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Strada Facendo, i mille volti del sociale

Di Stefano Fantino il . Umbria

Passati tre anni dall’edizione cagliaritana di Strada Facendo, ritrovarsi in quel di Terni per una tre giorni di dibattito sulle politiche sociali assume un’importante valore alla luce del contesto nazionale, profondamente mutato negli ultimi anni. Leopoldo Grosso aiuta a delineare questa situazione e il valore di questo nuovo appuntamento promosso da Gruppo Abele, Cnca e Libera: «Il significato di ritrovarsi come associazioni, enti pubblici, singoli, operatori e mondo dell’informazione è fare il punto sulla situazione del sociale, dei servizi sociali – dichiara vicepresidente del Gruppo Abele – per trovare delle strategie che in qualche modo possano essere riassunti in una carta di intenti che possa orientare nei vari territori chi si impegna nel sociale per chiedere alle amministrazioni conto di alcuni temi che noi riteniamo essenziali.» 
I sette gruppi di lavoro che il sabato vedranno mille persone a confronto copro una varia gamma di problematiche che si svincolano dalle tematiche specifiche che tradizionalmente identificano il sociale. Questo perché la crisi ha ripercussioni molto ampie sulla popolazione producendo effetti dannosi e gravosi anche per fasce solitamente non considerate a rischio. 
«Abbiamo deciso di lavorare su alcuni temi che apparentemente non sono specifici delle persone di cui ci stiamo occupando, emarginati zingari, tossicodipendenti, persone con problema di sofferenza psichica, – puntualizza Grosso – ma problemi che sono trasversali perché ci pare che la crisi colpisca al contempo sia le figure più deboli e più fragili, sia la popolazione generale che invece è sempre più esposta ai rischi di emarginazione.». 
Molto spesso persone normali,perdendo la fonte di reddito perdono anche la famiglia, che non riescono a sostenere e vanno a ingrossare le fila dei “nuovi poveri”: Grosso sottolinea come «spesso nei dormitori ci sia una quota sempre più consistente di gente normale colpita dalla disoccupazione che magari stazionano solo alcuni mesi,  il tempo per trovare una lavoro». E la situazione è parecchio diffusa, complice un sistema welfare che in Italia, fanalino di coda europeo, assume tratti drammatici: gli sfratti, la mancanza di soldi per gli affitti, il lavoro precario. Tutti elementi che chiedono una forte risposta da parte di chi agisce nel sociale: «In tre anni – conclude Grosso -il quadro legislativo e la disponibilità di risorse si sono fatti più cupi, ad esempio per i migranti, però anche sul sociale, con risorse minori, nel 2009, di 40 milioni di euro». Con la conseguente difficoltà anche per chi opera in questo ambito di accogliere e aiutare, anche qui, dove si tenterà «riuscire a dare uno sbocco politico, con il fine di riuscire a condividere obiettivi sui quali fare massa critica.».

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