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Una giornata senza di noi

Di Gaetano Liardo il . Progetti e iniziative

Scendono in piazza i migranti, oggi in tutta Italia. Incrociano le braccia per dimostrare l’importanza che ormai hanno acquisito nel funzionamento dell’economia italiana. In termini di lavoro prodotto, e sempre più qualificato, e di rendite garantite allo Stato. Perchè i migranti, a differenza di molti italiani, le tasse le pagano e contribuiscono al funzionamento di molti settori dell’economia del nostro paese. Attivi e protagonisti sulla scienza imprenditoriale ed economica non godono di diritti. Anzi, le politiche del governo e della maggioranza, ma anche dei governi di centro-sinistra, hanno affrontato la questione migranti in termini esclusivamente di sicurezza. I migranti sono visti come una minaccia per il nostro paese, si macchiano dei crimini peggiori, rendono invivibili le nostre città quindi devono essere fronteggiati ed espulsi dall’Italia. La campagna elettorale del 2008, in modo particolare, è stata giocata sulla paura del migrante. Ed è stata vinta da chi sulla sicurezza ha dimostrato di avere il pugno di ferro. Tolleranza zero ed approvazione di leggi senza appello nei confronti dei migranti. Con l’unico risultato di fomentare gli animi, degli italiani, senza risolvere il problema. Delegandolo, anzi, a chi sui migranti è riuscito a fare un business, le mafie.

Il reato di clandestinità, l’obbligo introdotto per i medici di denunciare migranti irregolari che necessitano cure, i respingimenti, le navi ignorate al largo delle coste italiane, l’accordo con la Libia di Gheddafi, le ronde per la sicurezza, decine e decine di delibere comunali volte a marginalizzare il “diverso”, fino al fantomatico “white christmas”. Non si parla più di integrazione, ma di segregazione, arrivando a fenomeni razzisti quali la caccia al rumeno, la caccia al nero, la caccia al diverso senza se e senza ma.

La maggior parte dei migranti che arrivano nel nostro paese scappano da paesi devastati da guerre, carestie, sfruttamento. Fenomeni “indotti” da interessi occidentali, dietro i quali si cela l’obiettivo di mettere le mani sulle ricchezze dei paesi più poveri. Un’Africa nel caos, ma non solo il grande continente “dimenticato”, spinge migliaia di disperati ad attraversare il deserto nel tentativo di trovare fortuna nella ricca Europa. La traversata è organizzata dalle mafie transnazionali. Ogni anno si legge nel rapporto dell’Organizzazione mondiale sulle migrazioni circa un milione di esseri umani vengono trafficati nel mondo. Di questi 500 mila vengono “venduti” in Europa. Il tragitto dall’Africa alle coste del Maghreb (Libia, Tunisia, Marocco) è disumano. Trattati come merce, i migranti vengono venduti da un compratore all’altro, trattati peggio delle bestie, spesso arrestati e rivenduti dalle polizie locali. Orrori e maltrattamenti continuano nella traversata del Mediterraneo, un grande cimitero d’acqua dove sono annegati migliaia di disperati. L’arrivo in Italia, l’approdo più facile da raggiungere grazie ai contatti con le mafie nostrane, non segnala un cambio di registro. Anzi. Le condizioni dei migranti di Rosarno, di Castelvolturno, delle periferie milanesi e torinesi, non sono affatto dissimili da quelle delle prigioni libiche. Cambia solo la nazionalità dell’aguzzino. L’Organizzazione mondiale sul Lavoro calcola che ogni anno nel mondo 12 milioni 300 mila persone sono sottoposte a sfruttamento lavorativo e sessuale. In Italia nel 2007, dai dati riportati dal Copasir sulla tratta degli esseri umani, sono state registrate 1267 denunce per riduzione in schiavitù, 108 per acquisto di schiavi, 645 per sfruttamento della prostituzione minorile, 278 per tratta di persone.

Un business, quello della tratta, che è secondo soltanto al traffico di droga e di armi, e che spesso segue le stesse, consolidate rotte.

I migranti, sfruttati e marginalizzati, sono però in grado di ribellarsi per richiedere quei diritti che  sono loro negati, alzando la testa anche contro le potenti organizzazioni mafiose del nostro Paese. E’ successo a Rosarno e a Castelvolturno, succede oggi in molte piazze del nostro paese. Spesso sono i soli a reagire ai soprusi, non scegliendo la via della rassegnazione e dell’omertà che in molte zone d’Italia garantisce il predominio mafioso.

Dai migranti ci viene una grande lezione di coraggio e dignità, che noi italiani dovremmo avere l’umiltà di apprendere, smettendo di essere clandestini in un Paese alla deriva.

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