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Lombardia: emergenza ecomafie

Di Gaetano Liardo il . Lombardia

Dieci arresti e quaranta indagati per una grossa operazione condotta dai carabinieri del Gruppo Tutela Ambiente in Lombardia. E’ stata sgominata un’organizzazione dedita al traffico e smaltimento  illecito di rifiuti pericolosi operativa a Fagnano Olona, nel varesotto. I proventi del traffico, riciclati, sarebbero stati utilizzati per riacquistare all’asta beni precedentemente pignorati.  Con l’operazione di oggi la situazione in Lombardia appare sempre più critica e preoccupante. Al traffico dei rifiuti pericolosi fanno da pendant i grossi appalti per l’Expo, una grossa occasione per le mafie, mentre lo Stato non si adegua degli strumenti necessari per il contrasto. Ne parliamo con Sergio Cannavò, vicepresidente di Legambiente Lombardia.

Oggi è stata fatta un’operazione in Lombardia relativa al traffico di rifiuti pericolosi con dieci arresti e quaranta indagati, qual è la situazione ecomafie nella regione?

La situazione è esattamente quella che viene fotografata dall’operazione di questa mattina. La Lombardia ormai da diversi anni è al centro di grossi traffici di rifiuti, al pari delle regioni del sud Italia, che tradizionalmente vedono una forte presenza di infiltrazioni mafiose, e attività illegali spostate anche sul settore della gestione e del traffico illegale di rifiuti. In Lombardia transitano molti dei rifiuti gestiti in questo modo. Da qui partono e vengono prodotti, ma qui spesso vengono anche smaltiti, ed è proprio il caso  dell’operazione di stamane. Inoltre, ormai da anni, non solo più come attenzione o allarme lanciato da alcuni settori della società civile, ma anche in modo documentato dalle stesse inchieste, è chiaro c’è un diretto coinvolgimento della criminalità organizzata. Penso alla ‘ndrangheta nella zona di Milano e di Varese, ma negli ultimi anni non mancano episodi che coinvolgono anche la camorra e cosa nostra, o comunque personaggi che fanno da tramite nei confronti di queste organizzazioni criminali.  

Possiamo dire quindi che c’è una emergenza ecomafie in Lombardia?

Si, un’emergenza che è acuita dal fatto che, come oramai tutti sanno, tra cinque anni ci sarà Expo 2015. Da qui al 2015 sono previsti grossi appalti, grosse opere pubbliche, l’arrivo di ingenti quantitativi di capitale che dovranno finanziare attività che vanno dalla realizzazione di infrastrutture, autostrade. Settori molto sensibili alle infiltrazioni criminali come la movimentazione terra, l’apertura di cantieri e di cave, dove tra l’altro spesso vengono seppelliti i rifiuti tossici. L’emergenza c’è, adesso si tratta di smetterla di denunciarla, di sbandierarla, è il momento di passare all’azione.

Una battaglia che Legambiente sta portando avanti è quella del riconoscimento del delitto  contro l’ambiente che non esiste nel codice penale...

Si in questo ambito è il principale strumento che ancora manca nella nostra legislazione, nonostante  ci sia chiesto dalla Comunità Europea. Il delitto contro l’ambiente è fondamentale e importante, ma dobbiamo  sottolineare quante proposte di riforma generale, per ora paventate, rischiano di minare il contrasto anche a questo tipo di criminalità.  Mi riferisco, ad esempio, alla modifica della normativa sulle intercettazioni. Grandi operazioni sul traffico dei rifiuti, ce lo raccontano gli stessi investigatori, sono possibili grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Penso anche al cosiddetto “processo breve”. Spesso ci costituiamo parte civile nei processi e vediamo come anche in questo campo la prescrizione decapiti l’accertamento della verità e l’attribuzione delle responsabilità. Il “processo breve” sarebbe un ulteriore favore ai responsabili di questi crimini. Inoltre, nell’inchiesta di oggi pare che ci fosse riciclaggio di denaro per l’acquisto di beni che in precedenza erano di proprietà di mafiosi, fattore che si collega alla sciagurata proposta che prevede l’alienabilità dei beni confiscati alle mafie.

Dagli studi di Legambiente emergono dati preoccupanti sull’avvelenamento del nostro paese. Che tipo di politica si sta facendo per contrastare questo fenomeno?

Come dicevo prima, la politica sta facendo poco. Sono decenni che proponiamo l’introduzione del delitto contro l’ambiente. Per essere chiaro, per molti di questi reati i responsabili, ammesso che vengano individuati e che si riesca ad arrivare alla conclusione di un processo, rischiano di non finire in carcere e di pagare soltanto una multa di poche migliaia di euro. La riforma degli strumenti repressivi in materia di delitti contro l’ambiente permetterebbe di adeguare la sanzione alla gravità dei reati. Sono reati che  mettono a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini.

Dei segnali positivi noi comunque li vogliamo registrare. E’ notizia di questi ultimi giorni che proprio in vista dell’Expo il Governo prevede l’istituzione di un comitato che dovrà vigilare sulla trasparenza e sulla gestione degli appalti delle grandi opere, e di un gruppo interforze con compiti prettamente investigativi. Questo sicuramente è un evento significativo di come si deve operare, facendo sinergie  tra i vari componenti della lotta alla criminalità organizzata. Mancano tutta una serie di strumenti e sarebbe il caso che ci si adeguasse per essere pronti al contrasto, evitando quelle riforme di cui dicevo prima, perché sono in contraddizione con una politica che vuole sconfiggere la criminalità anche nel settore ambientale.
 

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