La “corruzione gelatinosa” della Maddalena
Passata la tempesta, la quiete tarda a
venire. Dopo che il lavoro della procura fiorentina ha portato agli
arresti di quattro persone e coinvolto il capo della protezione civile
Guido Bertolaso, oggi è l’ordinanza del gip toscano Rosario Lupo a
tenere banco. E a rincarare la dose, facendo emergere i pesanti
elementi che hanno portato ai fermi. Mentre la “questione”
Bertolaso, da tempo in rampa di lancio per diventare ministro, si
sposta sul livello politico e le sue dimissioni vengono respinte dal
premier, lo scenario inquietante alla radice dell’inchiesta si rivela
in tutta la sua gravità. Un milieu inquietante entro cui gravita un gruppo
definito dalle conversazioni intercettate dalla Procura come “cricca
di banditi”, “task force unita e compatta”, che ha, secondo il
gip, perseguito l’unico fine di concedere appalti in deroga, in
cambio di favori di vario tipo. Immersi in un “liquido gelatinoso”
che gestisce una gran quantita di affari, di cui i lavoro della
Maddalena, sede inizialmente deputata a ospitare il G8, non è che
una parte.
“Una squadra collaudatissima”
Ieri in manette erano finiti in
quattro, con l’accusa di corruzione. Innanzitutto Angelo Balducci,
presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, persona
indicata dalla Protezione Civile per realizzare le opere per il G8 in
Gallura prima che fosse trasferito in Abruzzo. Insiema a lui anche
Fabio De Santis, successore di Balducci , e Mauro della Giovanpaola,
da tempo destinatario di importanti incarichi nella Protezione
civile. I tre, come si vede, sono fortemente legati e fanno
riferimenti al Dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del
Turismo e rappresentano il ponte con l’ultimo arrestato:
l’imprenditore Diego Anemone. Aggiudicatario con l’omonimo gruppo di
svariati appalti , tra cui tre per il G8, due costruzioni per i
mondiali di nuoto 2009 e il completamento dell’aeroporto di Perugia,
in vista dei 150 anni dell’unità d’Italia. Tutti e quattro gli
arrestati sono accusati di corruzione continuata, sistematica nel
gestire in deroga alcuni appalti di fatto facendo emergere elementi
definti dal gip «gravissimi, proprio per la sistematicità delle
condotte illecite e dei rapporti illeciti e di cointeressenza fra gli
indagati e per le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed
economiche ai danni del bilancio dello Stato».
Dall’Umbria all’Abruzzo, alla Sardegna
L’inchiesta è partita da Firenze, dove
la procura, che indagava sull’urbanizzazione dell’area di Castello,
si è imbattuta, tramite l’intercettazione dell’architetto Casamonti
(uno dei progettisti del 5 stelle della Maddalena), nel nome di
Balducci. Da lì due anni di intercettazioni e la creazione di un
mosaico con tasselli sparsi in Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo e
Sardegna: una serie di corruzioni per appalti di alcuni grandi opere
che sarebbero stati assegnati nel quadro di uno scambio di favori tra
dirigenti dello Stato (Balducci, De Santis, della Giovampaola) e
imprenditori (Anemone). Importanti dunque le merci di scambio che
venivano lautamente offerte per chiudere un occhio o favorire
l’assegnazione, ma alla base secondo quanto scrive il gip è il
sistema delle “ordinanze” straordinarie. Rosario Lupo è molto
chiaro su questo sistema «reso possibile da una normativa ampiamente
derogatoria delle ordinarie regole di aggiudicazione degli appalti».
E così ieri mattina sono partite le operazioni: 4 arresti, 40
indagati, 60 perquisizioni. Con il coinvolgimento di Guido Bertolaso,
cui è stata notificata l’avviso di garanzia e anche al procuratore
aggiunto di Roma Achille Toro, cui è contestata la rivelazione di
segreti d’ufficio. Cerchiamo ora di capire cosa hanno svelato le
intercettazioni così come emerge dalle centoventi pagine
dell’ordinanza del Gip di Firenze.
Il metodo, gli appalti e i favori
Lo stadio centrale del tennis del Foro
Italico, il Nuovo museo dello sport italiano di Tor Vergata , il
completamento dell’Aeroporto internazionale dell’Umbria Sant’Egidio
di Perugia, la realizzazione Palazzo della conferenzae area delegati
e la residenza dell’Arsenale in Gallura. Questi i cinque grandi
appalti che i funzionari delle “Grandi Opere” hanno pilotato in
cambio di favori. Dall’ordinanza, innanzitutto, emerge il sistema che
era stato creato per cui Angelo Balducci e Fabio De Santis in
collaborazione con Della Giovanpaola hanno «hanno asservito la loro
funzione pubblica in modo totale e incondizionato agli interessi
dell’imprenditore Diego Anemone (e non solo)». Secondo il Gip «tale
asservimento veniva ben retribuito con vari benefit di carattere
economico e non, anche di grande rilevanza patrimoniale: utilità
indirizzate o direttamente ai tre pubblici ufficiali o a loro parenti
o a soggetti a loro amici». La struttura della Ferratella, sarebbe
stata il punto di riferimento per Anemone che in cambio degli appalti
offriva ai funzionari ristrutturazioni, auto di grossa cilindrata,
assunzione di amici e parenti e financo favori sessuali tramite
escort a domicilio, come riporta il gip. Per Angelo Balducci due
utenze cellulari;,personale di servizio, autovettura Bmw serie 5 e
Fiat 500, una fornitura di mobili e l’ esecuzione di lavori di
manutenzione e riparazione negli immobili nonché l’assunzione del
figlio, cui è andata in utilizzo anche una macchina. E poi viaggi,
soggiorni in albergo. E anche per i suoi “compari”, prestazioni
sessuali incluse.
Bertolaso e la ricostruzione
dell’Aquila
Le intercettazioni, che dimostrano la
grande confidenza tra i dirigenti e l’imprenditore raccontano
chiaramente di scambi di favori, assunzioni e prestazioni sessuali.
Entro questo quadre emerge chiara anche la figura di Guido Bertolaso,
in più occasioni in contatto con Anemone e fruitore dei suoi
“servizi”. La conoscenza diretta dell’imprenditore è inoltre
suffragata da intercettazioni che mostrano Anemone preso dalla
ricerca di denaro (nella fattispecie 50mila euro) in vista di un
incontro con il capo della protezione civile. Nulla di direttamente
collegabile, ma gli investigatori ritengono che l’urgenza con cui
l’imprenditore cerca il denaro siano riconducibili alla necessità di
consegnare a Bertolaso somme di denaro. Un altro piccolo capitolo
riguarda il terremoto abruzzese: Balducci si è fatto promotore delle
aziende di Anemone nei lavori post-terremoto e pretende ulteriori
aiuti (la sistemazione del figlio). Sullo sfondo una sprezzante e
cinica reazione alla tragedia aquilana, quando due imprenditori,
intercettati, tendevano le antenne alle decisioni di Balducci e del
suo ufficio: «…bisogna partire in quarta subito, non è che c’è
un terremoto al giorno […]io stamattina ridevo alle tre e mezzo
dentro al letto».
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