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In difesa dei principi fondamentali della Costituzione

Di Norma Ferrara il . Umbria

In Umbria per  difendere i diritti e la Costituzione.  Articolo 21 propone una tre giorni di
riflessioni, dibattiti e proposte, 22- 23 – 2G gennaio ad Acquasparta (TR) per
fare il punto sulla situazione nel Paese. In molti hanno già dato la propria
adesione, da  Liberainformazione, alla
Cgil a Reporters Sans Frontières Italia.  Di Costituzione, riforma della magistratura e potere legislativo abbiamo
parlato con il professor Mauro Volpi, membro del Csm, costituzionalista, già
preside della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Perugia e firmatario
della lettera dei 100 giuristi contro il Lodo Alfano.

 Da più parti
si levano appelli al rispetto della Costituzione, mentre altri ne invocano una
riforma. Il ministro Brunetta ha proposto, ad esempio, la riforma dell’articolo
1. Quali sono i valori della Carta costituzionale che andrebbero difesi a ogni
costo?

Credo ci sia una grossa dose di ambiguità quando si parla di
riforma della Costituzione. Se ne parla talvolta con riferimento a modifiche e
aggiornamenti necessari, altre volte dietro a questo termine si nasconde la volontà
di cambiare la Costituzione. La proposta del ministro Brunetta andrebbe a
toccare uno dei principi fondamentali dell’assetto costituzionale. Ci sono
nella Costituzione dei principi fondamentali che la Corte ha definito come
supremi e che non possono essere intaccati  nel loro nucleo essenziale. Prima di tutto il
valore della persona umana, diritti che la Costituzione attribuisce alla
persona in quanto tale, ancora prima che al cittadino.  C’è poi il principio democratico della sovranità
popolare che si esercita nei limiti e nelle forme stabiliti dalla Costituzione
e non può sfociare nell’arbitrio popolare, ma rispettare altri principi, quali
ad esempio quello della separazione dei poteri: anche questo è intangibile in
quanto caratterizza lo Stato democratico. C’è poi principio lavorista dell’art.
1 che trova nel lavoro il valore fondante dell’ordinamento costituzionale in
quanto strumento per realizzare appieno la persona umana. Poi c’è il  valore dell’unità nazionale, più volte
sottolineato da Napolitano,  che non disconosce
il decentramento territoriale nel rispetto dell’unità e indivisibilità della Repubblica.
Questi sono alcuni dei principi fondamentali che nessuna riforma costituzionale,
anche relativamente alla parte organizzativa, può mettere in discussione.

 C’è, secondo
lei, il bisogno di rivedere alcune parti della Costituzione?

Sono convinto che sono necessari degli aggiornamenti che
possono essere fatti seguendo il procedimento previsto dall’art. 138, aggravato
rispetto alle leggi ordinarie. Anzitutto c’è il problema del bicameralismo
obsoleto: due camere praticamente identiche che andrebbero invece differenziate
e una delle due dovrebbe diventare rappresentativa delle autonomie
territoriali.  Poi c’è il problema del
numero dei parlamentari, sicuramente eccessivo, e quello dei rapporti fra
Governo e Parlamento. E non come spesso si dice dei poteri del premier , che
sembra essere in Italia  il problema  fondamentale, mentre la questione essenziale  è la razionalizzazione dei rapporti fra
legislativo ed esecutivo poiché il Parlamento conta sempre di meno.  Da un lato non ho nulla in contrario al fatto
che  il premier possa revocare il mandato
di un ministro ma d’altro canto va rivisto anche l’art. 77 sui decreti legge,
che andrebbero circoscritti  a precisate
materie con presupposti di straordinaria necessità e urgenza. Vanno in generale
rafforzati poteri controllo del Parlamento e riviste le cosiddette maggioranze
di garanzia, utili a modificare regolamenti delle Camere,  Carta costituzionale e ad eleggere il Presidente
della Repubblica. Con la legge elettorale attuale  chi vince le elezioni ha un  premio di maggioranza che consente di avere la
maggioranza assoluta anche senza i voti effettivi, dunque adesso andrebbero
innalzate. Infine c’è il  Titolo V che andrebbe
in ogni caso reso più razionale e meno contraddittorio di quanto non sia stato
fatto, garantendo il decentramento di risorse a favore delle regioni ma
mantenendo allo stato serie di controlli indispensabili per l’unità nazionale.

 Il
centro-destra sta portando avanti molti progetti di riforma. Partiamo dalla
giustizia: tutti dicono da anni che è necessaria una riforma ma nessuno l’ha
mai fatta. In cosa, secondo lei, andrebbe riformato l’ordinamento giudiziario?

Anche qui vorrei sottolineare che c’è una grossissima
ambiguità: si parla di riforma giustizia in riferimento a  leggine ad
personam
che il più delle volte creano grossi problemi ma non equivalgono
ad una riforma del sistema. Alcune leggi in materia di giustizia sono state
fatte (La legge Castelli e la legge Mastella hanno introdotto delle modifiche).
Spesso i politici parlano di leggi da fare quando sono già state fatte, c’è in
generale poca conoscenza della materia.  C’è bisogno invece di una riforma del sistema giustizia  e questo comporta vari aspetti:
interventi strutturali di natura finanziaria, organizzativa (riduzione
circoscrizioni giudiziarie che sono  in
numero abnorme in Italia abbiamo  165 tribunali
con relative procure) modifiche norme processuali  tali da  rendere molto più celeri le procedure pur nel
rispetto delle garanzie delle parti. Opportune riforme costituzionali? Ho dei
dubbi, sono critico verso proposte che tendono a stravolgere il Csm o a
sottrargli competenze (disciplinari) o a stabilire una netta separazione
strutturale fra pm e giudici trasformando pm in superpoliziotti durante le
indagini e avvocati dell’accusa in dibattimento.  Non credo che da queste riforme trarrebbero
vantaggio i cittadini. Credo invece che da un lato vada  garantita la magistratura dall’altro anche l’efficienza
del processo. Vanno sanzionati i comportamenti che non rispettano la ragionevole
durata del processo e che tendono a far sì che, come in passato, qualche Pm non
rispetti previsioni normative. Ma sono episodi che non coinvolgono l’intera
magistratura.

 Il premier ha parlato di
un Paese governato dalla magistratura, che condurrebbe contro l’esecutivo una
battaglia volta ad ottenere risonanza mediatica e potere. che ne pensa?

Non solo il premier ma anche personalità del centro-sinistra
hanno parlato di una “magistratura armata 
e di un potere politico disarmato”.
Non capisco cosa significhi.
Ragionando in termini seri  dobbiamo dire
che la magistratura in tutti i paesi democratici è diventata più importante e
ancorata ai valori della Costituzione.  Quello
che è successo in Italia è stato causato da una grande debolezza della
politica, con l’entrata in crisi del sistema dei partiti  nel ’92-93. Una crisi quindi derivata non da
colpe della magistratura ma da cause endogene: un elevato livello di corruzione,
un debito pubblico alle stelle. Questo  ha determinato  una sovraesposizione della magistratura.  Fondamentale è invece avere una politica più sana, più
corretta che non impedisca a magistrati di fare proprio lavoro.

 Cosa pensa di un’eventuale
riproposizione del Lodo Alfano come legge costituzionale?

Si tratta di discutere se si possa fare oppure no? Ricordo
che la sentenza di annullamento della Corte aveva messo in luce un contrasto
con l’art.3 della Costituzione.  Al di là
della possibilità di ricorrere alla via costituzionale credo che questa
normativa non abbia eguali in altri paesi democratici. Esiste in alcuni sospensione
dei processi nel corso del mandato per il presidente della Repubblica che
svolge ruolo di Capo dello Stato, ma non esiste da nessuna parte per i ministri
e per il primo ministro, né per i presidenti delle Camere. Sarebbe eccessivo e
dettato non da un’esigenza generale ma da quelli che sono dei problemi
specifici dell’attuale presidente del Consiglio. Questo non mi pare che sia
accettabile o giustificabile.

 

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