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Crotone, commercianti ed imprenditori vittime silenti dell’estorsione

Di Angela de Lorenzo* il . Calabria

All’inizio non lo ammettono mai, sembra che lavorino in un clima di  estrema serenità e che il problema sia solo la crisi, poi, pian piano  si aprono e iniziano ad ammettere con parole strategiche, poco  compromettenti, ciò che prima avevano smentito: non è facile  parlare con imprenditori e commercianti di Crotone di estorsioni.  

Perché? Hanno paura. Proprio per questo chiedono di restare  anonimi, anche quando non ti rivelano alcunché di eccezionale.  No, non si possono biasimare, sono giovani ambiziosi quanto  volenterosi, ma già pieni di problemi con le banche in questa  congiuntura economica molto difficile, padri di famiglia, madri che  vogliono aspettare il ritorno a casa dei loro figli senza avere il cuore  in gola per il timore che accada loro qualcosa. È per questo che  quando gli si chiede se pagano la ‘mazzetta’ rispondono tutti allo  stesso modo: “no, io non ho mai pagato, però so che pagano tutti o  quasi”. Sarà una leggenda metropolitana? Sicuramente piegare la  testa e regalare dei soldi a degli estranei prepotenti non deve  essere un motivo d’orgoglio di cui ci si vanta con i colleghi, come  con la conquista di una bella donna, anche se poi non è vero.  I commercianti tra loro parlano, si scambiano solidarietà quando  subiscono atti intimidatori e confidano che “sì, io pago. Che devo  fare? Ho paura!”. Chi ancora non ha pagato, allora, si sente più solo  e disperato. È in quel momento che capisce di essere nel mirino.  Non c’è mai la richiesta esplicita di denaro, si viene colpiti  direttamente con l’intimidazione, che è prima un atto banale, poi, se  non viene recepito il messaggio, diventa sempre più pesante. Sono  i commercianti o gli imprenditori che, invece di denunciare alle forze  di polizia, devono capire che serve la protezione di qualcuno al  quale, poi, bisogna ricambiare il favore. E se c’è chi fa ‘orecchie da  mercante’, i messaggi continuano fino a procurare  un’esasperazione morale e l’annientamento concreto e totale  dell’attività in questione.  
Qualcuno ha cercato di opporsi a modo suo, facendo finta di non  capire, ma il prezzo è  stato alto: le persecuzioni sono continuate  anche attraverso telefonate anonime e allora si è fatto mettere il  proprio telefono sotto controllo, ci si è dotati di telecamere ovunque,  si sceglieva di lasciare l’automobile in posti strategici per poter  eventualmente scappare… Insomma, pian piano, si è persa la  serenità. E poi l’ossessione di una domanda: “chi è che mi fa tutto  questo e perché?”. Per saperlo basterebbe rivolgersi ai soliti noti,  ma vorrebbe dire accettare di pagare. “Si inizia prima con poco – ha  confessato un imprenditore – e poi le richieste diventano sempre più  insostenibili, fino a quando ne diventi schiavo. Finisci con il rivolgerti  agli usurai, che sono sempre loro, e alla fine chiudi i battenti”.  È ovvio che i cittadini che si illudono di poter combattere da soli e  senza il sostegno delle forze di polizia non possono farcela,  soprattutto quando la massa silente continua a fare il contrario, cioè  a piegarsi.  
Tra i commercianti e gli imprenditori, però, qualcuno ammette  qualcosa: “non ho mai pagato direttamente, ma sono venute in  negozio delle famiglie che hanno preso merce senza pagare ed io  non ho nemmeno battuto lo scontrino”; oppure “mi sono sentito  costretto a fare uno sconto speciale in cambio della mia tranquillità”;  “non mi hanno chiesto denaro, ma di assumere persone a loro  vicine”; ancora “è capitato che venissero in negozio proponendo la  vendita di merce rubata”… Insomma, scava scava, le verità vengono  fuori. Forse a Crotone manca la consapevolezza, i cittadini  percepiscono questi atti con una certa indulgenza, come se non  sapessero che anche queste sono estorsioni.  Una voce di speranza rispetto a tutto questo è venuta da un  rappresentante dei giovani di Confcommercio: “ritengo che l’unico  modo per uscirne è far sentire che nel proprio esercizio si respira  un’aria di legalità, il contatto con le forze dell’ordine deve essere  palese.  
Quando ci sono le telecamere, magari anche collegate con la  Polizia, quando ti vedono duro, ci pensano due volte ad avanzare  delle richieste, a venire in negozio e a non pagare. E poi bisogna  stare uniti perché possono bruciare, uno, due, tre… negozi, ma non  tutti”.
*tratto da ‘Il Crotonese’

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