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Anm, dopo la protesta chiediamo riforme

Di Stefano Fantino il . Lazio

Dopo la protesta durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, con
l’uscita dall’aula dei magistrati durante la lettura dell’intervento
degli emissari governativi, Libera Informazione ha contattato il presidente
dell’Anm Luca Palamara per discutere di questo forte “segnale” e
della situazione giustizia in Italia 

Pensa che la protesta dei giorni scorse fosse giusta nel metodo,
anche alla luce delle successive dichiarazioni di Alfano sulle defezioni
e su una protesta “poco credibile”? 

Io mi sento di poter dire che è stata una giornata molto importante
per la Magistratura italiana e veramente faccio fatica a trovare defezioni,
perché in realtà è stato visibile da parte di tutti quanti che, da
Milano a Torino a Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo ci sia stata
una risposta compatta e composta della Magistratura Italiana.  

Anche l’adesione non partecipata di Magistratura Indipendente lei
pensa sia comunque segno di unità? 

Quello che conta sono due dati: il primo che in tutta Italia si è
fatto un unico discorso e il contenuto di quel documento, condiviso
da tutti, dice sostanzialmente “basta insulti, chiediamo vere riforme”.
E ha trovato l’adesione di tutta la Magistratura italiana. Poi abbiamo
voluto dare un segno di dissenso che è stato quello del momentaneo
abbandono dell’aula, un momento simbolico riguardo lo stato di disagio
della Magistratura italiana, non una mancanza di rispetto verso una
persona o verso le Istituzioni, ma solo un gesto di dissenso. Su questo
i fatti hanno dimostrato che tanti magistrati hanno aderito a questo
appello, poi analizzare minuziosamente chi aderito e chi no lascia il
tempo che trova. 

Pensate di fronte a cio che è accaduto, che ci sia percezione di
questo disagio? 

Il nostro voleva essere un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica
in primo luogo e ovviamente anche la classe politica. È chiaro che
ora dovremo valutare quale sarà l’ulteriore corso dell’azione politica,
non possiamo che essere spettatori in questa fase e vedere quelle che
saranno le evoluzioni. Certo è che noi chiediamo riforme vere. 

Cosa chiedete, in estrema sintesi?  

Sinteticamente noi chiediamo: la sistemazione di tutti i tribunali
d’Italia, quella che si chiama “geografia giudiziaria”; in secondo
luogo sistemare il problema delle risorse materiali e umane, mi riferisco
ad esempio al problema dei vuoti nelle procure. In terzo luogo chiediamo
l’informatizzazione dei processi e in fine ovviamente, fare provvedimenti
seri sulla criminalità organizzata e il drammatico problema del carcere.
Queste sono le emergenze del momento. 

L’Anm come interlocutore del governo per riforme vista la necessità
di ragionare insieme, governo e magistrati.  Perché non si riesce
a farlo? Manca una volontà politica? 

Purtroppo negli ultimi anni abbiamo dovuto registrare come in realtà
ci siano stati dei provvedimenti che sono intervenuti sul sistema giudiziario
in maniera caotica e disordinata, che mai hanno voluto sviluppare un
discorso coerente e organico. Molteplici possono essere le cause, noi
riteniamo di dover fornire un contributo al miglioramento del servizio.
Fatto sta che dobbiamo registrare che la classe politica ha grosse difficoltà
nel fare delle riforme, perché spesso vengono sovrapposti due piani,
il piano delle riforme generali e il piano che riguarda singoli affari
personali o singole vicende personali. Tutto questo rischia di creare
confusione nel sistema, mentre io penso che bisogna arrivare a un chiaro
superamento di questa situazione.  

L’adesione massiccia alla protesta mosta il segno di una indipendenza
dalla cosidetta politicizzazione? 

Con una parola le direi, no alle “strumentalizzazioni”. Perché
è un’operazione inacettabile strumentalizzare la manifestazione di
sabato: è inutile dire che la magistratura fa una opposizione politica.
Noi abbiamo voluto dare un messaggio molto chiaro, evidenziare il disagio
da un punto di vista tecnico, tutte le ricadute che possono avere singoli
provvedimenti. L’opposizione politica si fa in Parlamento, la Magistratura
fa un’altra cosa. Parlando di politicizzazione si rischia di mettere
in ginocchio un’istituzione democratica dello Stato indefettibile per
ogni stato di diritto. 

Come valuta la soluzione dei trasferimenti tra procure per colmare
vuoti voluta dal Dl Alfano? 

L’unica cosa positiva del momento è che ci è stato un emendamento
parlamente che ha sospeso il divieto per i magistrati di prima nomina
di poter svolgere funzioni monocratiche e requirenti. Questa è la strada
da seguire. 
 

Avete in programma qualche altra significativa mobilitazione, come
il tanto paventato sciopero, qualora la situazione rimanesse questa? 

Adesso valuteremo gli esiti di questa prima mobilitazione. Auspichiamo
un cambiamento. Io la parola sciopero non la uso perché abbiamo dei
nostri organi deliberativi che dovranno valutare la situazione, però
la Magistratura ha dato ampia prova di sapersi mobilitare.

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