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Le toghe dell’Anm piemontese unite nella protesta

Di Simone Bauducco il . Piemonte

Inaugurato il nuovo anno giudiziario
nelle 26 corti d’appello italiane dove è andata in scena la protesta dei
magistrati contro le politiche del governo in materia di giustizia. In tutta
Italia le toghe aderenti all’Anm si sono alzate abbandonando la sala al momento
dell’intervento dei rappresentanti dell’esecutivo. Così è accaduto anche a Torino: al Palagiustizia i
magistrati insieme  a metà della platea hanno
lasciato l’aula magna con la costituzione in mano quando ha preso la parola il
rappresentante del ministero della giustizia Angelo Gargani. La scelta di
mandare proprio un ex-magistrato che ha lasciato la toga per far parte dello
staff del ministero così come Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, è apparsa
come un tentativo da parte del ministero per cercare di attenuare i toni dello
scontro.

Ma nel corso della mattinata di fronte ad una platea che
vedeva presenti Luca Cordero di Montezemolo, il sindaco Chiamparino, il
presidente del consiglio Gariglio e l’esponente dell’Udc Michele Vietti, gli
interventi che si sono succeduti hanno criticato fortemente l’azione del governo. Livio Pepino, rappresentante del Csm, ha posto l’accento
sull’importanza del Consiglio in quanto organo garante dell’indipendenza della
magistratura dal potere politico nonostante i tentativi dell’esecutivo di
delegittimarlo, mentre sono state durissime le parole del Procuratore Generale
della Repubblica di Torino Marcello Maddalena: «Dietro al disegno di legge sul processo
breve c’e’ ”una sconcertante strategia”, anzi una resa. Da un lato si
appesantisce il carico di lavoro degli uffici giudiziari , dall’altro si
tagliano drasticamente i tempi per una risposta valida dello Stato. Questa
strategia ha nella storia un illustre progenitore: Penelope. Ed e’ la strategia
del fare per disfare. Disfare quel poco o tanto che si e’ riusciti a fare. Ma
se così, ho il dubbio che non di strategia si tratti ma di resa. La
declaratoria di prescrizione del reato rappresenta una sconfitta dello Stato».

Lo segue a ruota Giancarlo Caselli che ha deciso di non
intervenire in segno di adesione alla protesta: «Ho aderito alla protesta perché
voglio mettermi dalla parte dei cittadini. La magistratura non è in grado di
rendere il servizio che essi pretendono. Non è in grado perché mancano soldi,
uomini, segretari e cancellieri in particolare, mezzi, procedure adeguate e
politiche di vera riforma – ha spiegato dopo aver abbandonato l’aula – Il
processo breve è una formula ingannevole se si fissano dei termini, a pena di
morte del processo, senza però fare nulla perché possano davvero essere
rispettati».

Contro il processo breve si è scagliato anche il presidente
della Corte D’Appello Mario Barbuto dopo aver elogiato la laboriosità dei
magistrati torinesi enunciando i risultati raccolti nell’anno passato. «La
durata ragionevole del processo e’ la mia ossessione”, ma la disciplina del
processo breve ”non e’ opportuna”, perche’ e’ sufficiente l’attuale regime
indennitario e, nel caso penale, l’estinzione del processo».

Alla
protesta dei magistrati hanno aderito anche i ragazzi di Libera
Piemonte che hanno abbandonato la sala al momento insieme a loro per
unirsi in presidio fuori dal palagiustizia.

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