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Lazio, parte l’agenzia regionale sui beni confiscati

di Gaetano Liardo il . Lazio

I beni confiscati sono stati oggetto di un duro scontro politico, l’ultima Legge finanziaria prevede la possibilità che i beni non destinati in tempi celeri possano essere venduti all’asta, con l’inevitabile certezza che ritornino nelle mani dei vecchi proprietari. Mentre il Governo indebolisce uno strumento centrale nel contrasto alle mafie, la Regione Lazio approva all’unanimità la nascita di una Agenzia regionale per la gestione dei beni confiscati. Ne parliamo con Vincenzo Boncoraglio, già questore a Viterbo, Firenze e a Milano e da poco responsabile di Abecol.

 Abbiamo chiesto questo incontro perchè nel Lazio è nata un’agenzia regionale per la gestione dei beni confiscati, ancora assente a livello nazionale. Come si è arrivati a questa scelta e perché?

Il Lazio è una regione virtuosa, perché già nel 2001 la legge 15 stabiliva la possibilità di finanziare progetti che avessero posto in risalto una destinazione a fini sociali di beni confiscati. Una accelerazione notevole l’abbiamo poi ottenuta nel 2008, quando con la legge finanziaria all’art. 45 “promozione dell’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata” la Regione promuove il pieno riutilizzo dei beni confiscati e destina i finanziamenti necessari per il triennio 2009/2011. Ci accorgiamo che, mentre negli anni precedenti avevamo avuto da parte dei comuni un tiepido interesse, in quell’anno abbiamo avuto 30/35 istanze provenienti sia dagli enti locali che dalle associazioni. Mesi dopo abbiamo battuto il solco del comportamento virtuoso. Con il Commissario straordinario del Governo per la gestione dei beni confiscati venne sottoscritto nel luglio del 2009 un protocollo che ha delle finalità che mirano a rilanciare gli obiettivi di quell’art. 45 della finanziaria: scambio di informazioni sulla disponibilità e sull’utilizzo dei beni, elaborazione condivisa degli strumenti di semplificazione delle procedure, al fine di fare della Regione Lazio, l’ente “facilitatore” con attività anche di coordinamento di progetti, di congiunzione con associazioni e cooperative. Non ultima, arrivò la legge 24 del 20 ottobre 2009 che istituì Abecol, l’Agenzia per i beni confiscati nel Lazio con l’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale. Si tratta di una legge che soprattutto in questo momento, in cui le cronache ci raccontano di episodi di insediamenti, di infiltrazioni, era importante approvare. La legge interviene inoltre in alcune fasi principali del processo di cui parliamo: la fase del sequestro, della confisca e dell’assegnazione. Per usare un’immagine potremmo dire che è “come se fosse uno sgrassatore di ingranaggi che ancorchè di buona fattura sono un po’ bloccati”.

Esistono delle lentezze, dei ritardi nella destinazione ad uso sociale dei beni confiscati, come ad esempio le ipoteche bancarie, che hanno spinto la maggioranza ad approvare un emendamento che consente la vendita all’asta dei beni… 

A tal fine, nella pianta organica dell’Agenzia, ci sarà un settore che si occuperà dei contatti organici con gli enti locali, affinchè si possa prendere una decisione con rapidità, si eviti che centinai di beni sia accatastati senza attuare la fattiva destinazione e messa in uso. Questa legge regionale nel Lazio oltre ad essere un propulsore, un eccitante dei processi amministrativi, prevede la stipula di convenzioni, di protocolli. E’ una legge che va a cercarsi, attraverso risorse umane presenti nei territori, la fattività, la congruità di un progetto. Una legge che dovrà interloquire con le associazioni, che dovrà promuovere le cooperative di lavoro, oltre che promuovere la circolazione dei beni prodotti. E’ una legge dinamica, che prevede anche fondi di rotazione e fondi di garanzia. I primi per favorire l’annullamento di gravami ipotecari, una assistenza agli enti pubblici o privati per la cancellazione di ipoteche. Prevede anche dei fondi di garanzia per favorire un accesso più rapido al credito.

L’auspicio è che l’agenzia riesca a far superare quegli ostacoli che rallentano l’assegnazione. Rimane però il rischio, con la nuova norma,  che alcuni comuni potrebbero non avere interesse a riprenderne il possesso, sia per i costi, le ipoteche potrebbero essere più pesanti dei bilanci comunali, che per le connivenze?

Mi auguro sempre che ci sia una determinazione da parte dei comuni di andare fino in fondo nella destinazione, e che si eviti di reagire e di appellarsi al detto quieta non nocere. Bisogna evitare questo perchè lo scopo principe è la destinazione per uso sociale. Bene farebbe il Governo se tenesse a mente la necessità di ricorrere a questo principio che poi è il riflesso di quell’altro principio, fatto proprio da Giovanni Falcone, che è necessario spogliare questa gente della ricchezze per renderla innocua.

Libera Informazione ha coniato un termine provocatorio per parlare di mafie nel Lazio, la Quinta mafia. Se c’è  la sensibilità di una parte delle istituzioni, come dimostra la nascita dell’Agenzia regionale, c’è anche il silenzio dei media e la negazione del fenomeno. Siamo veramente difronte ad una mafia così potente?

Le rispondo con la mia personale esperienza. Nel ’97 fui mandato a Viterbo come Questore, dopo l’esperienza a Palermo. La prima cosa che mi fu detto è che a Viterbo avrei trovato riposo perchè la realtà era tranquilla. Sa, per chi è abituato a non credere che esistano isole felici questo discorso non poteva essere accettato. I fatti mi diedero ragione. Pensi che a Viterbo gli uomini della Mobile arrestarono Goddi Basilio Franco, uno dei trenta latitanti più pericolosi del periodo, ricercato per sequestri di persona. Parlo del 1997, adesso non voglio dire che l’isola da felice, cosa che non era, sia diventata ancora più felice col passare degli anni. Anzi! Il Lazio non
è una grande isola felice, è una regione che subisce influenze
criminali, è una regione dove prosperano economie illecite, e
dove questo strumento legislativo andrà a sostenere l’opera quotidiana
delle forze di polizia 

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