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La mafia bisogna combatterla insieme

Di Angela De Lorenzo (il Crotonese) il . Calabria

Non poteva non mantenere la parola data ai bambini e ai ragazzi e  così è tornato proprio per loro, andandoli a trovare nelle loro scuole.  Quando meno di un mese fa don Luigi Ciotti, presidente e fondatore  di ‘Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie’, è stato ad  Isola Capo Rizzuto, parlando alla numerosissima platea che  gremiva l’aula consiliare, ai più giovani che lo ascoltavano aveva  promesso: “non preoccupatevi se oggi uso parole troppo  complicate, perché tornerò  solo per parlare a voi, per conoscervi  meglio, perché voi siete il futuro, la speranza di tutti noi e della  vostra terra”.  E la promessa l’ha mantenuta giovedì 11 e venerdì 12 febbraio,  quando ha fatto visita a tutte le scuole elementari, medie e superiori  di Isola Capo Rizzuto e Cutro. È chiaro che don Luigi Ciotti reputi l’educazione una priorità, lui  stesso ha sostenuto che tutti “abbiamo non solo la responsabilità  di educare, ma anche quella di educare alla responsabilità per  costruire concretamente un mondo più giusto”.   

Educare alla responsabilità  
“Sono rimasto positivamente sorpreso – ha aggiunto – della  profondità dei ragazzi, del valore degli insegnanti… I ragazzi mi  hanno posto tante belle domande ed io ho avuto un brivido  chiedendomi cosa incontreranno domani? Cosa si può fare per  loro? Qui la scuola ha avviato tanti bei percorsi, ma non va lasciata  sola. Non dovete sentirvi discriminati – ha aggiunto – la mafia è un  problema nazionale che riguarda tutti, non solo voi e bisogna  combatterla insieme. Questa è una terra meravigliosa e amara,  ferita sì, ma ancora piena di ricchezza da valorizzare, ancora  generosa. Non bisogna confondere gli uomini e le donne di questa  terra con i clan, perché  qui c’è chi ci crede, chi è onesto e non si  arrende. La vera sfida è  sconfiggere l’indifferenza e riuscire a  lavorare insieme, costruendo il senso del noi ed è a questo che  bisogna educare i vostri ragazzi”.  

La necessità di cooperare, di puntare sull’educazione per coltivare  l’emancipazione culturale sono temi che don Ciotti ha ripreso anche  nel pomeriggio di giovedì, quando ha celebrato una messa a  Crotone, nella parrocchia di Santa Rita alla presenza di numerosi  fedeli. Dopodiché nella sala ‘Sant’Agostino’ della stessa parrocchia  il presidente di ‘Libera’  ha incontrato i cittadini, proponendo loro un  dibattito sul tema ‘Legami di legalità – legami di responsabilità.  Verso il 20 marzo, XV giornata della memoria e dell’impegno in  ricordo delle vittime delle mafie’. Il prossimo 20 marzo, infatti, si  rinnova l’annuale appuntamento dell’associazione fondata da Ciotti:  la manifestazione nazionale per ricordare le vittime della mafia, la  stessa che lo scorso anno a Napoli ha registrato oltre 20mila  presenze e che quest’anno si terrà a Milano.  Ad introdurre don Luigi Ciotti è stato il referente del nascente  coordinamento provinciale di ‘Libera’, Antonio Tata, il quale ha  invitato la città ad essere presente all’appuntamento milanese  “anche perché – ha fatto osservare – il territorio vittime di mafia da  ricordare ne ha abbastanza. Il piccolo Domenico Gabriele  rappresenta solo l’ultimo fatto drammatico di una lunga serie”.   

Parrocchiano onorario  
Orgoglioso della presenza di Ciotti nella sua parrocchia si è detto  anche don Franco Lonetti, che gli ha proposto l’appartenenza  onoraria alla parrocchia di Santa Rita. “Chi dice – ha sostenuto  Lonetti – che non abbiamo bisogno di evangelizzatori che vengono  da fuori si sbaglia, perché noi abbiamo bisogno di tutti. Chi non lo  ammette è solo perché  ha paura di qualcosa”.  Proponendo l’iniziativa del 20 marzo come un momento per  manifestare il proprio impegno e assumere una posizione a favore  della legalità don Luigi Ciotti ha toccato diversi temi e offerto  molteplici spunti, tutti accomunati però dallo stesso fine, quello  della giustizia sociale che, come lui stesso ha spiegato, deve  rappresentare un obiettivo per il buon cristiano perché coerente con  i valori richiamati da Cristo nel Vangelo. “Don Bosco – ha ricordato –  invitava i suoi ragazzi ad essere buoni cristiani, ma anche onesti  cittadini”.  
Serve fare di più  
Don Ciotti non ha dimenticato di esprimersi sulla vicenda di Lea  Garofalo, la collaboratrice di giustizia crotonese scomparsa.  
“Ripensandola – ha dichiarato – provo un grande dolore. La incontrai  a Firenze 3 anni fa e mi chiese aiuto. Era molto provata e  scoraggiata, portava negli occhi una viva sofferenza. L’abbiamo  aiutata come abbiamo potuto per un periodo, offrendole  l’accompagnamento di un legale, ma poco tempo fa, forse in preda  ad un momento di scoraggiamento aveva deciso di rincontrare il  suo compagno. Per me essere qui in Calabria ha anche un senso  in più a causa sua, mi porto quella sofferenza nel cuore e continuo a  chiedermi cosa avrei potuto fare di più. Con i collaboratori di  giustizia – ha commentato amareggiato – serve lavorare con  coscienza, non basta solo affrontare problemi burocratici”.  
Il fondatore di ‘Libera’  ha invitato la città a dare segnali decisi e  concreti di legalità  perché “in tanti – ha sostenuto – hanno fatto la  comoda scelta della legalità  sostenibile, ovvero una mediazione tra  ciò che è lecito e ciò che non lo è. A volte i peggiori nemici della lotta  alla mafia sono proprio alcune di quelle associazioni che si  definiscono antimafia. Tutti sono disposti a portare la bandiera della  legalità, a riempirsene la bocca, anche se poi sono i primi che la  calpestano. Invece bisogna fare una scelta netta, non rinunciare al  coraggio della denuncia, né a quello delle proposte. È vero non è  facile, ma bisogna avere fiducia, anche quando la strada è piena di  curve”. E andare a Milano il 20 marzo per ricordare all’inizio della  primavere tutte le vittime della mafia è già un modo per dare agli altri  e a se stessi un segnale. Un’occasione per ritrovarsi e sentirsi più  forti.  “È un dovere – ha detto Ciotti – ricordare tutte le vittime, non solo i  grandi nomi, perché ci sono famiglie alle quali è rimasto un dolore  che non si cancella, che hanno bisogno di ritrovare la speranza e la  dignità constatando che la morte dei loro cari non è stata vana”.

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