Accuse al sen. D’Alì, udienza dal gup
Tanto tuonò che piovve. Pochi giorni addietro il senatore D’Alì alla luce di un articolo sul settimanale L’Espresso scriveva che nessuna indagine lo riguardava su connessioni con la mafia e sugli appalti trapanesi per la Coppa America del 2005, oggi la conferma che l’indagine c’è, è ampia, non riguarda solo i lavori al porto per le regate della Louis Vuitton del settembre 2005 ma abbraccia un ampio scenario.
Dalle dichiarazioni del pentito di mafia Francesco Geraci, sino ad arrivare ai giorni nostri. Il gioielliere, fedele amico del boss Matteo Messina Denaro, è quello che ha raccontato la vicenda del passaggio di denaro tra i mafiosi e la famiglia D’Alì a proposito della vendita di un terreno, i mafiosi comprarono e sotto banco riottennero il denaro versato, andandolo a ritirare presso la Banca Sicula dei D’Alì dalle mani degli stessi, ma poi a queste dichiarazioni su altri fatti si sono aggiunte le confessioni di altri collaboratori di giustizia, come Vincenzo Sinacori, Francesco Milazzo o le dichiarazioni dell’imprenditore Nino Birrittella che dopo l’arresto nel 2005, quando si scoprì l’esistenza a Trapani di una cupola fatta da imprenditori, decise di rendere ampie confessioni.
Birrittella è quello che più di altri ha parlato della Coppa America, dei lavori preparatori per allestire la città e il porto alle esigenze delle importanti regate veliche internazionali, quello che ha spiegato che le imprese dei boss sapevano dei capitolati di appalto ancora prima che venissero pubblicati. Per il senatore D’Alì si prospetta l’accusa per concorso esterno in associazione mafiosa, che era il reato per il quale la Procura antimafia di Palermo aveva chiesto l’archiviazione. Ipotesi che adesso sembra rientrare dopo che il gup Antonella Consiglio ha fissato per l’8 aprile l’udienza che in pratica porterà la Procura antimafia a dovere formulare il capo di imputazione. Al sen. D’Alì è stato notificato un avviso di garanzia (la proroga delle indagini preliminari) e l’invito a comparire dinanzi al gup Consiglio. Il parlamentare ha nominato suoi difensori gli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco.
Dentro il faldone delle indagini, anche le dichiarazioni dell’ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, sul cui trasferimento improvviso da Trapani nell’estate del 2003 la Dda aveva aperto anche un diverso fascicolo d’indagine, acquisendo un verbale nel quale Sodano racconta che per avere sostenuto la Calcestruzzi Ericina, evitando il fallimento, (si tratta dell’azienda confiscata alla mafia) si sentì dire da D’Alì che lui era satto un favoreggiatore di quella impresa, mentre Cosa Nostra trapanese nello stesso momento puntava a fare fallire quell’impresa o addirittura a comparla rilevandola dal demanio, avendo come sponda il lavoro di un funxionario che avrebbe dovuto sotto stirmarla, funzionario, Francesco Nasca che di recente è stato condannato a sette anni e che durante il processo, vantandosene, andò a raccontare che nel periodo in cui gestiva i beni confiscati si era preoccupato di scrivere nuove norme per far cambiare la legge sui beni confiscati, consegnandone il testo al senatore D’Alì, tutto questo mentre il carico di lavoro che gli competeva registrava grandi ritardi come vennero a dire a dibattimento i suoi diretti superiori.
Ancora nel fascicolo di accusa contro il senatore D’Alì, che all’epoca di quell’incontro con Sodano era sottosegretario all’Interno, anche le recentissime intercettazioni di una inchiesta che riguardò un imprenditore arrestato e condannato per mafia, il valdericino Tommaso Coppola, detentore di un impero imprenditoriale, che nonostante in carcere riusciva a gestire le sue imprese, a pilotare alcune fittizie intestazioni, a colloquiare con politici attravrso il nipote che lo andava a trovare nelle giornate di colloquio. Tra i politici nominati proprio il senatore D’Alì e l’attuale sindaco di Valderice Camillo Iovino, quest’ultimo già rinviato a giudizio per favoreggiamento.
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