Editoria civile
Non è passata nemmeno un’ora dalla conclusione del discorso di Luigi Ciotti che chiudeva la manifestazione del 20 marzo e lo spazio Melampo è già gremito nell’attesa che cominci il dibattito: “L’editoria civile, tra denuncia e ricostruzione”.
Introduce Nando dalla Chiesa rimarcando l’endemica necessità di “libri sociali” in un paese in cui anche in ambito editoriale si rischia un appiattimento commerciale in cui «il libro invece di essere l’anticorpo al consumismo ne diviene esso stesso l’oggetto».
In un panorama dominato dalle grandi case editrici a loro volta controllate da grandi gruppi industriali che fanno riferimento a questo o a quel padrone diventa evidente l’erosione della libertà di pubblicare inchieste pestando i piedi ai propri proprietari e se non a loro ai propri pubblicitari e inserzionisti. Lorenzo Fazio, direttore di ‘Chiarelettere’, sottolinea come questa contraddizione non sia di certo un problema emerso solo recentemente nel nostro paese ricordando come già negli anni ’60 il gruppo di De Benedetti fosse costantemente chino sul fatturato degli Agnelli.
Una risposta a questa empasse sembrano fornirla proprio quelle case editrici lontane dai grandi gruppi: «Siamo stati quasi costretti – ha detto Lorenzo Fazio – a fondare Chiarelettere nel 2007, tanta era la quantità di problematiche civili che non si potevano toccare altrimenti che coi libri, essendo giornali e televisioni sotto l’influenza di potentati economici».
Chiarelettere ha dimostrato di potere intervenire in maniera indipendente in un campo minato come quello dell’inchiesta dimostrando anche di saperla renderle ‘appetibile’ commercialmente nonostante l’esposizione alle querele che questo genere di operazioni comporta. Rischio non da poco considerati i budget limitati di una piccola casa editrice che potrebbe di punto in bianco chiudere i battenti.
Fazio afferma che in fondo si tratta di fornire una visione di parte (cioè obiettiva, basata sull’oggettività documentale) che rifiuti ogni visione ‘parziale’ e schierata cercando sempre di trovare la formula che faccia percepire al lettore che ciò che sta leggendo sono i problemi che lo riguardano in prima persona. Il fatto che poi questi saggi siano spesso delle vere e proprie storie (che narrano la ‘nostra’ storia) non fa altro che accentuare l’empatia del pubblico verso questo ‘genere’ letterario. Contatto che si cerca di alimentare facendo vivere il libro anche oltre le proprie pagine grazie ai dibattiti/presentazioni che sono spesso il trait d’union fondamentale tra la casa editrice e i lettori riproponendo quella mediazione culturale che un tempo era appannaggio delle biblioteche o del piccolo libraio di provincia (come ha sottolineato Mimmo Candito de l’Indice dei Libri)
Letteratura “civile” dunque. Letteratura che non è fatta solo di saggistica ma anche di prosa e poesia – ci tiene a precisare Oliviero Ponte di Pino (direttore editoriale di Garzanti) citando Luzi e Pasolini – il cui obiettivo è quello di «rimettere all’interno della collettività i temi che non passano», recuperare la memoria di fatti che sono fondamentali e allo stesso tempo ignorati o narrati in maniera parziale e confusa dagli organi d’informazione ufficiali (si cita l’esempio della sentenza Mills, la notizia della cui condanna è stata un ectoplasma nei media) ma anche la divulgazione di fatti che tutti conosciamo o che crediamo di conoscere per la narrazione ‘ufficiale’ che ci è stata fornita dai media, come precisa Oliviero Ponte di Pino: «mancano spesso storie divulgative sui fatti che sappiamo».
E in un paese in cui il mondo dell’informazione sembra venir meno ai suoi compiti naturali, il mondo dei libri sembra diventare l’unica fonte autorevole anche se i moventi non sono spesso così chiari. Grazia Casagrande, curatrice del sito di cultura e spettacolo Wuz.it, ha fatto una distinzione tra «editori di impegno civile puro» (Chiarelettere, Garzanti, Ponte alle Grazie) ed editori che invece si limitano a fare i “furbetti” cavalcando la moda dell’impegno civile (Aliberti, Newton Compton, Fazi). Vicino a questi, ci sano poi gli «editori d’assalto» (Odradek, DeriveApprodi, Datanews, Shake) e gli opportunisti (Mondadori, che forte del successo di Gomorra di Saviano si è limitata a cavalcare la «moda mafiosa», e Rizzoli, che pubblica i libri di Beppe Grillo accanto a quelli di Andreotti), insomma come a dire che gli intenti non sono sempre così virtuosi ma anche – implicitamente – che nonostante tutto, il successo di queste pubblicazioni è dovuto a una volontà di sapere sempre più urgente presso un’ampia fascia di lettori.
«Geronzi, in rappresentanza di Berlusconi, sta prendendo il potere sul Corriere, e sarà difficile fare informazione» ha denunciato Luisa Sacchi della RCS intervenendo dalla platea, riconoscendo però che nonostante questo tipo di ingerenze è sempre possibile ritagliarsi degli spazi liberi e insospettabili anche all’interno delle “grandi” case editrici. La Sacchi racconta orgogliosa di come è riuscita a far pubblicare un libro per bambini sulla storia di Falcone che è andato meglio di un libro delle ‘Winx’ mentre Ponte di Pino chiede semplicemente di provare a leggere la voce ‘Berlusconi’ sulle garzantine…
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