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Smantellata dalla Dda campana una organizzazione camorristica operante nel Lazio

Di Antonio Turri il . Campania, Lazio



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E’ stata una imponente operazione 
di polizia che ha visto impiegati centinaia tra poliziotti e
finanzieri, coordinata  dalla Direzione Distrettuale Antimafia
della Procura della  Repubblica di Napoli e affidata alle
Questure di Latina e  Roma e al G. I. C. O. del Nucleo di
Polizia Tributaria della  Guardia di Finanza di Roma. 
 L’indagine, durata oltre due anni, ha permesso di 
smantellare un’ organizzazione camorristica facente capo al 
clan Mallardo di Giugliano in Campania a nord della città  di
Napoli, inserito nel cartello criminale denominato  Alleanza di
Secondigliano. 
Dodici sono stati  i provvedimenti
restrittivi a carico di  altrettante persone residenti in
Campania e nel  Lazio, ritenute responsabili di associazione a
delinquere di  stampo camorristico finalizzata al controllo di
attività  economiche, al riciclaggio e reimpiego di capitali
di  provenienza illecita. Su disposizione dei magistrati
campani   sono stati sequestrati centinaia di terreni,
fabbricati e  locali commerciali, decine di conti correnti
bancari, auto e  moto, imbarcazioni e polizze assicurative per
un valore  complessivo di oltre 500 milioni di euro.

Nello
specifico: 30 società, 198 terreni, 456 fabbricati, tra i
quali una  villa e 71 locali commerciali, 49 rapporti bancari,
27 tra  auto e motoveicoli, due imbarcazioni e due polizze 
assicurative. L’indagine, ha permesso di rilevare due holding
imprenditoriali, attive soprattutto nel settore  dell’edilizia,
nelle province di Roma, Latina e Napoli,  gestite direttamente
da esponenti del clan o attraverso prestanomi locali. 

Tutte persone collegate al clan
camorristico Mallardo ,il  cui capo clan  è Francesco
Mallardo, 59 anni, referente  di un patto con le altre cosche
criminali dei Licciardi e  dei Contini che hanno dato  vita
al potentissimo cartello  criminale dell’Alleanza di
Secondigliano, nel quale lo  stesso Mallardo ha sempre avuto un
ruolo centrale. Il boss  fu arrestato il 29 agosto del 2003 a
Nola, nel Napoletano,  sull’autostrada A30 al termine di un
inseguimento delle  forze di polizia. Al momento della cattura
era considerato  uno dei cinque super latitanti della
camorra. 

Ancora una volta per quanto riguarda la regione
Lazio è di  particolare rilievo  il sequestro delle aree
ex Desco di  Terracina e Madonna delle Grazie di Fondi che
dimostrano  come in queste due città  sia intensa
l’attività  economica ed imprenditoriale dei clan, favorita
anche da  pezzi della politica che non solo negano il fenomeno
del  radicamento mafioso ma che spesse volte lo favoriscono. 
L’indagine, durata oltre due anni, ha permesso di  evidenziare
l’attività di due holding imprenditoriali,  operanti tra le
province di Roma, Latina e Napoli nel  settore dell’edilizia
facenti capo a clan mafiosi campani  che hanno ottenuto,specie
nel Lazio,complicità locali su  cui sono in corso ulteriori
accertamenti da parte della DDA  napoletana. Il tutto conferma
 come  il ciclo del 
calcestruzzo ed il settore
immobiliare ma anche le  attività più tradizionali come
l’usura, il 
riciclaggio, lo  spaccio ed il traffico di
droga siano il  business delle mafie a Roma e nel Lazio.

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