, soprattutto non darà adito come altri “grandi eventi” a scandali e indagini giudiziarie clamorose. E’ stato un “grande evento” senza la Protezione Civile ma lo stesso allestito con tanti volontari animati da buona volontà. Si tratta del 9° memorial nazionale di Pallavolo Femminile dedicato alla famiglia Asta, alle vittime della strage mafiosa di Pizzolungo. Un “grande evento” perché ha coinvolto molte scuole non solo trapanesi e siciliane ma anche di altre Regioni d’Italia, grande per la gioia mostrata dalle giovanissime allieve e dalle loro insegnanti, lo sport e l’impegno sociale messi assieme dall’Uisp, dalla sezione volley della stessa associazione sportiva, interpretato da una piccola ma caparbia donna, Vita Polisano che grande è davvero per quello che ogni giorno mette di suo a favore dei giovani e dello sport. Lei è stata più di altri l’animatrice del torneo che nei giorni scorsi ha vissuto a Trapani la fase finale. Il torneo se lo è aggiudicato la squadra di alcune ragazze toscane, quelle di Monterspertoli (Firenze), secondo posto alle atlete della scuola media De Stefano di Erice, terzò podio alle palermitane della “Apd”. Il torneo ha anche vissuto una fase provinciale: ad aggiudicarsela le ragazze della scuola media De Stefano, secondo posto per la squadra della scuola media di Trapani Nunzio Nasi, al terzo posto le giovanissime della Giovanni XXIII di Paceco, quarto posto alla media Lombardo Radice di Custonaci.
Ma il memorial Asta quest’anno ha coniugato non solo lo sport al ricordo ma anche unito sport e beni confiscati. Ennesima dimostrazione che i beni sequestrati e confiscati alla mafia non è vero che sono destinati ad andare perduti, ma semmai possono dare nuovo sviluppo e occupazione, veri soprattutto perché legali. Le squadre partecipanti al torneo sono state accolte presso un residence turistico alberghiero di Valderice, il Torre Xiare, a poca distanza dal mare. Una struttura che era proprietà di un imprenditore che nonostante finito in carcere per essere imprenditore mafioso che gestiva gli appalti pubblici, dalla cella continuava a gestire i suoi affari, grazie a complicità anche di natura politica. Le intercettazioni che lo riguardano svelano contatti con pezzi da 90, l’attuale sindaco di Valderice Camillo Iovino e il senatore del Pdl, D’Alì. Quando confiscarono le imprese a Coppola si cominciò a dire che lo Stato voleva impoverire il territorio, l’inchiesta ha dimostrato che era a mafia a volerlo semmai fare.
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