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Dalla lingua bantu alla realtà di Palermo

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Palermo
vista con gli occhi di un bambino che litiga con un altro, non per il
colore della sua pelle ma per avere un giocattolo, che fra gli altri,
preferisce. Anche questo è Ubuntu, un centro internazionale
delle Culture, che da tre anni, si occupa di fornire assistenza socio –
educativa a bambini di origine straniere e non, prevalentemente
residenti nei quartieri del centro storico di Palermo.
Ubuntu è un’etica o un’ideologia dell’Africa Sub-Sahariana che
si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. È
un’espressione in lingua bantu che indica “benevolenza verso il
prossimo”.  A idearla, nel capoluogo siciliano, un gruppo di volontari che hanno scelto come
regola di vita, il rispetto dell’altro. Appellandosi all’Ubuntu si è
soliti dire Umuntu ngumuntu ngabantu,
“io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”. Così Ubuntu esorta
a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo
dei propri diritti, ma anche dei propri doveri.  L’asssociazione
che ha la voce e l’impegno di Claudio Arestivo e di Fabrizio Ferrandelli, il
tempo e la professionalità di numerosi volontari e professionisti del
settore, nasce per dare una risposta concreta alle famiglie di
tutte le etnie, prevalentemente residenti nei quartieri del centro
storico (originariamente il quartiere di Ballarò) che –  come facilmente
riscontrabile dai dati ufficiali (sito del Comune di Palermo sui
servizi scolastici) –  risultano mancare clamorosamente
nell’offerta di servizi pubblici rivolti alla prima infanzia. Ai
servizi tradizionali che  generalmente offre un centro ricreativo,
Ubuntu ne affianca altri fondamentali, e indissolubilmente legati alle
necessità familiari: gli operatori ed i volontari gestiscono ogni
mattina il servizio di baby parking per i più piccoli (0-4 anni),  ad ora di pranzo vanno
a
prendere i bambini delle elementari ( 5-8 anni ) a scuola per portarli
a pranzare al centro, preparano il pranzo, organizzano il sostegno
scolastico ed i laboratori artistico-creativi. Di questa esperienza di
integrazione e innovazione abbiamo parlato con Claudio Arestivo,
ideatore e animatore del progetto;

Chi c’è dentro il mondo di Ubuntu?

I bambini di Ubuntu sono circa 70 provenienti da innumerevoli realtà residenti sul nostro territorio. I nostri utenti oggi presentano origini prevalentemente ghanesi, marocchine , avoriane, delle isole Mauritius, peruviane, rumene e dei quartieri di Ballarò, Cala, Vucciria, Borgo Vecchio etc. Ubuntu in virtù della pressante richiesta che inesorabilmente arriva dai vari quartieri ha deciso di moltiplicare i propri interventi e provare ad esportare quanto più possibile il proprio modello solidaristico. Oggi siamo presenti nel quartiere Cala / Vucciria ove quotidianamente Ubuntu funziona da centro polivalente,  in più in collaborazione con il CE.S.I.E (Centro Studi ed Iniziative Europee) gestisce da qualche mese il nuovo servizio di baby parking all’interno della scuola Ferrara alla Magione. In ultimo le attività congiunte (mensa e doposcuola) con il centro “Dipingi la pace” al Borgo Vecchio e le attività teatrali musicali e circensi in collaborazione con le associazioni Acunamatata e Popolarti ha praticamente quadruplicato l’azione nei territori.

Un aiuto all’integrazione ma anche un aiuto alle famiglie?

L’umanità di Ubuntu è stata da poco riconosciuta e quindi premiata a livello nazionale dal Ministero per la Famiglia che durante una cerimonia ufficiale tenutasi nel mese di dicembre 2009 ha consegnato all’associazione una menzione speciale come una delle migliori realtà Italiane in materia di sostegno alla famiglia. Ubuntu in occasione del 2010 proclamato Anno Europeo della lotta contro la povertà, decide di rilanciare ulteriormente i propri spazi , le proprie collaborazioni ed i propri servizi resi sempre a chi ha più bisogno e a chi trova più difficoltà nel trovare nelle istituzioni un valido interlocutore. Per questo durante gli ultimi giorni dell’anno quasi trascorso è stato inaugurata a Tavola Tondain collaborazione con la scuola Impastato “la scuola popolare” per il conseguimento della terza media. Questa fantastica esperienza totalmente gestita ed offerta a titolo gratuito, ha già riscosso l’entusiasmo di molte persone tra i quali ad esempio alcuni dei senza casa di piazza Guzzetta e diversi abitanti del quartiere che hanno già iniziato a frequentare le lezioni decidendo cosi di individuare nell’istruzione il proprio strumento di rivalsa e riscatto sociale. 

Progetti in cantiere per l’anno appena iniziato?

Molti. L’inaugurazione di un Ambulatorio Pediatrico gratuito gestito da un gruppo di dottori, pediatri, odontoiatri e psicomotricisti , in collaborazione con le associazione Acunamatata e Popolarti si è dato vita al Centro delle Arti e delle Culture Tavola Tonda, spazio pensato non solo come luogo fisico ove poter ospitare attività che mirino alla promozione e valorizzazione culturale ma anche, o soprattutto, all’integrazione delle classi sociali deboli e come realtà in cui offrire un’alternativa creativa e riabilitativa a tutti coloro che vivono una realtà difficile e spesso esasperata. Workshop artistici, scuole di musica, danza e circo, laboratori di teatro e molto altro ancora, per fornire strumenti vivi di partecipazione, nuovi modi di socializzazione.

Qual è stata la reazione dei palermitani e dei migranti alla vostra presenza sul territorio?

 I migranti di palermo hanno
guardato e guardano Ubuntu come uno spazio familiare, un posto dove
questi possono lasciare i propri figli sapendo di poter stare sereni
dell’affetto e dell’attenzione che i tanti volontari del centro
dedicano loro. Anche i palermitani hanno seguito con entusiasmo questa
nascita e questa crescita, contribuendo attivamente a risolvere i mille
problemi quotidiani che un associazione di volontariato puo incontrare
sul nostro territorio.. Simone per citare un esempio “Lo stigghiolaro
del quartiere Ballarò
” (le stigghiole sono le interiora della vacca che
qui gli ambulanti arrostiscono per strada”) è stato l’esempio di
solidarietà per eccellenza chiedendo di diventare il cuoco di
riferimento del centro e diventanto un promotore a tutti gli effetti
del progetto Ubuntu.

Cosa
si legge negli occhi di questi bambini, immigrati o palermitani, quando
vivono l’esperienza di incontro/scambio di Ubuntu?

Ubuntu è uno spazio di integrazione.. al suo interno puoi
realmente constatare quanto il razzismo  e la xenofobia siano costrutti
mentali degli adulti. I bambini di Ubuntu strillano e litigano tra
loro.. ma non per il loro diverso colore di pelle bensi per la
conquista di un giocattolo piuttosto che di qualche altra cosa.. A
volte capita che i bambini raccontino di sentirsi stranieri in una
terra nella quale sono nati… a questo noi oltre che con le parole
rispondiamo con i fatti cercando di esportare sempre più in città ed
oltre un modello che è quello di Ubuntu.. di solidarietà e rispetto
dell’altro.

Dopo
i fatti di Rosarno, l’Italia scopre banalmente che gli immigrati in
Italia molto spesso sono “soffocati” dalla presenza delle mafie sul
territorio, tanto quanto i cittadini dei quartieri difficili, o gli
imprenditori e i commercianti che trovano un negozio dato in fiamme per
non aver pagato il pizzo. A Rosarno, gli africani hanno detto no, ma
ora sono stati trasferiti in altre realtà difficili come Castelvolturno
e Crotone. A Palermo a tuo parere, qual è la situazione attuale?

 A Palermo, a mio avviso, non esiste una
situazione molto diversa da quella di Rosarno. Certo Palermo è la V°
città d’Italia per cui qui a differenza di un piccolo paese esistono
storie parecchio diverse, esistono immigrati ben integrati esistono
famiglie straniere con posti di lavoro ben remunerati, esiste però
quella grossa fetta di invisibili resi schiavi da un sistema mafioso
che misto al difficile mercato del lavoro e ancor di più inserito in
 un sistema di leggi come quello della Bossi – Fini ne agevola
sicuramente l’azione. 

Tu hai lavorato in passato anche in quartieri difficili come
Brancaccio …. sei stato e sei ancora oggi un operatore di strada. Si
parla molto della rinascita di una primavera palermitana, dai ragazzi
di Addiopizzo a Libero Futuro, ad altre realtà. Tu quale Palermo
incontri giornalmente nel tuo lavoro?

  Ogni giorno a Palermo incontro tanta gente
che ha voglia di cambiare, tanta gente che vuole svoltare e che spesso
aspetta qualcuno che muova i primi passi.. sicuramente delle cose si
muovono e cambiano .. anche se agli occhi di molti questo sfugge. Mi chiedevo qualche giorno fa se fosse stato ipotizzabile 20
anni fa vedere all’arresto di un boss (cosi come successo nel caso di
Provenzano, di Nicchi ed altri ancora) centinaia di giovani insultare
lo stesso e festeggiare davanti la centrale… queste sono vittorie,
vittorie di un popolo che nel sommerso lotta, senza troppi proclami o
senza per forza professarsi professionista dell’antimafia.. questi sono
i veri cambiamenti e casualmente o non troppo casualmente vengono tutti
dal basso..   

Con voi lavorano come volontarie anche le ragazze fondatrici di
Bayty Baytik, intorno si è creata una rete spontanea ma organizzata
anche con l’appoggio di Libera Palermo. C’è una rinnovata attenzione al
problema sociale dell’immigrazione e integrazione?
 

La
rete creata intorno a noi è una rete che cresce ogni giorno di più, è
la rete che si identifica nel rispetto e nella rivendicazione dei
diritti negati. Non soltanto immigrazione ma anche infanzia perchè un
bambino prima ancora di essere un immigrato è un minore e come tale è
nostro dovere tutelarlo. Tutta la fascia di quella popolazione che noi
chiamiamo invisibile  oggi si riconosce nei nostri percorsi di rete e
lavora insieme a noi utilizzando spazi e linguaggi diversi per
l’ottenimento di quelli che sono i diritti inalienabili di tutti gli
essere umani.   

Quali interventi economici o legislativi (magari anche regolamenti
comunali o interventi vari) potrebbero, ad oggi, sostenere maggiormente
il vostro lavoro?

Sul piano economico è realmente triste visti i tagli operati
sul sociale durante l’ultimo decennio .. Ubuntu dalla sua nascita
decide di non sostenersi attraverso fondi pubblici volendo affidarsi
alla solidarietà dei singoli cittadini e dei comitati di solidarietà ..
per questo nasce il progetto “Adotta un bambino in vicinanza” (lo strumento di solidarietà che Ubuntu adopera per far si che sempre più bambini possano accedere a servizi di qualità all’interno dei propri quartieri, ndr). Sul
versante legislativo basterebbe applicare le leggi e rispettare ad
esempio la convenzione sui diritti dei minori firmata dall’Italia nel
1991 o cercare di rapportarsi agli obiettivi sull’infanzia sanciti dal
trattato di Lisbona e dai quali siamo ancora anni luce lontan.

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