L’inchiesta “Grandi opere”
Imprenditori, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, fino a scalfire il vertice dell’istituzione emergenziale per eccellenza, la Protezione Civile, nella persona del direttore, Guido Bertolaso: tutti componenti di un più ampio puzzle incastonato, pezzo dopo pezzo, dalla Procura di Firenze. Milioni di euro scaturiti dalla costruzione di faraoniche opere o anche dalla sola vittoria in una gara d’appalto, meglio se pubblica, mai tanto distanti da un territorio come quello gelese, a mala pena interessato da minimi investimenti, certamente non paragonabili ai miliardi di vecchie lire versati dalle casse di Stato tra gli anni ’80 e ’90 in favore del depresso meridione.
Ma si sa, la possibilità di arricchirsi e di entrare negli ingranaggi di “certi giri” difficilmente non troverà nuovi adepti, pronti ad industriarsi al fine di giungere all’obiettivo. La storia di Leonardo Benvenuti, nato a Gela trentotto anni fa, si colloca proprio in quest’ansa, fatta di ferrea volontà di arrivare e grande capacità di adattamento ad ogni situazione: tutto pur di ottenere il tanto agognato “posto al sole”.
Il gelese trapiantato in terra umbra non ha mai temuto passi falsi o eventuali errori, scegliendo sempre al meglio le opzioni da selezionare: ma di certo la sua faccia ha da subito interessato gli investigatori; un novizio capace di sedere allo stesso tavolo di chi realmente conta, tanto da poter definire posizioni di vertice o l’assegnazione di cruciali opere pubbliche.
La sua personale immersione nell’ambiente, almeno per quanto concerne le attenzioni d’indagine, inizia in una calda giornata romana del luglio 2008, quando, nel corso di un pranzo successivo ad una battuta di caccia condotta all’interno de “Il circolo della caccia” di Piazza Fontanella Borghese, gli investigatori lo individuano, seduto allo stesso tavolo del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, e degli imprenditori, Francesco Piscicelli e Antonio Di Nardo, intento nel definire, insieme ai commensali, le giuste strategie per garantire a Fabio De Santis, uno degli arrestati, la promozione alla carica di Provveditore alle Opere Pubbliche in Toscana.
I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale lo descrivono come “personaggio inserito nel sottobosco politico-amministrativo, facente capo all’onorevole Rocco Girlanda del Pdl e all’onorevole Denis Verdini”. Di lui ci si può fidare, almeno a detta di chi lo conosce “professionalmente”, favorito com’è da una parentela con l’attuale senatore del Popolo della Libertà, Salvatore Sciascia, già direttore centrale dei servizi fiscali di Fininvest. A quanto pare la fiducia in Leonardo Benvenuti non è mancata né a Denis Verdini, componente della triade impegnata nell’attività di coordinamento delle strategie del partito del duo Silvio Berlusconi-Gianfranco Fini, né a Rocco Girlanda, attuale parlamentare della medesima compagine, personalità di spicco nell’ambito umbro, e “amico fraterno” dello stesso.
Se la figura di Denis Verdini attrae l’interesse dell’indagato natio di Gela, tanto da indurlo a divenire uno dei suoi tanti portaborse, al pari di un militante di partito disposto ad imparare da uno dei più importanti dirigenti, quello con Rocco Girlanda, invece, è un rapporto costruitosi anche in ambito più marcatamente “lavorativo”: i loro passi, infatti, si connettono all’evoluzione della società, “Cementerie Aldo Barbetti s.p.a.”, gruppo imprenditoriale originario di Gubbio, in grado di espandere la mole di investimenti sia sul territorio italiano che su quello estero.
Entrambi, infatti, hanno, per così dire, avuto esperienze professionali interne all’azienda, al punto da mantenere stretti legami con i vertici; Leonardo Benvenuti, addirittura, per intercessione di Fabio De Santis, cercò di convincere i dirigenti dell’impresa “Lungarini s.p.a.” di Fano a optare, quale fornitore di materiali per la costruzione, per la “Aldo Barbetti s.p.a.”: consapevole del notevole spessore dell’entità economica individuata, impegnata, peraltro, nel cosiddetto consorzio “Sant’Egidio”, titolare dei lavori di realizzazione dell’omonimo aeroporto internazionale di Perugia.
Gli investigatori, inoltre, nell’ambito dell’indagine aperta nei confronti del militante del Popolo della Libertà non trascurano neanche, quale causa scatenante di una così rapida scalata, l’incidenza del fattore massonico: il portaborse, in realtà, non sarebbe così sprovveduto né così inesperto, ma opererebbe dietro protezione di vari “fratelli”. Proprio un anno fa, in piena fase elettorale per la guida del Grande Oriente d’Italia, Benvenuti si intratteneva al telefono insieme ad un massone siciliano, il quale, seppur bonariamente, lo riprendeva per lo scarso impegno dimostrato in Umbria in favore di Gustavo Raffi, superato da un concorrente all’ambita carica: dimostrando, comunque, la sua notevole dimestichezza con l’ambiente, tale da predisporgli notevoli spazi d’azione.
Insomma, stando alle risultanze d’indagine fin ora emerse, il “tutto fare” venuto dalla profonda Sicilia, ha avuto modo di rapportarsi con i principali strateghi del piano di spartizione dei grandi appalti, e fra questi lo stesso imprenditore romano, Diego Anemone, arrestato nel corso dell’operazione. Gela e la famiglia di costruttori laziali, a quanto pare, sembrano unite da un inestricabile fato; il padre di uno dei protagonisti dell’inchiesta che ha interessato anche il direttore del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, Dino Anemone, infatti, venne coinvolto, nel 2006, in un’inchiesta, avviata entro i confini del circondario della capitale, ed inerente l’attività economica portata avanti dal “Consorzio Centro Italia”, persona giuridica composta da più operatori del settore, e fra questi dallo stesso imprenditore insieme a società direttamente controllate dai fratelli Rinzivillo, affiliati a cosa nostra gelese, la “C.S.G.M. di Tommasi Rocco”, la “Puma srl” e la “Collura srl”.
Anemone uscì ben presto dal procedimento penale a differenza dei boss gelesi, destinatari di rilevanti condanne scaturite dall’avvio di un costante e cospicuo affare del cemento proprio alle porte di Roma, tra le realizzazioni più note si annoverano i lavori al porto di Gaeta e all’interno del penitenziario di Civitavecchia. Leonardo Benvenuti, intanto, attende gli sviluppi dell’inchiesta mentre sulla sua personale pagina facebook campeggia il volto di un amico, Denis Verdini
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