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Anche più a Sud di Tunisi c’è Rosarno

Di Giorgio Ruta il . Sicilia

Il sole è forte, ti segna la faccia, ti sfianca nell’estremo sud, nell’estremo sud siciliano. E chinati a lavorare in un campo o dentro una serra e ancora più  forte. Se giri da queste parti, tra Ragusa e Siracusa, tra Portopalo e Vittoria, saltano agli occhi gli infiniti campi pieni di carrubi, di olivi e poi le serre, tante serre. Questa è la ricchezza di questo territorio. Il pomodoro di Pachino, la carruba, le fragole sono l’oro che nasce da queste terre. Ma se apri gli occhi ne vedrai ben pochi di italiani chinati in questi campi più a Sud di Tunisi. E più a Sud di Tunisi è il sottotitolo del documentario di Francesco Di Martino e Sebastiano Adernò, U Stisso Sangu. Un documentario forte che ricostituisce con un’estrema minuziosità e senza retorica il percorso dei migranti: dall’Africa passando per il mediterraneo per finire sotto ad un albero di una assolata campagna siciliana. Abbiamo parlato con Francesco per farci raccontare con i suoi occhi quello che ha visto e abbiamo scoperto che Rosarno non è molto lontano dal sud est siciliano.

Tu girando il tuo documentario “U stisso sangu” ti sei trovato a contatto con i migranti che si trovano nell’estremo sud, tra le province di Ragusa e Siracusa. Che lavori svolgono? “ci fregano il posto”?

I lavori che svolgono sono i cosiddetti lavori umili. Fondamentalmente sono quelli che noi siciliani, e io in primis, non vogliamo svolgere perchè educati e spinti dai nostri genitori a seguire gli studi, senza considerare  che qui nelle nostre campagne c’è davvero un tesoro che si raccoglie dagli alberi. Nel Pachinese c’è un massiccia presenza di marocchini, che arrivano con le quote d’ingresso, hanno già dei punti di riferimento sul territorio. Considera che i marocchini insieme ai tunisini sono stati i primi ad arrivare in Sicilia con gli sbarchi più di 10-15 anni fa. Sono quelli che raccolgono il famoso pomodorino di Pachino, lavorano in cooperative, molti di questi regolari e una piccola parte  clandestini. Se ci spostiamo nella cassibilese siamo di fronte a un altro scenario. Quello che comincia con la raccolta della patata da fine aprile, e con le fragole in estate. Li siamo di fronte  ad una presenza di stagionali, e sono principalmente sudanesi, somali, etiopi che di anno in anno seguono la stagione, e sono quelli che hanno principalmente tantissimi problemi, sopratutto con le ultimi leggi che sono state portate avanti dall’attuale governo. Nel ragusano la questione è un po’ diversa, nelle campagne di Vittoria, S. Croce Camerina c’è una presenza massiccia di rumeni, e poi una parte di Africa del Nord. Ma buona parte e gente che rimane qui tutto l’anno. Dobbiamo pensare che i migranti  sono gli unici che portano avanti quella che è una importante ricchezza per il  meridione, cioè l’agricoltura. Poi possiamo parlare anche di edilizia e di industrie ma ci dobbiamo spostare un po’ più a Nord di Roma. Ora prova a bloccare tutto questo per un solo giorno, lascio immaginarti cosa succederebbe. Sono fondamentali per la nostra economia.  

Dal tuo documentario viene fuori un quadro sconvolgente delle loro condizioni di vita, tu che le hai visto con i tuoi occhi puoi descrivercele?

Ma devo dire che raccontarlo in video è stato più facile, perchè sei li a filmare cercando di catturare ogni dettaglio. Ma da dietro la telecamera c’era una faccia scioccata, di fronte a un migrante somalo che ti fa vedere qual è il suo piatto  per mangiare (un sacco di spazzatura stirato a terra). Quando mi hanno mostrato i letti all’aperto, materassi raccolti dalla spazzatura, tutto accompagnato da una loro risata, perchè loro in un primo momento non riuscivano a rendersi conto della gravità della situazione, sembravano quasi divertiti. Forse questa era la cosa che mi inquietava di più.  Pensa che molti dei migranti che poi hanno visto il film,  nelle  58 proiezioni che abbiamo fatto, che rivendendo quelle immagini hanno riso, dicendomi:  “io ho passato tutto quello” come se fosse stata un avventura.

Alla luce dei fatti di Rosarno, secondo te queste condizioni in cui i migranti sono costretti a vivere possono essere alimentatrici di rabbia e di contrasto?

Io credo che la disperazione possa alimentare rabbia. Forse qualcuno mi criticherà per quello che ti sto per dire, la violenza non piace a nessuno, violenza che a Rosarno c’è stata da entrambi le parti (e  che comunque i media hanno alimentato) ma forse era ora che in qualche modo reagissero, e la violenza in questo caso è servita a sollevare il vero problema, che non ha che fare solo con lo sfruttamento dell’essere umano, e alla condizioni di vita allucinanti, ma richiama all’attenzione anche la presenza dello Stato, praticamente assente,  e di un sistema capitalista che si arricchisce alle spalle di chi si ammazza di lavoro,  in cui in alcuni casi colluso con mafia, camorra e ‘ndrangheta. Nel ’68 proprio qui vicino a noi, i braccianti avolesi sono scesi in strada e tirarono giù i muri a secco e ribaltarono macchine, bloccando per mesi le strade, ci son stati parecchie scontri con la polizia, e la polizia ha sparato sui manifestanti ammazzandone  due. Negli ultimi anni azioni simili si sono viste solo in Francia, sempre per mezzo dei migranti. Forse i migranti ci hanno ricordato come si può davvero ottenere un risultato. Oggi sono loro i nuovi braccianti, e loro hanno il diritto di arrabbiarsi quando oltre a uno sfruttamento evidente di cui tutti sono a conoscenza, devono subire anche gentaglia che gli spara addosso per divertirsi. E citando Rosarno, gli africani sono riusciti a darci ancora un’ altra lezione importante, quella di aver trovato il coraggio di puntare il dito contro la  ‘ndrangheta e denunciare  senza paura. Non so quanti italiani avrebbero lo stesso coraggio.

Che rapporto hai notato tra la popolazione dei paesi in cui gli immigrati si stanziano e quest’ultimi? Intolleranza o accoglienza?

Io credo che si tratti di poca conoscenza dell’altro, che poi in qualche modo crea un clima di intolleranza verso le persone straniere che vengono considerati diverse. Questo è stato uno dei motivi che mi ha spinto a fare un film. La gente non ha idea di dove sia l’Africa. La distanza è davvero poca.  Credo che bisognava partire da questo. Motivo che poi mi ha spinto a mettere un sotto titolo che ricordasse che noi siamo leggermente più a Sud.   Una maggiore conoscenza avrebbe in qualche modo dato coscienza alla gente che prima di giudicare un qualsiasi migrante conosca la sua storia, le difficoltà che ha avuto  per arrivare sano a salvo in Italia. Venga a conoscenza di cosa significhi attraversare il mediterraneo a ancor prima il deserto. Arrivare in Italia per molti migranti  è davvero l’unica speranza di sfuggire a una morte certa che gli attende nel proprio paese,  e  all’inizio hanno davvero fiducia nel nostro governo, ma si rendono conto subito che i problemi non sono finiti. Devo dire che di fronte ha diverse difficoltà che ho avuto nel girare un film che parlasse di migrazioni in Sicilia,  e non sto qui a elencarvi i dettagli, c’è stata anche tanta gente che invece mi ha dato una mano e si è messa ad disposizione, collaborando attivamente perchè sensibile all’argomento, che ringrazio davvero di cuore, perchè senza il loro prezioso aiuto tutto non sarebbe stato possibile.   

Nei nostri territori abbiamo polveriere che rischiano di
esplodere come in Calabria?

Ovviamente Cassibile. Anche perchè considera che tutti quelli che passano da Cassibile sono gli stessi che arrivano da Rosarno. Le condizioni di vita nei campi sono gli stessi. Pensa che nel 2006 a Cassibile c’è stata la gente che si è ribellata contro i migranti. La tenda di un migrante venne pure bruciata. La conseguenza è stata che nel 2008 a Cassibile non c’era più una tendopoli, che migliorava leggermente le condizioni di vita di molti stagionali. Ma ogni anno li la tensione si avverte tra gli alberi del marchese. Ovviamente non voglio fare l’errore di creare allarmi, perchè non ne vedo il motivo.

Nell’immigrazione ha qualche influenza la mafia?

Se pensiamo che in alcuni tratti per raggiungere la Libia, chi controlla i traffici sono anche le mafie africane mi meraviglierei se in Italia la mafia sarebbe assente. Ovviamente si muove in modo diverso. In Calabria fa la guerra contro i migranti,  vedi , in Campania pure,  se pensiamo alla strage di Castel Volturno. In Sicilia agisce diversamente, non si espone più di tanto, ma quando un vigile viene da te, in un piazza pubblica, dove vi sono dei migranti,  e ti dice che non puoi fare riprese perchè è meglio non esporre il territorio con argomenti negativi (negativo l’immigrazione?) perchè mette a rischio il turismo, credo che ti faccia già capire che il problema non è solo la mafia vera, ma la cultura del silenzio che sembra  ancora essere presente nel 2010. Un po’ quello che ha passato Salvo Lupo a Portopalo quando nel 1996 portò a galla i fatti della strage di Natale, dove persero la vita quasi 300 persone, ed è stato screditato  e condannato dalla gente  perchè secondo alcuni suoi compaesani doveva starsene zitto, di fronte ai cadaveri dei migranti che si impigliavano nelle reti durante la pesca, che per paura i pescatori ributtavano in mare. Questa mentalità ricorda molto quella mafiosa. 

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