Crotone, commercianti ed imprenditori vittime silenti dell’estorsione
All’inizio non lo ammettono mai, sembra che lavorino in un clima di estrema serenità e che il problema sia solo la crisi, poi, pian piano si aprono e iniziano ad ammettere con parole strategiche, poco compromettenti, ciò che prima avevano smentito: non è facile parlare con imprenditori e commercianti di Crotone di estorsioni.
Perché? Hanno paura. Proprio per questo chiedono di restare anonimi, anche quando non ti rivelano alcunché di eccezionale. No, non si possono biasimare, sono giovani ambiziosi quanto volenterosi, ma già pieni di problemi con le banche in questa congiuntura economica molto difficile, padri di famiglia, madri che vogliono aspettare il ritorno a casa dei loro figli senza avere il cuore in gola per il timore che accada loro qualcosa. È per questo che quando gli si chiede se pagano la ‘mazzetta’ rispondono tutti allo stesso modo: “no, io non ho mai pagato, però so che pagano tutti o quasi”. Sarà una leggenda metropolitana? Sicuramente piegare la testa e regalare dei soldi a degli estranei prepotenti non deve essere un motivo d’orgoglio di cui ci si vanta con i colleghi, come con la conquista di una bella donna, anche se poi non è vero. I commercianti tra loro parlano, si scambiano solidarietà quando subiscono atti intimidatori e confidano che “sì, io pago. Che devo fare? Ho paura!”. Chi ancora non ha pagato, allora, si sente più solo e disperato. È in quel momento che capisce di essere nel mirino. Non c’è mai la richiesta esplicita di denaro, si viene colpiti direttamente con l’intimidazione, che è prima un atto banale, poi, se non viene recepito il messaggio, diventa sempre più pesante. Sono i commercianti o gli imprenditori che, invece di denunciare alle forze di polizia, devono capire che serve la protezione di qualcuno al quale, poi, bisogna ricambiare il favore. E se c’è chi fa ‘orecchie da mercante’, i messaggi continuano fino a procurare un’esasperazione morale e l’annientamento concreto e totale dell’attività in questione.
Qualcuno ha cercato di opporsi a modo suo, facendo finta di non capire, ma il prezzo è stato alto: le persecuzioni sono continuate anche attraverso telefonate anonime e allora si è fatto mettere il proprio telefono sotto controllo, ci si è dotati di telecamere ovunque, si sceglieva di lasciare l’automobile in posti strategici per poter eventualmente scappare… Insomma, pian piano, si è persa la serenità. E poi l’ossessione di una domanda: “chi è che mi fa tutto questo e perché?”. Per saperlo basterebbe rivolgersi ai soliti noti, ma vorrebbe dire accettare di pagare. “Si inizia prima con poco – ha confessato un imprenditore – e poi le richieste diventano sempre più insostenibili, fino a quando ne diventi schiavo. Finisci con il rivolgerti agli usurai, che sono sempre loro, e alla fine chiudi i battenti”. È ovvio che i cittadini che si illudono di poter combattere da soli e senza il sostegno delle forze di polizia non possono farcela, soprattutto quando la massa silente continua a fare il contrario, cioè a piegarsi.
Tra i commercianti e gli imprenditori, però, qualcuno ammette qualcosa: “non ho mai pagato direttamente, ma sono venute in negozio delle famiglie che hanno preso merce senza pagare ed io non ho nemmeno battuto lo scontrino”; oppure “mi sono sentito costretto a fare uno sconto speciale in cambio della mia tranquillità”; “non mi hanno chiesto denaro, ma di assumere persone a loro vicine”; ancora “è capitato che venissero in negozio proponendo la vendita di merce rubata”… Insomma, scava scava, le verità vengono fuori. Forse a Crotone manca la consapevolezza, i cittadini percepiscono questi atti con una certa indulgenza, come se non sapessero che anche queste sono estorsioni. Una voce di speranza rispetto a tutto questo è venuta da un rappresentante dei giovani di Confcommercio: “ritengo che l’unico modo per uscirne è far sentire che nel proprio esercizio si respira un’aria di legalità, il contatto con le forze dell’ordine deve essere palese.
Quando ci sono le telecamere, magari anche collegate con la Polizia, quando ti vedono duro, ci pensano due volte ad avanzare delle richieste, a venire in negozio e a non pagare. E poi bisogna stare uniti perché possono bruciare, uno, due, tre… negozi, ma non tutti”.
*tratto da ‘Il Crotonese’
Trackback dal tuo sito.