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“El Teo” catturato a La Paz
La fine del “dissidente di Tijuana”

Di Stefano Fantino il . Internazionale

Appesantito dentro un pile vivace, costretto alle manette e attorniato dagli agenti speciali della policia federal messicana. Così ha fatto il giro del mondo l’arresto di uno dei narcotrafficanti più ricercati, Teodoro Garcia Simental, detto “El Teo”, per gli amici. Ma anche e soprattutto per i nemici, che Garcia Simental non si è fatto mai mancare, vista la sua dipartita più di un anno e mezzo fa dal cartello degli Arellano-Felix verso il rivale cartello di Sinaloa. Un cambio di militanza che non gli aveva certo impedito di mantenere il suo controllo su parte della zona di Tijuana, Baja California, stato in cui i suoi ex alleati hanno tuttora il loro quartier generale. Provocando, come diretta conseguenza, duri scontri tra i suoi nuovi capi  e gli Arellano-Felix, decimati dagli arresti da parte dei federali e da parte della Dea americana e alla ricerca di un nuovo leader. 
Un arresto eccellente
Eppure proprio in Baja California, nella cittadina di La Paz, “El Teo” è stato catturato dalla polizia con un dispiegamento di più di cinquanta elementi, arrivati sul posto con 4 autobus, costantemente supportati da un elicottero. Poche ore dopo è arrivata la conferma governativa del nome dell’arrestato e anche quella da parte di Amy Roderick, portavoce della Dea americana: si tratta di Garcia Simental.  «Simental era uno dei criminali più ricercati da Messico e Stati Uniti, tanto che il nostro governo aveva offerto 2,4 milioni di dollari a chi avesse fornito informazioni per individuarlo – ha dichiarato il capo della polizia Ramón Eduardo Pequeño – per la sua cattura siamo stati aiutati dall’agenzia anti-droga statunitense; gli omicidi di cui si è reso prima esecutore e poi mandante avvenivano tutti seguendo lo stesso modus operandi: i cosiddetti “nemici” venivano dissolti in bidoni riempiti di soda caustica.».
Pequeño ha inoltre sciolto alcuni dubbi sulle alleanze che “El Teo” portava avanti, confermando il legame con il cartello di Sinaloa, in particolar modo con El Mayo Zambada (Ismael Zambada Garcia), reggente del sodalizio insieme al “El Chapo” Guzman, ma suggerendo anche legami con La Familia Michoacana, cartello non di spicco, ma comunque fortemente attivo nell’omonimo stato. Alla base delle alleanze, ovviamente, il traffico di droga e la spartizionei dei proventi. Alle quali “El Teo” aggiungeva la costante presenza in Baja California che da quasi due anni ha provocato centinaia di morti: trecento gli omicidi riconducibili a lui secondo i federali, compresi anche quelli di funzionari locali e poliziotti. Ad esempio qella del funzionario statale Rogelio Sánchez Jiménez, torturato, mutilato e trovato appeso ad un ponte nello scorso ottobre a Tijuana. Per mantenersi il sodalizio ricorreva anche a sequestri di imprenditori e commercianti locali, tra le città di  Ensenada, Rosarito, Tijuana e Tecate. Zone ampiamente battute dagli investigatori, che per cinque mesi hanno lavorato per individuare Garcia Simental, nella zona di Las Flores, presso la Paz,  che per il criminale rappresentava il luogo di riposo laddove Tijuana era il centro affaristico delle sue operazioni.
Tijuana e la crisi degli Arellano-Felix 
“El Teo” e Tijuana. “El Teo” e il cartello Arellano-Felix. Inscindibili la città e il sodalizio rivale dalla vita di Garcia Simental, impossibile, senza di essi comprenderne la portata criminale. Tutto nasce nell’ambito del cartello di Tijuana, noto come  Arellano-Felix in virtù della famiglia egemone all’interno del gruppo criminale. Una serie impressionante di arresti, nella prima decade degli anni duemila, taglia di fatto le gambe al sodalizio.  Nell’agosto un’irruzione sullo yacht “Dock Holiday”  alla fonda a Cabo San Lucas, sempre nei pressi di La Paz, quindici miglia dalla costa porta all’arresto di Francisco Javier Arellano Félix, esponente di primo piano all’interno del cartello.  Un altro duro colpo per la compagine degli Arellano Félix, dopo che  Ramón era stato ucciso nel 2002 in uno scontro a fuoco. L’altro  Eduardo Arellano Félix ricercato ha lasciato l’eredita a Fernando Sanchez Arellano, nipote dei più famosi zii, un tempo a capo del cartello. “El Ingeniero”, soprannome “El Ingeniero”. Ma cominciano paurosi omicidi: “Siamo persone dell’ingegnere indebolito”è il messaggio sinistro accompagna corpi massacrati, con la testa carbonizzata, sparsi un po’ ovunque per Tijuana, Baja California, a decine, nell’ottobre 2008. A contrapporsi a lui è proprio “El Teo”, che ha messo su un piccolo esercito e dopo essere uscito dal cartello di Tijuana ora cerca di conquistare il territorio degli ex capi. Il nuovo leader sarebbe entrato in contrasto con il sottoposto per aver richiesto di cessare la pratica dei rapimenti in zona, pratica che ha sempre portato le forze dell’ordine a inasprire la lotta al cartello. Una richiesta respinta da Garcia che ha condotto a una scissione interna e alla presenza di gruppi di narcos armati fino ai denti in tutta Tijuana: Sanchez sulla costa, Garcia nella zona Est.
“El Teo” e il sodalizio con il cartello di Sinaloa
Ricacciato in un primo momento, “El Teo”, è rientrato un anno e mezzo fa a Tijuana dopo che la sua venuta a Sinaloa, lo ha portato a contatto con “El Chapo” Guzman, che gli ha di fatto garantito un appoggio per ritornare a fare la guerra in Baja California contro gli ex alleati. Anche grazie ai contatti con Edgar “La Barbie” Valdez Villarreal, capo dei “Negros”, i paramilitari al soldo del cartello di Guzman e Zambada. L’arresto per ora pone fine a una guerra tra narcos ma non allenta la morsa, di fatto, ridando solamente fiato agli Arellano-Felix sul territorio della Baja California. E a poche ore dall’arresto corre su internet la voce della gente di Tijuana: sul blog NarcoTijuana molti commenti inneggiano alla cattura di Garcia. Ma spesso dietro gli utenti si celano narcos o sedicenti tali, felici solo di vedere dietro le sbarre un pericoloso avversario. La lotta ai cartelli purtroppo non è terminata.

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