Un Natale all’insegna del pizzo
Si sa, ma non si dice. È la constatazione più ovvia che si può fare a Crotone, dove tanti commercianti nel periodo natalizio sono stati messi in ginocchio da atti intimidatori a scopo estorsivo e nessuno ha denunciato di avere ricevuto richieste esplicite di denaro. I casi denunciati, solo nelle festività, sono stati 5, ma basta fare un giro per la città per rendersi conto che il fenomeno è molto più grave: le saracinesche fatte esplodere, le vetrine o le macchine danneggiate, sono molte di più. Spesso si giustificano come ragazzate, eventi colposi…
Sono tante le verità che non si ha il coraggio di ammettere nemmeno a se stessi e che non escono fuori: questa è una certezza. Chi ha il termometro vero della situazione? Abbiamo pensato alle associazioni di categoria, a chi rappresenta i commercianti e gli imprenditori crotonesi, quelle entità nelle quali dovrebbero riconoscersi e dunque sentirsi più forti per combattere insieme. Secondo il presidente della Camera di commercio di Crotone, Roberto Salerno “i settori più colpiti dal fenomeno sono l’edilizia e il commercio, quindi quelli che più sostengono l’economia locale, come confermano i dati elaborati dalla Camera di commercio. Gli atti intimidatori colpiscono solitamente negozi ed escavatori, non è un mistero! L’estorsione – ha ammesso Salerno – è un fenomeno certamente subìto, ma non confessato e riguarda soprattutto il centro città, è lì che si è registrata la maggior parte delle intimidazioni. Sono circa 150-200 le denunce contro ignoti che i commercianti e gli imprenditori locali sporgono ogni anno, però, nonostante questo, si continua a non ammettere per paura. Io, invece – ha aggiunto Salerno – credo che dovremmo approfittare del momento: la magistratura ha fatto un buon lavoro negli ultimi tempi, ora tocca ai cittadini fare un salto di qualità dimostrandosi collaborativi, anche perché non ci sono alternative vista la crisi economica che incombe su tutti. Le attività hanno già serie difficoltà, sottomettersi alle estorsioni vuol dire accettare di chiudere. A pagarne gli effetti sarà l’intero territorio perché per ogni attività chiusa restano a casa dei padri e delle madri di famiglia”.
Il presidente della Camera di commercio ha auspicato che, per superare le paure, si stia insieme nelle associazioni di categoria e si faccia fronte comune contro l’estorsione “proprio come è stato fatto a Bovalino, dove i commercianti hanno combattuto insieme e hanno fatto arrestare i loro ricattatori. Anche Crotone deve scegliere da che parte stare”. Chi alza la testa e sceglie di non pagare, però, c’è anche qui ma ne subisce le conseguenze più degli altri perché rappresenta un caso isolato e dunque viene maggiormente additato. Per questo Confcommercio auspica di non isolare queste persone mantenendo una linea comune e concreta di opposizione all’estorsione rifiutandosi di pagare.
Evidentemente, invece, sono in pochi a nutrire fiducia nelle associazioni di categoria, visto che, anche quando sono stati proposti dei questionari anonimi sul problema, nessuno ha avuto il coraggio di ammettere le estorsioni. Lo stesso direttore di Confcommercio Crotone, Giovanni Ferrarelli ha ammesso che “il termometro di cui dispone l’associazione è chiaramente falsato. Sappiamo – ha aggiunto – che il problema esiste, principalmente per le microimprese, ma sono notizie a cui perveniamo informalmente, non ci sono dati ufficiali emersi da tentativi di denuncia o richieste di aiuto all’interno dell’associazione”. “A Crotone – ha spiegato Ferrarelli – riteniamo che non ci siano richieste estorsive dirette, come forse accadeva una volta, si creano prima momenti di allarme così che il commerciante o l’imprenditore si ritrovi direttamente davanti al fenomeno criminoso ed è lui stesso a dover chiedere protezione al mafioso di turno. Manca quindi un’esplicita richiesta della cosiddetta ‘mazzetta’. Forse per questo a volte i cittadini hanno difficoltà a leggere adeguatamente il fenomeno”.
Il vero problema, dunque, è culturale secondo le associazioni di categoria, che per questo, in considerazione dei recenti atti intimidatori subiti dai commercianti hanno deciso di mobilitarsi. Nei giorni scorsi si è tenuto in Prefettura un tavolo a cui hanno preso parte le associazioni di categoria, i Comuni del crotonese, la Provincia di Crotone e le forze di polizia, nel quale si è deciso di utilizzare i fondi del Pon sicurezza per contrastare il fenomeno dell’estorsione e sostenere le vittime. Sulla questione, insomma, si sta lavorando utilizzando la strategia della rete. Come ha assicurato anche Salerno, “si stanno individuando dei percorsi capaci di contrastare concretamente il problema”. Solo per fare degli esempi, si sta pensando a programmi di videosorveglianza, ma anche ad iniziative educative e di sensibilizzazione: un progetto con l’Ufficio scolastico provinciale per la realizzazione di un torneo di calcio a favore della legalità, che si terrà il 23 gennaio; l’idea di affiggere agli esercizi commerciali delle vetrofanie con su scritto ‘io denuncio’; ma in cantiere ci sono anche misure per sostenere economicamente e legalmente chi denuncia, infatti all’iniziativa ha aderito anche l’Ordine degli avvocati.
Diversamente da quanto è stato fatto in Sicilia, le associazioni di categoria crotonesi sembrano contrarie all’esclusione di chi paga il pizzo: secondo Ferrarelli “è solo una mossa mediatica inutile, anche perché se un associato paga, l’associazione non lo sa”. Salerno, inoltre, ha ritenuto che “è meglio sostenere chi ha paura e paga, invece che lasciarlo solo”. “La Camera di commercio – ha dichiarato Salerno – è pronta a costituirsi parte civile a sostegno delle vittime e a raccogliere le denunce”. Insomma si sta lavorando per dare una risposta alla criminalità e secondo il presidente della Camera di Commercio “occorre darla subito, prima che gli estorsori, dopo quello che è accaduto a Natale, prendano il sopravvento. Ma la città – ha aggiunto – per favore, ora dimostri un minimo di coraggio”.
*Tratto da ‘il Crotonese’
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