Reggio, scarcerati per errore tre boss di ‘ndrangheta
Ci sarebbe un mero errore materiale alla base dell’equivoco sulla scarcerazione di tre presunti esponenti della cosca Cordì di Locri. Un errore di trascrizione, mal interpretato dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria, che ha letto in maniera restrittiva un’ordinanza di custodia cautelare del Gip che, dal canto suo, aveva “correttamente valutato le richieste dei pm”. Un pasticcio che ieri ha fatto temere che alcuni boss mafiosi fossero riusciti a sfuggire alle maglie del carcere per negligenza della magistratura. La storia ha inizio a settembre scorso, quando scatta l’operazione Shark della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
Nel mirino degli inquirenti (Antonino Di Bernardo e Marco Colamonaci) una quindicina di persone accusate di usura, estorsione e altri reati. Scattano gli arresti, e nelle ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Carlo Alberto Indellicati, accanto ai nomi di Domenico Cordì, Cosimo Ruggia e Domenico Panetta, restano scritti per errore i richiami all’aggravante mafiosa.Palermo, confiscati beni per 6 milioni a clan mafioso.
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