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Nissa Calcio, una partita dedicata all’antimafia

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

Un pareggio, fuori casa, a Rosarno, dedicato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia a Caltanissetta e all’ex sindaco di Gela. Il calcio, la Sicilia e la Calabria. La mafia e la speranza dell’antimafia dei fatti e dei segnali importanti. C’è  tutto questo, per una domenica, grazie alla società di calcio Nissa, all’interno di un campionato calcistico di serie D, tradizionalmente, incubatore, talune volte, di talenti, tante altre di giovani che dedicano al calcio una parte della propria vita. Giovani che imparano  a correre, sul campo, come nella vita. Imparano a credere, nei propri compagni, come nella società, quella fuori dal campo: la società civile e i suoi protagonisti. Come Crocetta, come i magistrati cui una squadra di calcio, subito denominata “antimafia” ha scelto di dedicare una vittoria importante, in un momento difficile per l’ex sindaco e i magistrati, oggetti di piani intimidatori da parte delle cosche.

Domenica alle 17:38 del 24 gennaio, la partita che contrapponeva la formazione della Nissa Calcio, protagonista di un campionato costellato di alti e bassi, ai padroni di casa del Rosarno, titolari di uno dei posti immediatamente prossimi al vertice della classifica, si è oramai conclusa. Il confronto non fa né vinti né vincitori: un 1-1 destinato a collocarsi entro una storia calcistica che pochi avrebbero ricordato da qui ad alcuni mesi, un punto che dà coraggio ai nisseni e limita il percorso della più quotata compagine calabra.

Per comunicare ai tifosi lontani, in quest’occasione dagli undici nisseni in campo a Rosarno, la società dirama un comunicato stampa, non uno dei tanti, però, assai dettagliati solo nella disamina dei momenti salienti dell’incontro e nel tessere l’elogio dei tesserati: si tratta, invece, di una disamina che mette quasi da parte le modalità di gioco e si stringe tutta intorno ai nomi di tre magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Caltanissetta, Sergio Lari, procuratore capo, Domenico Gozzo, procuratore aggiunto, Giovanbattista Tona, giudice delle indagini preliminari, e di un ex sindaco del comune di Gela, Rosario Crocetta, ora parlamentare europeo del Partito Democratico.“La Società Sportiva Nissa Football Club A.S.D. in segno di solidarietà ai magistrati del Tribunale di Caltanissetta: Sergio Lario, Domenico Gozzo, Giovanbattista Tona e dell’ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta, indicati come possibili bersagli di attentati mafiosi, dedica il punto odierno conquistato a Rosarno a tutti coloro  che operano al fine di far rispettare la legge nel territorio”.

Il contenuto di un semplice dispaccio, normalmente destinato agli addetti ai lavori, inizia a propagarsi alla stregua di un positivo enzima entro un apparato poco avvezzo a ricevere tali supporti vitali: la società calcistica ha fatto una scelta non mediata da particolari utilità. Mentre nelle case di milioni di appassionati iniziavano ad irradiarsi le immagini di quella che è stata ribattezzata la “scala del calcio”, lo stadio Meazza di Milano, teatro del derby fra le due locali compagini, Milan ed Inter: la Nissa veniva descritta, da molteplici agenzie di stampa e siti internet, utilizzando la definizione di “squadra antimafia”.

In un’Italia fondata, non più sul lavoro, oramai precario o flessibile, secondo le più moderne tesi giuslavoriste, bensì sulle riabilitazioni postume, i compromessi politici, gli sdegni pilotati, i silenzi di piacere: un foglio redatto dai vertici di una piccola società calcistica, erede di fasti sportivi oramai quasi irraggiungibili, può generare meraviglia e smembrare un sistema troppo “abbottonato” per spingersi a tanto. Il destino, tanto caro agli antichi greci, tra i primi colonizzatori dei territori meridionali, sembra, peraltro, aver avuto un ruolo: la competizione che ha permesso la diffusione del messaggio si teneva in uno dei tanti campi di provincia, quella di Reggio Calabria in questo caso, appena attraversata, proprio nel circondario rosarnese, dallo spontaneo moto di ribellione dei lavoratori migranti, ultimi in una terra di ultimi: in grado di ribellarsi a schemi lontani dalla loro mentalità e condizione individuale.

Caltanissetta e Rosarno, la Sicilia e la Calabria, braccianti, studenti, magistrati, sportivi, cittadini, rivendicano un esistente difforme da quello attuale: contro ogni oppressione, mafiosa o lavorativa. La Società Sportiva Nissa Football A.S.D. ha contribuito, da un piccolo stadio di periferia,  a far conoscere una diversa Caltanissetta, la stessa che lo scorso sabato ha deciso di schierarsi con coloro che intendono spezzare il giogo mafioso, tanto stretto da aver soffocato intere città dell’area, Gela, Riesi, Mazzarino, San Cataldo: geograficamente lontane dal capoluogo nisseno ma strategicamente mai così vicine. Così come la Calabria non intende essere rappresentata dagli sfruttatori di Rosarno, così la Sicilia sportiva si smarca dalla solidarietà, risalente a qualche mese addietro, manifestata in favore del boss agrigentino, Nicola Ribisi, dal presidente di un’altra storica realtà “pallonara” regionale, l’Akragas Calcio, Gioacchino Sferrazza.  

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