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Operazione contro la camorra: nuovi sequestri a Fondi

Di Nello Trocchia* il . Lazio

Sono finite in manette 11 persone, 77 denunciate per associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestrati beni per oltre 400 milioni di euro. Questi i numeri della mega operazione ‘Arcobaleno’ , coordinata dalla dda di Napoli, e condotta da agenti (500 impegnati) della Questura di Latina e della Guardia di Finanza contro il clan Mallardo, attivo a Giugliano. Ma non solo Campania, sequestri anche in Sardegna e nel Lazio, dove non mancano attività commerciali poste sotto sigillo a Fondi, comune che il governo ha preferito non sciogliere per infiltrazioni mafiose. “ Sequestri a Sabaudia, Fondi, Minturno e anche Latina, sotto sigillo – racconta Nicolino Pepe, vicequestore aggiunto alla questura di Latina – sono finiti terreni, fabbricati e anche attività commerciali”.

 Il capo clan indiscusso del clan è Francesco Mallardo, 59 anni, detto Ciccio e Carlantonio, firmatario di un patto con le altre cosche dei Licciardi e dei Contini per dare vita al potentissimo cartello criminale dell’Alleanza di Secondigliano nel quale lo stesso Mallardo ha sempre avuto un ruolo centrale. Il boss è stato arrestato il 29 agosto del 2003, a Nola, nel Napoletano, sull’ autostrada A30 al termine di un inseguimento con le forze dell’ ordine. Un clan potentissimo quello dei Mallardo che, sfruttando anche accordi con il clan dei Casalesi nella fazione di Francesco Bidognetti, effettuava tutte le operazioni attraverso due holding imprenditoriali, una gestita dai fratelli Dell’Aquila e l’altra da Carmine Maisto e Domenico Petito. Entrambe le società, utilizzando dei prestanome collegati a esponenti dei Mallardo, hanno effettuato numerose e importanti operazioni immobiliari, permettendo così agli esponenti del clan di riciclare denaro proveniente da attività illecite. In questo modo l’organizzazione ha superato i confini della Campania, estendendo la propria influenza nel Lazio, in Emilia Romagna e nelle altre regioni del sud, investendo sempre in zone prestigiose dal punto di vista paesaggistico-ambientale.

Partendo da conti correnti sospetti e utilizzando intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, le forze dell’ordine sono riuscite a sgominare il sodalizio criminale. Uno degli arrestati, Antonio Pirozzi, ha dichiarato al fisco solo 2.900 euro all’anno dal 1999 al 2009. Tra i beni sequestrati Ferrari e imbarcazioni di lusso. Giuseppe Dell’Aquila, latitante, e’ considerato uno dei capi del clan che e’ vicino alla cosiddetta “Alleanza di Secodigliano”, ed è sfuggito all’arresto.

Ascolta l’intervista a Nicolino Pepe, vicequestore aggiunto a Latina.

* Articolo21.org

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