“Quando colpiscono la tua attività ti bruciano l’anima”
Come si sente chi è vittima? Chi, recandosi sul luogo di lavoro, una mattina come tante altre, scopre che il frutto dei sacrifici di una vita potrebbe presto vedere la fine o è già stato distrutto? Lo abbiamo chiesto a chi ha vissuto sulla sua pelle questa tragica esperienza. “Quando colpiscono la tua attività – spiega l’esercente – prima degli affari, ti bruciano l’anima. Per chi fa questo lavoro l’attività è come la sua casa: ci trascorre le giornate, a volte anche i momenti in cui dovrebbe pranzare o stare a casa con i figli, ci rimane anche dopo che ha abbassato le saracinesche per continuare a lavorare. Sistema tutto con amore, fai i suoi conti… Quando te la toccano è come se avessero leso la tua intimità, ti senti violentato”.
“In quel momento vivi un sentimento di amore ed odio nei confronti di quel lavoro che ha rappresentato la tua unica fonte di sostentamento, la tua passione, la tua vita, il pane dei tuoi figli. Provi sentimenti contrastanti: hai uno scatto d’orgoglio, forse di spavalderia, e ti vuoi rialzare ad ogni costo, ma nello stesso tempo vorresti scappare, non riaprire più quel capitolo perché vorrebbe dire tornare sul luogo del delitto, dove si è consumata la violenza che hai subito e che non hai la forza di affrontare perché sei troppo ferito”. “Ma è normale che sia così, che sia doloroso stare in un’attività o vicino ai mezzi che ti hanno distrutto… È come quando muore un parente e sei in casa a piangere davanti alla sua bara. Io ora sto vivendo il mio lutto”.
*tratto da ‘Il Crotonese’
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