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Commento di Don Luigi Ciotti su dichiarazioni a favore della mafia fatte durante il “grande fratello”

Di Luigi Ciotti il . L'analisi

Cari Amici
Il video che mi segnalate testimonia la povertà culturale in cui ci troviamo. Una povertà che nasce dalle semplificazioni, dalle false mitologie, da modelli di vita che inneggiano al potere, al successo, ai soldi come alle cose che veramente contano nella vita di una persona. Il legame tra mafia e illegalità diffusa, tra criminalità e individualismo sprezzante di ogni regola trova qui la sua origine.
I “distinguo” tra le mafie sono una vecchia storia. Anche in Italia è accaduto che si ritenesse la vecchia Cosa nostra, quella del latifondo, un’organizzazione criminale dotata di un codice etico. Ma erano falsità. In ogni tempo e ad ogni latitudine la mafia è stata, al di là delle differenze organizzative e dei rituali, una macchina per arricchirsi con ogni mezzo: con la violenza, con la corruzione, con lo sfruttamento e l’abuso. E il nostro paese non fa certo eccezione: pensiamo alle stragi, alle migliaia di vittime innocenti, ai magistrati e agli uomini delle forze di polizia uccisi, a una violenza che ha toccato livelli inconcepibili di crudeltà, a quel bambino, Giuseppe di Matteo, rapito e sciolto nell’acido.
Filmati come quello mandato in onda dalla tv spagnola in un programma che purtroppo ha grandissimo seguito devono stimolarci a un impegno ancora maggiore. Le mafie e la zona grigia di cui si alimentano – complicità, contiguità, silenzi, indifferenza – si combattono con i progetti educativi, con la diffusione della cultura, con le politiche sociali. Si combattono facendo tutti insieme, e ciascuno nel proprio ogni ambito, il nostro dovere di cittadini che hanno a cuore la democrazia, che si spendono per una società dei diritti e non del privilegio, dell’uguaglianza e non dell’ingiustizia.

Vi saluto con affetto

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