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Sociale, la voce della politica, dal locale al nazionale

Di Stefano Fantino il . Umbria

Concessa la parola alla padrona di casa, presidente della regione Umbria, dottoressa Lorenzetti, la mattinata conclusiva di questa quarta edizione di Strada Facendo, ha dato spazio, in quel di Terni, alla tavola rotonda, all’interno della quale, stuzzicati da Roberto Morrione, la sfera politica è stata messa a diretto contatto con le problematiche che i gruppi di lavoro di ieri avevano fatto emergere.
Se, come ha sottolineato il direttore Morrione, gli elaborati dei gruppi hanno denunciato carenze ed elaborato proposte, è pur vero che spetta alla politica, nelle sue declinazioni, dal locale al centrale, dare risposte e far proprie queste esigenze, così bene espresse dal manifesto finale di Strada Facendo.  Prima su tutti la questione del rapporto tra migranti e welfare dello stato italiano, posta da Morrione all’ex ministro Livia Turco. L’esponente cuneese del Pd esordisce elogiando lo spirito della tre giorni: proprio in essa risiede «uno stimolo a costruire una cultura della dignità personale». Punta molto sull’aspetto culturale, l’onorevole Turco, cogliendo solo in questa prospettiva la possibilità di una partecipazione integrata e di rapporto positivo e vantaggioso tra la migrazione e lo stato assistenziale. «L’immigrato è una persona da valorizzare e non da umiliare» che porta sviluppo al nostro vivere e con cui bisogna iniziare un percorso integrato fin dal principio, non individuando un “loro” ma saldando “noi e loro”. Le modalità sono quelle della lotta alla discriminazione, al lavoro nero nonché il rispetto di direttive europee, spesso non recepite, ma fondamentali per garantire diritti a chi spesso viene emarginato. Non lontano da questa ultima linea il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, che riprende il tema dal punto di vista del lavoro e del diritto di voto: «non è accettabile – dice Ferrero – l’impossibilità di voto per chi lavora e dà ricchezza al paese come gli immigrati». 
Incalzato da Morrione, che ne ha ricordato l’indipendenza personale come spesso dimostrato nei mesi scorsi, anche l’onorevole Pdl  Granata, vicepresidente della Commissione Antimafia, ha potuto portare il suo contributo, partendo dalle tematiche legate al suo profilo politico attuale, ma non disdegnando di entrare anche sul tema dell’immigrazione così sentito nella prima parte della tavola rotonda. «Un problema politico, –  taglia corto Granata – la necessità di garantire gli immigrati deriva dalla volontà di farne cittadini con diritti e doveri»; un compito essenziale per Granata che ha mostrato apertamente la sua contrarietà ad alcune posizione governative che in nome della sicurezza brutalizzavano gli stranieri. Chiamato a rispondere sui temi legati alla mafia, Granata ha detto di aver fatto sua, co-promotore l’onorevole Giulietti, la proposta di rendere il 21 marzo giornata nazionale per la memoria delle vittime di mafia ribadendo il suo impegno a rendere nuovamente elemento essenziale della politica italiana la questione mafia, problema numero uno dell’agenda, insidiosamente lasciato spesso in secondo piano e tirato fuori all’occorrenza. 
Un difficile momento per il paese. Così delinea la situazione italiana Nichi Vendola, che vede nella vicenda di Rosarno l’ epitome dello scivolamento verso il fondo di un paese che si sta «assuefando al lessico della violenza» e che in quel terribile momento si è smarrito e ha mostrato poca indignazione davanti alla battaglia di quei lavoratori la cui sorte è in mano della ‘ndrangheta.
Necessario reagire, senza nascondere la testa, per il governatore della Puglia: in questo il valore della amministrazione locale, che in questa situazione diventano laboratori per sperimentare modelli sociali alternativi: chiaro il riferimento al “No” al nucleare che Vendola ha intimato al governo, pronto invece a dare battaglia pur di riaffermare l’energia dell’atomo. Un modello alternativo, dice Vendola, «per creare una filiera produttiva differente, ecosostenibilità non come vincolo, ma come cuore di un modo diverso di fare le cose». Un modo di diventare laboratori delle tante proposte che Strada Facendo ha proposto, sperimentando coraggiosamente alternative che, per citare Morrione, le testimonianze di un’altra Italia hanno contribuito a creare.

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