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Droga e tratta di esseri umani

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Forti, potenti e ben radicate. Capaci di muoversi con scioltezza in Africa e in Europa, di ramificarsi in realtà dove sono già presenti organizzazioni mafiose e di mantenere la propria autonomia. Questa è la descrizione che può essere fatta delle mafie nigeriane. Particolarmente attive nel traffico di esseri umani e in quello di droga, ma anche in sofisticate truffe telematiche altamente redditizie. Capaci di riciclare denaro sporco con investimenti redditizi e mimetici, e di spostare da un continente all’altro consistenti flussi di denaro. «Per quel che riguarda il traffico di esseri umani per lo sfruttamento sessuale – si legge sul rapporto di Europol del 2009 – le organizzazioni criminali nigeriane son strumentalmente coinvolte nella fornitura e nel coordinamento dei mercati europei». «Le organizzazioni nigeriane – scrive la Direzione Centrale dei servizi antidroga nella relazione 2008 – confermano il loro primato nel traffico di cocaina», senza tuttavia disdegnare di trafficare eroina, cannabis, hashish e droghe sintetiche. Praticamente tutti i tipi di droga, con particolare importanza la cocaina, sia per motivi logistici che per la maggiore redditività offerta dalla polvere bianca.

La Nigeria, come la maggior parte dei paesi dell’Africa Occidentale, è diventata un centro di stoccaggio e di smercio della cocaina proveniente dal Sud-America e diretta verso l’Europa e gli Stati Uniti. Un hub criminale nel quale le organizzazioni nigeriane sono riuscite a fare grandi affari. «In questo contesto – si legge nell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia – il transito di stupefacenti, provenienti da Brasile, Colombia, Pakistan o Thailandia, con destinazione Europa e Stati Uniti, è aumentato in maniera crescente poiché i trafficanti nigeriani hanno sfruttato le preesistenti reti del contrabbando di armi, d’avorio e di pietre preziose». Le vecchie e consolidate rotte dei traffici sono state ben adattate per il trasporto della nuova “merce”, contando sulla facilità di evitare il controllo delle forze di polizia, facilmente corruttibili in un paese ricco di risorse naturali ma ridotto in povertà da una classe politica tra le più corrotte.

Paese multietnico figlio del colonialismo occidentale, si calcola che nel paese ci siano più di 250 differenti etnie spesso in contrasto tra loro, la Nigeria ha visto una sorta di divisione etnica del mercato criminale. Il traffico di droga e di esseri umani, ad esempio,  è gestito prevalentemente da organizzazioni di etnia Igbo, mentre frodi e truffe telematiche sono appannaggio quasi esclusivo di organizzazioni di etnia Yoruba.  

«I trafficanti nigeriani hanno grande abilità nell’individuare i mercati più redditizi e nello sfruttarne le potenzialità – si legge nella relazione della Dna – tale capacità deriva da una ben organizzata struttura criminale, in grado di ricevere in tempo utile ogni informazione sulla fluttuazione dei mercati della droga». Grande capacità che deriva da organizzazioni ben strutturate. I gruppi criminali hanno una struttura verticistica, solitamente con uno o due capi rigorosamente nigeriani. La base, costituita per lo più da corrieri, non ha una connotazione etnica e spesso non è neanche strettamente legata all’organizzazione. I capi non hanno contatti diretti con la base dell’organizzazione, per tutelare l’intera struttura nel caso di operazioni di polizia.

I nigeriani preferiscono inviare la cocaina in Europa in piccoli carichi tramite i cosiddetti “muli della droga”, corrieri che ingeriscono piccoli quantitativi di sostanze stupefacenti da trasportare via mare o per via aerea. Solitamente i corrieri nigeriani venivano facilmente individuati dalle polizie europee. Per ovviare a questo problema si è scelto di utilizzare corrieri di altra nazionalità, preferibilmente donne europee o sudamericane, spesso “accompagnate” da un esponente dell’organizzazione criminale con il compito di controllare che tutto proceda bene. 

La tratta di esseri umani, donne, ragazze e anche bambini è un altro dei lucrosi traffici delle mafie nigeriane. La Nigeria, infatti, è paese di transito, ma anche fonte, della preziosa “merce” da esportare. Le donne, in modo particolare, sono utilizzate nel mercato del sesso. L’Italia è una delle più importanti destinazioni della tratta. Le donne una volta arrivate nel nostro paese sono costrette a prostituirsi per ripagare il debito verso l’organizzazione che ne ha reso possibile l’ingresso. Traffico di esseri umani e prostituzione, inoltre, si sviluppano con il tacito assenso delle mafie italiane che controllano le zone di insediamento dei nigeriani. Tradizionalmente, infatti, le mafie di casa nostra hanno trascurato questo tipo di attività, lasciando campo libero ad organizzazioni criminali straniere. Nel casertano, ad esempio, i nigeriani sono tollerati perchè agiscono da “vedette” della camorra, e perchè pagano una sorta di “canone di fitto”, una tassa per esercitare il proprio lavoro.

Tuttavia non sempre gli italiani riescono a mantenere il controllo sui nigeriani, specialmente quando questi ultimi dimostrano di voler mantenere ampia autonomia. Ma quando si parla di droga e dei ricavi che se ne possono ottenere troppa autonomia non è tollerabile. Basti pensare alla strage di Castelvolturno del settembre 2008 dove un raid della camorra ha provocato la morte di sette africani, migranti innocenti sacrificati per lanciare un messaggio alle cosche nigeriane. 

Una autonomia, quella delle mafie nigeriane, che sommata al forte e strutturato radicamento in molte città italiane rende evidente la loro pericolosità. In Italia, certo, ma soprattutto in Nigeria paese ricco ma paradossalmente povero.

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