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Chi riderà a Bagnoli?

Di Pietro Nardiello il . Campania

La discussione su se sia più valido adottare il modello dell’efficienza o quello della straordinarietà rappresenta, comunque, un confronto già noto in questo Paese oramai da moltissimi anni. Gli ultimi avvenimenti, quelli che vedono protagonista  il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e alcuni tra i suoi più stretti collaboratori, sembra solamente aver introdotto una ventata di novità all’interno del dibattito politico italiano. Se si tratta di una nuova tangentopoli o di “mariuoli che rubano per se” saranno i giudici a dircelo.

“Predicare il motto del fare perché si serve il Paese” semplificando o spesso, come sostengono i magistrati, eludendo leggi e controlli oppure, ma questa strada si preferisce non percorrerla, aggrovigliarsi nei meandri di una burocrazia parlamentare attenendosi a princìpi di legalità? In realtà questo modello agli italiani era già stato propinato in occasione di un’altra tragedia. Ma proseguiamo con ordine. Alle 3 e 32 dello scorso 6 aprile mentre a L’Aquila perdevano la vita oltre 150 persone, a causa di un terremoto di intensità pari a 5,8 gradi della scala Richter, ma considerato 30 volte inferiore a quello che devastò l’Irpinia e tante altre zone della Campania nel 1980, qualcuno al telefono rideva perché già assaporava il profumo dei denari che lo Stato avrebbe dispensato per avviare la ricostruzione. Probabilmente avranno riso in tanti anche in occasione del sisma del 1980. In quegli anni, però, le intercettazioni telefoniche non rappresentavano un mezzo diffuso per perseguire i reati e quindi di quelle grasse risate non avremo mai prove certe.

All’indomani di quel disastro, però, nasce la “repubblica del terremoto” al cui vertice siede l’onorevole democristiano Giuseppe Zamberletti che può essere considerato il fondatore della Protezione Civile. Si tratta di “uno staterello in espansione –riferiscono le cronache dell’epoca – con governatori dotati di pieni poteri, che possono operare in deroga alle disposizioni vigenti e alle norme sulla contabilità generale dello Stato”. Potrebbe sembrare un concetto estrapolato da un discorso di queste settimane, invece si tratta di una frase coniata poco meno di trent’anni fa.A Bagnoli, adesso, non sono programmati degli interventi a seguito di un’ennesima calamità naturale ma, semplicemente, azioni di riqualificazione per una importante porzione di territorio della città di Napoli. Svaniti i sogni della Coppa America, ridimensionato l’approdo per barche si è preferito progettare l’ennesimo aumento di cubatura, oltre duecentomila metri cubi, per edilizia residenziale che saranno sottratti a quelli un tempo destinati a beni e servizi.“Si tratta solo di una diversa dislocazione –chiosa il consiglio comunale nell’ordinanza- e non di una variante al PRG”.Il mattone, si sa, rappresenta un investimento che consente in breve tempo di moltiplicare in modo esponenziale i propri guadagni. A Bagnoli non è avvenuto un terremoto ma chi riderà adesso? 

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