NEWS

Viaggio nell’Italia che rinasce

Di Norma Ferrara il . Atti e documenti, Lazio, Progetti e iniziative

 Nel 1999 un gruppo di volontari impegnati da tempo nell’ambito della socializzazione e dell’integrazione di ragazze/i diversamente abili decido di dare vita al progetto Zenith per accompagnarli nel percorso di sviluppo delle loro potenzialità. Sarà un bene confiscato alla criminalità organizzata, sito nel Comune di Andria in Puglia, a dare l’opportunità di far nascere sul luogo simbolo del potere della mafia, un progetto che valorizzi diversità e positività del territorio.  Non è stato facile ma imprenditoria locale e istituzioni sensibili e impegnate hanno consentito al progetto di vedere la luce. Quella del centro Zenith è solo una delle 116 storie raccolte nella ricerca “Il potere dei segni”,  presentata stamani nella sede della Fnsi a Roma dal presidente di Libera informazione Roberto
Morrione, il presidente dell’Agenzia per le Onlus, Stefano Zamagni, e
quello della Fondazione per il Sud, Carlo  Borgomeo.

Il volume, coordinato da Giuseppe Parente con la collaborazione di Ludovica Ioppolo, racconta di un viaggio nel paese reale tra riutilizzo sociale, impegno e responsabilità: dal Piemonte, alla Sicilia, passando per la Lombardia, il Veneto, la Toscana, il Lazio, la Sardegna, la Campania, la Basilicata, la Puglia e la Calabria. “Una ricerca che racconta più di cento progetti positivi di riutilizzo dei beni confiscati in ben 11 regioni italiane –  dichiara Roberto Morrione –   conferma ancora una volta, che investire su questi beni su un territorio, non solo è possibile, ma produce ricchezza per il territorio, sotto il profilo culturale e sociale, e anche sotto profilo economico, in particolare per il terzo settore. Un lavoro dal quale emergono inoltre analisi e problemi che queste esperienze di riutilizzo raccontano, prima della loro nascita e nel proseguimento del lavoro”. Molto spesso le istituzioni locali si sono fatte carico di supplire a questo ruolo, ciascuno secondo le proprie possibilità.

Dalla confisca al riutilizzo sociale, un gap da superare.

Dallo studio emerge che il 36,2% delle esperienze analizzate non riferisce di alcun nessun sostegno istituzionale, ma soprattutto in termini di informazioni  e non di disponibilità.  Il 23,3% dei casi, infatti vede coinvolte nella direttamente enti pubblici, nazionali e locali. Nel 14,7% delle esperienze, invece, si e’ creata una positiva collaborazione con gli enti pubblici. L’intervento delle istituzioni resta vitale: il 64% di progetti e’ stato realizzato grazie all’intervento diretto, alla semplice collaborazione o ai finanziamenti delle istituzioni. “C’è un gap – commenta il rappresentate della Fondazione per il sud, Carlo Borgomeo – fra il versante dell’entusiasmo e dell’emozione che si prova nella partenza di un progetto su un bene confiscato e poi il suo effettivo proseguimento. In questo le banche hanno un ruolo strategico, con loro  – continua Borgomeo – possiamo ragionare per trovare soluzioni che vadano a colmare questo gap. Il presidente della Fondazione per il Sud, quest’anno impegnata in un bando volto alla valorizzazione dei beni confiscati, riassume in poche parole incisive il valore dei beni confiscati sul territorio: “quando su territori ad alta densità mafiosa parte l’esperienza di riutilizzo dei beni confiscati ai boss locali, gli occhi delle persone stanno a guardare. Aspettano. Cosa?Soprattutto di vedere come va a finire. In attesa di capire qual è il trend di potere del mafioso su quel territorio.”

Scelte economiche e sociali, l’importanza del terzo settore nella gestione dei beni confiscati

“Il riutilizzo dei beni confiscati è  un segnale importantissimo che dà un colpo reale all’organizzazione mafiosa, sistema prettamente di natura economia oltrechè criminale – osserva Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus.  Ma, in particolare, l’affidamento di questi beni a soggetti del cosiddetto terzo settore, rappresenta una doppia sfida perché si investe sul capitale sociale del territorio, che rimane l’unico vero soggetto che liberamente può incidere sulla società e testimoniare valori di legalità e sviluppo”. “Questi soggetti però – sottolinea Stefano Zamagni – sono anche gli stessi che non hanno il capitale economico per far partire questi progetti”.
 Dalla ricerca infatti emerge che: associazioni, cooperative e fondazioni, infatti, rappresentano oltre il 73% dei soggetti affidatari. Le più’ numerose sono le associazioni, per circa il 40%, seguite dalle cooperative con circa il 27%, seguono enti e istituzioni per il 18%, i consorzi con il 10% e le fondazioni col 4%. È il contrasto al disagio sociale a favore di minori, famiglie svantaggiate, tossicodipendenti, anziani e altro ancora, la buona pratica maggiormente realizzata sui beni confiscati alle mafie. “Ci sono comunque, ad oggi, le condizioni per andare incontro a questo dibattito, che coinvolte le banche, le istituzioni e la politica – conclude Zamagni.  A mio avviso stiamo andando nella direzione giusta”.   Fra le varie ipotesi Zamagni annuncia la possibilità di pensare in futuro ad una sorta di “Borsa sociale”, sul modello di quella finanziaria, rivolta però esclusivamente al finanziamento di questi progetti.

L’agenzia per i beni confiscati…

E’ Roberto Morrione infine a  ricordare che molte di queste scelte passano per la politica  e le sue responsabilità. Nella scorsa Finanziaria un emendamento consente la messa in vendita dei beni confiscati alle mafie; il 4 febbraio scorso il Governo ha annunciato la nascita dell’agenzia per i beni confiscati che da anni associazioni, in testa Libera, chiedono. “Il 36% dei beni confiscati
e’ gravato da ipoteche – ha affermato Morrione -. Lo start up di queste
nuove iniziative di assegnazione sociale sara’ molto difficile se le
banche non rimuoveranno alcuni ostacoli e non apriranno al credito. È un
nodo, a mio parere, anche politico e credo che l’agenzia non potra’ non
insistere presso il governo affinche’ i fondi raccolti e destinati altrove
in parte possano essere dirottati alle iniziative per l’assegnazione
sociale dei beni confiscati”. “L’emendamento della finanziaria ha messo in vendita e all’asta pubblica,
ma anche in vendita privata, i beni confiscati – ha concluso
Morrione – con un rischio ancora esistente che le mafie si rimpadroniscano
di cio’ a cui sono stati costretti a rinunciare, che e’ la cosa a cui
tengono di piu’ in assoluto. Sara’ fondamentale che quest’agenzia e i suoi organismi
direttivi non funzionino come un’agenzia di collocazione immobiliare, ma
aprano una pagina completamente nuova per la quale noi abbiamo fiducia;
poi vedremo sul campo quello che accadrà”.

 

 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link