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Processo Addiopizzo, condanne per 150 anni di carcere

Di Nello Trocchia il . Sicilia

Una sentenza di primo grado che rappresenta un duro colpo alla mafia delle estorsioni e degli affari. Parliamo del processo Addio pizzo, proprio nel giorno in cui Confesercenti propone i suoi dati sul fatturato della mafia: 135 mld di euro ogni anno mentre i giornali pensano ai capelli di Berlusconi. La sentenza Addio pizzo ha condannato, complessivamente, a oltre 150 anni di carcere 13 dei 17 imputati. La pena più alta è stata inflitta ai capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che hanno avuto 30 anni di carcere ciascuno. Ma non si può parlare di lotta alla mafia trascurando le contumelie di molti esponenti del governo contro i magistrati in prima linea per combattere il crimine e il malaffare.

A sostenere l’accusa nel processo Addio pizzo c’erano i pm Marcello Viola, Francesco Del Bene, Anna Maria Picozzi e Gaetano Paci. Paci ci racconta questa sentenza e questo clima di delegittimazione continua nei confronti delle toghe. Pochi giorni fa si è scoperto un progetto della mafia per ammazzarlo. Paci è un pm rigoroso dal 1995 alla Procura della Repubblica di Palermo, dal 1999 è stato nominato componente della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo siciliano. Con le sue indagini ha portato alla cattura di latitanti, sostenuto l’accusa in processi contro malaffare e corruzione.

Paci racconta questo periodo e il progetto della mafia di nuovi attentati contro le toghe. E alla domanda se il clima di odio e delegittimazione delle toghe aiuta Cosa Nostra, Paci risponde: “  Io penso che l’opera di demolizione della credibilità e della legittimità dell’azione della magistratura che negli ultimi è stata portata avanti anche da soggetti di importanti istituzioni del nostro paese, agevola obiettivamente i propositi di chi vede nella magistratura un soggetto da demolire con il tritolo. Accade a Palermo, ma può accadere anche altrove. Non c’è dubbio questi propositi stragisti che periodicamente affiorano nei confronti di singoli appartenenti alla magistratura, non maturerebbero se nei confronti dell’azione della magistratura vi fosse un sostegno corale delle istituzioni”.

Paci che ispira il suo lavoro al giudice Antonino Saetta, massacrato dalla mafia nel 1988, vuole precisare un punto: “ Voglio dire una cosa. Vedo come delegittimazione dell’opera della magistratura il continuo e ricorrente riproporre all’opinione pubblica come un esempio da seguire Vittorio Mangano. Ricordiamo che Mangano era un mafioso, un mafioso. Condannato definitivamente per associazione mafiosa e in primo grado, prima che morisse, per tre omicidi. Mafioso che non ha fornito alcuna informazione alla magistratura delle verità in suo possesso. Farlo passare per eroe e proporlo come eroe spiega bene il segno di degrado a cui si è giunti e il progetto continuo di demolizione della magistratura”.

Mangano era un mafioso, ma i coreuti del capo non hanno trovato di meglio che tacere quando Berlusconi lo ha definto eroe, tacciono e votano anche leggi che metteranno in ginocchio la giustizia come le intercettazioni e il processo breve. Sul processo addio pizzo che è arrivato a sentenza, Gaetano Paci spiega: “ Sono state accolte le richieste dell’ufficio di procura. Quello che conta è che è stato accolto il quadro probatorio presentato sulla base degli elementi documentali rinvenuti in occasione della cattura dei Lo Piccolo, nel novembre 2007”. Elementi documentali rappresentati dagli 800 pizzini dai quali è stato possibile comprendere il giro di affari che ruotava intorno al fenomeno delle estorsioni con chiari riferimenti alle imprese taglieggiate.  Paci, dopo questa importante condanna, mette in guardia da facili ottimismi. “ All’inizio del 2008 c’è stato uno slancio importante delle giovani generazioni di imprenditori palermitani. Il processo lo documenta visto che ci sono 40 imprenditori che hanno deposto e riconosciuto chi commetteva le estorsioni. Bisogna anche dire che da allora questo movimento degli imprenditori ha segnato una battuta d’arresto. Oggi è molto difficile trovare chi denuncia i fatti di cui è vittima. La sentenza del tribunale rappresenta un incentivo per chi ancora non compie questo passo”.

Paci denuncia anche le carenze di organico nel distretto di Palermo e chiede che il governo elimini il divieto di destinare magistrati di prima nomina. “ Abbiamo bisogno di uomini e mezzi. L’esempio, di certo non originale, ci manca anche la carta per scrivere gli ordini di cattura. Preoccupa molto il possibile processo breve che non rappresenta una soluzione, ma un ulteriore colpo al funzionamento della giustizia”.

L’audio dell’intervista a Gaetano Paci (I parte II III)

Ascolta anche la voce di Daniele Marannano, vicepresidente di Addiopizzo . Marannano: “Segnale importante, ma ancora in molti pagano la mafia”

www.federalismocriminale.it

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