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“Quando colpiscono la tua attività ti bruciano l’anima”

Di Angela de Lorenzo* il . Calabria

Come si sente chi è vittima? Chi, recandosi sul luogo di lavoro, una  mattina come tante altre, scopre che il frutto dei sacrifici di una vita  potrebbe presto vedere la fine o è già stato distrutto? Lo abbiamo  chiesto a chi ha vissuto sulla sua pelle questa tragica esperienza.  “Quando colpiscono la tua attività – spiega l’esercente – prima degli  affari, ti bruciano l’anima. Per chi fa questo lavoro l’attività è come la  sua casa: ci trascorre le giornate, a volte anche i momenti in cui  dovrebbe pranzare o stare a casa con i figli, ci rimane anche dopo  che ha abbassato le saracinesche per continuare a lavorare.  Sistema tutto con amore, fai i suoi conti… Quando te la toccano è  come se avessero leso la tua intimità, ti senti violentato”. 

“In quel momento vivi un sentimento di amore ed odio nei confronti  di quel lavoro che ha rappresentato la tua unica fonte di  sostentamento, la tua passione, la tua vita, il pane dei tuoi figli. Provi  sentimenti contrastanti: hai uno scatto d’orgoglio, forse di  spavalderia, e ti vuoi rialzare ad ogni costo, ma nello stesso tempo  vorresti scappare, non riaprire più quel capitolo perché vorrebbe dire  tornare sul luogo del delitto, dove si è consumata la violenza che hai  subito e che non hai la forza di affrontare perché sei troppo ferito”.  “Ma è normale che sia così, che sia doloroso stare in un’attività o  vicino ai mezzi che ti hanno distrutto… È come quando muore un  parente e sei in casa a piangere davanti alla sua bara. Io ora sto  vivendo il mio lutto”.

*tratto da ‘Il Crotonese’

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