Mafie transnazionali e narcotraffico
Droga, potere ed economia. Connubio solido e letale che negli ultimi venti anni ha cambiato la natura stessa delle mafie. Italiane e straniere. Se ne è discusso a Milano nei seminari di approfondimento della XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle Vittime delle mafie. Milano, infatti, è una di quelle città che meglio rappresenta i cambiamenti delle mafie. Principale centro economico – finanziario del nostro paese, il capoluogo lombardo è anche la piazza europea più grande per il consumo di cocaina e luogo di consolidato radicamento della presenza delle organizzazioni criminali. Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra reinvestono i proventi dei traffici illeciti, primo fra tutti quello della droga, nel cuore finanziario d’Italia. Da Milano, nel silenzio e nell’indifferenza di buona parte dell’opinione pubblica del nostro paese, prendono le fila le trame oscure della stagione delle stragi che ha affossato la prima Repubblica e modificato il panorama politico italiano. A Milano, più che nella Capitale, l’intelligence mafiosa di Cosa nostra ha individuato i nuovi referenti politici con cui tessere le reti di un nuovo pactum sceleris. Milano che intanto è diventata la seconda capitale della ‘ndrangheta.
La potenza economica, e di conseguenza politica, delle mafie italiane è valutata in 130 – 150 miliardi di euro l’anno. Buona parte dei quali reinvestiti per finalità di riciclaggio, nel sistema economico legale. L’economia viene così drogata dalla presenza di capitali illeciti. L’economia tutta, dalle grandi opere pubbliche al quotidiano della gente. Dai grandi appalti ai piccoli supermercati. L’attuale crisi economica, infatti, ha fatto si che le mafie siano le uniche “imprese” ad avere enormi disponibilità di liquidità economica, pronte ad essere reinvestite in tutti i settori. L’economia diventa drogata dai proventi dei traffici illeciti, e le mafie si trasformano in potentati economici.
Il salto di qualità delle organizzazioni criminali si è avuto in corrispondenza ai grandi cambiamenti politici ed economici dell’ultimo ventennio: il crollo del blocco comunista e il trionfo del libero mercato. In questo periodo, infatti, il sistema economico è stato profondamente deregolarizzato, seguendo la filosofia smithiana del mercato capace di autoregolarizzarsi senza lacci e lacciuoli imposti dallo stato. Un modus operandi da cui è nata la globalizzazione economica, un sistema basato sul consumismo sfrenato, operazioni finanziarie spregiudicate, la privatizzazione dei servizi pubblici, l’arretramento dello Stato dalla sfera economica. Un sistema, inoltre, che ha favorito l’esponenziale arricchimento delle mafie transnazionali. Tra queste la più attiva e pericolosa è diventata la ‘ndrangheta calabrese, una mafia in cui convivono valori arcaici e mentalità imprenditoriale moderna. Una mafia che è stata capace di arricchirsi sfruttando l’evoluzione del mercato della droga, sostituendosi a Cosa nostra come broker internazionale dei traffici di droga. Capace di imporsi sul “mercato” offrendo un prodotto unico per qualità e competitività: nessun pentito e nessun collaboratore di giustizia. Capace, inoltre, di capire le dinamiche del “mercato” della droga, investendo sulla cocaina. La polvere bianca, infatti, sostituisce velocemente l’eroina come droga più usata, offrendo guadagni da capogiro. Per ogni euro investito nel “sistema produttivo” si calcola un ricavo di 1000 euro. Trafficare cocaina diventa più redditizio di trafficare eroina. La ‘ndrangheta stringe accordi con i narcotrafficanti latinoamericani, gestendo direttamente l’importazione della cocaina verso l’Europa. Individuando rotte sempre più sicure che coinvolgono tre continenti, America, Africa ed Europa, stringendo rapporti con le mafie di numerosi paesi, trasformandosi in una holding criminale talmente potente da essere inserita nella black list delle organizzazioni terroristiche dal governo degli Stati Uniti, al pari di Al Qaeda.
Una mafia, come le altre organizzazioni criminali del nostro paese, che si è ramificata in tutto il pianeta, non seguendo più i flussi migratori, ma quelli finanziari, diventando una minaccia globale.
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