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Castelvetrano, picchiato in nome del «padrino»

Di Rino Giacalone il . Sicilia

 La sua colpa? Raccogliere firme a sostegno agli agricoltori in crisi, ed impegnarsi, non da solo, ma coinvolgendo altri giovani, per la libertà e la democrazia contro la mafia.  Duplice colpa e duplici mazzate.

Siamo a Castelvetrano. In una città che cerca il riscatto dalla mafia per l’opprimente figura dei Messina Denaro e dei loro complici non è un bel segnale il fatto che vi sia qualcuno che si prenda la briga di aggredire, come è accaduto sabato scorso, chi cerca un impegno libero, onesto, trasparente, nel nome del «padrino», perchè è questo quello che è successo.

È finita bene a Castelvetrano a Gabriele De Biase attivista dei giovani comunisti. Quando sabato scorso stava per chiudere il suo banchetto che aveva usato nel pomeriggio, piazzandolo in una strada cittadina, per raccogliere firme, si è visto accerchiato da tre giovani che lo hanno aggredito, malmenandolo e tutti e tre per dire come stavano le cose indossavano delle magliette scure con la scritta «il padrino». A Castelvetrano «patria» del super boss latitante della mafia Matteo Messina Denaro presentarsi con quelle magliette rischia di non essere una coincidenza. Ma un dannoso esempio di emulazione. E nemmeno tanto casuale.

Il racconto di quanto è successo è scritto in un comunicato dei giovani comunisti: «Nel pomeriggio del 27 Febbraio 2010 nella piazza Matteotti di Castelvetrano, mentre i giovani comunisti lavoravano attivamente alla raccolta firme a sostegno degli agricoltori, alcuni ragazzi si avvicinavano al gazebo palesando e mettendo in atto intenzioni aggressive e intolleranti nei confronti del portavoce Gabriele De Biase. L’episodio dimostra nella sua tipologia non solo la scarsa cultura democratica di alcuni giovani castelvetranesi, che considerata l’immagine esibita sulla maglietta, ritengono il “padrino” un mito da emulare, ma la carica di violenza nei confronti di una parte sana della città. I gesti provocatori non ci fanno paura, né tantomeno ci fanno arretrare di un passo, continueremo nel nostro lavoro di contrasto alle mafie. Il 13 marzo banchetto, nello stesso luogo, in solidarietà dei Giovani Comunisti di Castelvetrano!».

Il fatto grave è anche un altro e cioè che l’episodio è quasi passato in sordina, come se fosse una diatriba tra giovani, in città, a Castelvetrano, chi accenna a quanto successo lo riconduce ad una disputa tra giovani di estrazione politica diversa, ma tra quei giovani c’è chi è passato alle vie di fatto e chi ha dovuto cercare riparo per non buscarle, tra quei giovani c’è chi indossava magliette dedicate al padrino e chi invece teneva stretti dei fogli con delle firme appena raccolte. Modi di fare opposti.

Non è stata una gazzarra tra ragazzi, è stata pura violenza, gratuita, di quella forse che serve anche a mandare segnali, come quello di mesi addietro quando nottetempo qualcuno dipinse il volto di Matteo Messina Denaro in uno dei murales disegnati da dei giovani di Libera, l’associazione contro le mafie.

Ai giovani di Castelvetrano, e non solo a quelli aggrediti, ai tanti giovani che hanno scelto nella loro città l’impegno contro la mafia, va detto di non mollare ma di continuare e di lavorare facendo prendere coscienza che oggi c’è una mafia che costretta come è a raschiare il fondo del barile dalla sua parte ha degli idioti come quelli che sabato pomeriggio hanno picchiato Gabriele De Biase

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