Centocinquantamila all’ombra del Duomo
Milano, bastioni di Porta Venezia. «Siamo arrivati in più di settecento, questa mattina con il treno notturno, per partecipare a questa importante giornata» ci racconta un ragazzo napoletano. Lo sguardo stanco ma felice di Aldo è il testimone ideale per passare dai centocinquantamila che l’anno scorso hanno affollato il lungomare partenopeo a quelli che quest’anno sfileranno nel cuore della città meneghina per raggiungere il Duomo. Non si sa ancora quanti saranno i partecipanti, non si ha ancora davanti l’impressionante colpo d’occhio di una piazza così nota e così colma di gente in ogni suo spazio. Ma già si intuisce che la sfida di proporre la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie al Nord, in quella Milano cuore economico e finanziario del Paese, è stata vinta, almeno dal punto di vista dei numeri.
Non si contano i gruppi organizzati di studenti, amministratori, associazioni e di singoli cittadini che poco prima delle dieci, sotto una pioggia fine e battente, sfidano l’umidità del clima milanese per incolonnarsi dietro la testa del corteo. Ancora una volta composta da loro, i più di cinquecento familiari di vittima, che quest’anno, come abitualmente accade da quindici anni, scendono in piazza per testimoniare il dolore della memoria e l’impegno, fondamentale per elaborare un lutto così pesante e portare avanti il germe del cambiamento. Se la giornata del 20 con l’incontro tra familiari era stato «il momento in cui ci si guarda negli occhi e si comprende il lutto comune» come ha dichiarato Stefania Grasso, figlia calabrese di vittima e coordinatrice dei familiari per Libera, oggi il ricordo assume le tinte dell’impegno.
Il corteo composto e silenzioso ha sfidato l’uscita pubblica, l’incontro con un ambiente come Milano che a volte fatica a confrontarsi con un tema tanto attuale e pregnante come quello della mafia. Ma che grazie anche alla sfilata dei familiari dietro a quello striscione e dietro alle decine di magliette, cartelloni e fotografie che ricordano la violenza mafiosa, ha ricordato di non essere immune. Si è ricordata della morte del suo “eroe borghese” Giorgio Ambrosoli, delle morti terribili dell’attacco stragista di via Palestro. «Una bella giornata – commenta Lorenzo Frigerio, coordinatore lombardo di Libera – che dimostra che la città e la regione ci sono. E questa è già di per sé una risposta che nelle nostre intenzioni sarà un primo passo verso una piena assunzione di responsabilità».
A sfilare anche una delegazione di familiari di vittime internazionali, con una nutrita composizione sudamericana. «Mi sento a casa qui- ci racconta Manuel Gonçalves Granada- argentino figlio di desaparecidos che solo anni dopo essere affidato a un’altra famiglia ha scoperto la sua storia familiare. Per me sfilare per chiedere giustizia è come ricordare ciò che ho fatto in Argentina e sono molto felice di farlo anche qui in Italia». Giustizia che costituisce l’altro punto saldo dei familiari.
L’anno scorso a Napoli Mario Congiusta – il padre di Gianluca, ucciso a Siderno dalla ‘ndrangheta – sfoggiava guanti bianchi con una scritta “Certezza della pena”. Quest’anno Mario e la figlia indossano altri guanti: “Abbiamo ferite che solo noi vediamo” recitano in un silenzio angosciante che chiede giustizia allo Stato.
Tutto mentre alle loro spalle quelli che, secondo gli organizzatori saranno oltre centocinquantamila persone, si univa al corteo, che dietro allo striscione sorretto dai familiari è poi partito dai Bastioni di porta Venezia ed è arrivato a Piazza Duomo, che accoglieva gente mentre ancora la la coda del corteo doveva partire. Tantissimi gli studenti, i giovani, il vero fulcro di questa manifestazione, con in prima fila il gruppo di Unione degli Studenti e Link Assemblea Studentesca capaci di portare tantissimi ragazzi a sfilare contro le mafie. Una politica, quella di coinvolgimento giovanile, che anche tante amministrazioni hanno scelto di intraprendere: «Almeno 250 amministratori sono presenti qui a Milano e con loro tanti giovani- spiega Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico- perché non ci si è voluti limitare a una adesione formale ma costruire percorsi formativi che portassero dai territori comunali molti giovani qui alla manifestazione».
Il corteo, interminabile, prima di entrare in Duomo, transita nella vicina Piazza Fontana, teatro nel ’69 del terribile attentato che provocò la morte di diciassette persone e il ferimento di altre ottantotto. Un minuto di silenzio ha ricordato anche loro, egualmente vittime, unite ai familiari che poi in testa hanno concluso la marcia fino a una piazza del Duomo che si è andata riempire fino all’inverosimile segnando, in positivo, un giorno difficile da dimenticare per Milano.
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