Calcestruzzi Ericina cede il posto alla Calcestruzzi Ericina Libera
L’appuntamento è stato fissato davanti al notaio. A giorni con un atto notarile infatti verrà sancito lo scioglimento della Calcestruzzi Ericina, la società sequestrata (1996) e confiscata (2000) al capo mafia di Trapani Vincenzo Virga. È l’ulteriore passo verso il ritorno sul libero mercato dell’azienda che nel frattempo, con l’amministrazione giudiziaria, è stata riconvertita, affianco all’impianto di produzione di calcestruzzo, che ai tempi della gestione mafiosa agiva in regime di monopolio, è stato realizzato un impianto per il riciclo degli inerti, unico in Sicilia e nel meridione.
Storia travagliata quella della Calcestruzzi Ericina, è di pochi anni addietro il tentativo di Cosa Nostra di provocarne il fallimento mentre è ancora in corso il processo relativo ad un tentativo, pilotato dai boss mafiosi locali, di ottenere una valutazione di comodo (da parte dell’Agenzia del Demanio) per acquistarla in maniera facile facile. Tentativo che non andò in porto per la ferrea vigilanza posta in essere dal prefetto dell’epoca, Fulvio Sodano. I mafiosi tentarono di convincerlo attraverso propri, insospettabili, complici, imprenditori locali, a svendere la Calcestruzzi Ericina che nel frattempo andava perdendo commesse e rischiava il fallimento.
Questo per l’azione condotta dagli stessi mafiosi che riuscivano a condizionare l’imprenditoria locale facendo acquistare il cemento presso le aziende loro vicine, evitando di fare ordinare commesse presso la Calcestruzzi Ericina. Il prefetto Sodano sventò il piano e la sua azione fu determinante per salvare la Calcestruzzi Ericina e dunque l’occupazione che oggi adesso è potuta anche crescere. L’intervento di Sodano da uomo delle istituzioni ad oggi rimane quasi non considerato dalle istituzioni, il Governo nel 2003 decise un trasferimento strano sul quale indaga ancora oggi la Procura antimafia di Palermo. Il sottosegretario all’interno dell’epoca, il sen. Tonino D’Alì ebbe uno scontro con Sodano proprio per la difesa della Calcestruzzi Ericina, il Comune di Trapani ancora oggi nega quella cittadinanza onoraria che nel dicembre 2005 fu deliberata dal Consiglio comunale.
Una vicenda che processualmente per una parte si è conclusa con la condanna del capo mafia Francesco Pace e dell’imprenditore diValderice, Vincenzo Mannina. Loro gli artefici dei tentativi di fallimento dell’impresa e dell’acquisto pilotato, per una manciata di euro. Dibattimento in corso invece per il funzionario del Demanio, Francesco Nasca, che per conto di Pace avrebbe avuto il compito di sottostimare l’azienda per la sua (s)vendita.
Lo sciglimento di oggi della Calcestruzzi Ericina, regolare e con tanto di atto notarile, apre le porte dell’impresa che si trova nella zona industriale del capoluogo trapanese alla cooperativa che nel frattempo è stata costituita dai suoi dipendenti, quegli stessi che i mafiosi volevano vedere licenziati. A giorni infatti il Demanio dovrebbe definire il contratto di locazione dell’impresa alla cooperativa «Calcestruzzi Ericina Libera». Questo dopo il decreto in tal senso firmato dal prefetto Stefano Trotta. «Abbiamo sempre lavorato a parte un duro periodo di crisi in cui venivamo boicottati da imprese vicine alla mafia – racconta il presidente della cooperativa, Giacomo Messina – L’azienda fatturava intorno ai due milioni l’anno, siamo scesi a un milione nel 2001. Poi la risalita, grazie a una grossa commessa per il porto di Trapani. Ora siamo sul mercato».
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