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Pugno duro contro la ‘ndrangheta (?)

Di Gaetano Liardo il . Calabria, Internazionale, Liguria, Lombardia

Quattro operazioni in tre giorni. E’ questo il bilancio delle operazioni di magistratura e forze dell’ordine contro la ‘ndrangheta calabrese . Un chiaro segnale dopo le bombe di Reggio e i fatti di Rosarno. A Melito Porto Salvo, paese della provincia di Reggio Calabria l’11 gennaio la polizia sequestra 9 kilogrammi di polvere nera ad alto potenziale esplosiva ad Angelo Salvatore Tripodi. La polvere era suddivisa in 265 bombe carta dette “caramelle”, e ulteriori 59 bombe carta dette “cipolla”. Il figlio di Tripodi, Natale è un personaggio di spessore nella scena del traffico internazionale di stupefacenti dalla Spagna all’Italia. Affiliato alla cosca Maesano – Pangallo – Paviglianiti, egemone a San Lorenzo, Roghudi, Roccaforte del Greco e Condofuri. Le stesse cittadine reggine dove  stamane i carabinieri della Compagnia provinciale di Reggio Calabria hanno realizzato una vasta operazione.

Ventisette ordinanze di custodia cautelare, molte delle quali recapitate in carcere, per associazione a delinquere, traffico di droga e di armi, nei confronti di esponenti delle cosche Zavettieri e Maesano – Pangallo. Le due famiglie furono protagoniste di una violenta guerra di mafia conclusasi nel 1998 e che lasciò dietro una scia di cinquanta morti, meglio nota come la faida di Roghudi.

La droga sembra essere il leitmotiv al centro degli interessi della mafia calabrese, la cui operatività è ormai globale. «La droga – recita la relazione della Direzione nazionale antimafia del 2008 – assicura ancora oggi la maggiore fonte di entrate (per la ‘ndrangheta) e ne è prova l’intensa attività dei trafficanti, la ricerca di nuove rotte, di nuovi mercati e di nuove strategie». Con i proventi dei traffici, inoltre, si cercano nuove opportunità di guadagni che inquinano anche il tessuto economico legale.

L’operazione “Vento del nord”, condotta ieri a Bologna dalla Dda del capoluogo emiliano e da quella reggina, ha colpito gli interessi delle famiglie di Rosarno nel tentativo di infiltrarsi nell’economia legale. Oggi, in contemporanea con con l’operazione di Reggio, i carabinieri di Varese e i finanzieri del Gico di Bologna hanno realizzato una grossa operazione antidroga in tutta Italia. Varese, Milano, Torino, Novara, Genova, Livorno, Lucca, Cagliari, Trapani le città coinvolte. La droga fatta arrivare dalla Spagna al porto di Genova veniva smistata da gruppi ‘ndranghetisti operativi in Lombardia.

La Spagna e la Lombardia si confermano, così, due importanti basi operative delle cosche calabresi. Sono le ‘ndrine ioniche quelle che hanno trasformato la Lombardia nel centro della fitta rete dei traffici transnazionali di droga, «non è un caso – si legge sempre nella relazione della Dna – se esponenti della ‘ndrangheta calabrese, quali Sergi Paolo e Piromalli Antonio, siano stati catturati proprio a Milano da dove dirigevano il primo traffici di droga transnazionali, il secondo lucrosi affari e collegamenti con esponenti della politica e delle istituzioni». Radicati e forti. Come in Spagna dove il boss Stefano Maesano, leader delle ‘ndrine Maesano – Paviglianiti – Sangallo, arrestato a Palma di Majorca nel 2002, ha sviluppato un pericoloso network con collegamenti in Colombia, Spagna, Svizzera e Milano. Cocaina e armi arrivavano in Lombardia per rifornire il nord Italia di droga e la Calabria di armi.

Uno tra i tanti boss delle svariate ‘ndrine che hanno colonizzato il mondo, gestendo una enorme massa di denaro, valutata nel 2007 in 1.535 miliardi di euro. Tanto ricca e potente è la ‘ndrangheta, come le altre organizzazioni criminali, e tanto misera è la dotazione di risorse che hanno magistratura e forze di polizia per contrastarle. Non sarebbe il caso che il governo si impegnasse realmente ed efficacemente nel pianificare, e finanziare, la lotta alle mafie? Si attendono delle risposte..  
 

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